InfoAut
Immagine di copertina per il post

Jo le Pheno e gli altri. Storia dei rapper messi sotto processo dallo stato francese

||||

Il 27 settembre si terrà il processo del rapper francese Jo le Pheno, accusato di incitazione all’odio per il suo pezzo “Bavure”. È l’ennesimo caso di un cantante di musica rap portato a processo per i suoi testi.

Il pezzo di jo le pheno denuncia il ripetersi, da decenni, di crimini da parte della polizia nei confronti dei giovani dei quartieri popolari che restano puntualmente impuniti (uno degli ultimi casi, che risale a qualche mese fa, è quello di Théo, violentato da un poliziotto, un altro caso recente è quello di Adama Traoré, che nel luglio dell’estate scorsa è morto durante un controllo di polizia)

{youtube}kDUxlwUC3n4{/youtube}

♫ « Quante morti? non si contano più. dove sono gli sbirri? Li prenderemo a botte / chi si rivolta aspetta, sta per esplodere / i quartieri sono scatenati, pronti a mangiarseli / non vogliono bere latte a colazione ma solo mangiarsi qualche sbirro » 

Qualche mese dopo la notifica del processo, Jo le pheno ha fatto uscire un nuovo pezzo “Bavure 2.0” che suona come una risposta:

♫ « Quelli che si rivoltano mi hanno detto non mollare, continua a denunciare quei fascisti / datemi la multa, mai la pagherò / se mi date qualche mese, fuck, continuerò/ figli di puttana non mollerò / chiunque denuncia questi crimini lo sosterrò voi siete Charlie, io sono pazzo » 

Si tratta dell’ultimo di una serie di innumerevoli procedimenti giudiziari che colpiscono i rapper francesi da più di vent’anni. Il primo caso  risale al 1995, quando fu messo alla sbarra  il gruppo Ministère A.M.E.R. per il suo pezzo “Sacrifice de poulets” (“Sacrificio di polli”, in francese “poulet” è un’espressione gergale per indicare il poliziotto) composto per la colonna sonora del film L’Odio. Il gruppo è stato riconosciuto colpevole di “incitazione all’omicidio”, obbligato a pagare 250 mila franchi e costretto a sciogliersi.

{youtube}3nzdV38IQLA{/youtube}

Un anno dopo, uno dei membri del famoso gruppo NTM, attaccato più volte per dei pezzi come « Mais qu’est-ce qu’on attend pour foutre le feu? » (« Ma cosa aspettiamo per appicciare il fuoco?”), o « Police », viene condannato a 3 mesi di carcere con la condizionale per aver gridato durante un concerto “Nique la police!” e “Gli uomini in divisa blu sono i nostri nemici”. È il periodo dell’affermarsi del Front national, il partito di estrema destra contestato fin da subito da NTM.

{youtube}ESvCfG0h0kQ{/youtube}

Nel 2002, nuovo processo contro Hamé, mc del gruppo La Rumeur. La denuncia viene presentata direttamente da Nicolas Sarkozy, allora ministro degli Interni. In causa, una dichiarazione di Hamé espressa in una sorta di manifesto che accompagna l’uscita del loro disco:

♫ « I rapporti del ministero degli Interni ignoreranno sempre le centinaia di nostri fratelli uccisi dalle forze dell’ordine e per i quali mai un assassino è stato condannato » ♫

Sarkozy denuncia Hamé per “diffamazione” segnando l’inizio di un percorso giudiziario che durerà ben otto anni che vedrà finalmente il rapper prosciolto da ogni accusa. Nel frattempo la Rumeur non molla e continua a pubblicare un album ad ogni elezione presidenziale, con una scrittura sempre più potente, affermando la propria partecipazione al dibattito pubblico, rivendicando di essere una voce che conta.

{youtube}8s-LcOkQLoY{/youtube}

♫ « Mentre la censura ci prova in tutti modi, i sindacati di porci (sbirri) invocano la sorte per spiegare i loro ingombranti “abusi” e convocano per noi il loro stato maggiore… » ♫  

Un anno dopo, Sarkozy se la prende con un’altro gruppo, Sniper per il suo pezzo “La France”.

{youtube}dLfdVo2UzWc{/youtube}

 ♫« La legislazione è fatta per distruggerci, fratelli dietro alle sbarre e ora pensano che ci arrendiamo. Non siamo illusi, siamo carichi, missione : sterminare ministri e fascisti. Perché oggi non serve a niente urlare o parlare ai muri, sembra che l’unico modo per farci sentire sia bruciare macchine. / Fa piacere a questa cosidetta democrazia se ci divoriamo tra di noi, davanti agli occhi di un popolo addormentato » ♫

Nel 2005, anno delle sommosse che incendiarono le periferie parigine (e non solo), sono quasi 200 i deputati e i senatori che si associano per trascinare in tribunale sette gruppi rap : Ministère A.M.E.R. (nonostante il gruppo si è, di fatto, sciolto alla fine degli anni 90…), Fabe, Salif, Lunatic (anch’esso dissolto nel 2002…), Smala, Monsieur R e 113. La denuncia è per “incitamento al razzismo” anti-bianchi. È in quel momento che l’idea di “razzismo anti-bianchi”, oggi tanto in voga, emerge nel discorso politico. La denuncia viene però rigettata delle istanze giudiziarie.

Nel 2011 un deputato chiede di nuovo il “controllo di certe opere musicali” dai testi “violenti e misogeni” scritti da “alcuni gruppi rap dalle origini immigrate”. Nel 2013 è il turno di Manuel Valls (primo ministro del socialista Hollande) di dichiarare di voler denunciare gli autori che hanno propositi “insultanti” contro i “simboli delle Repubblica, lo Stato e i suoi funzionari”. Infine, proprio quest’anno, durante la campagna per le ultime elezioni presidenziali, un candidato dichiara voler fare vietare la “musica negra” (un pezzo dei rapper Kerry James, Lino e Youssoupha intitolato “Musique nègre” risponderà a quest’ultima provocazione).

{youtube}rOvHghBZ1Yw{/youtube}

I casi sarebbero ancora molti da elencare, ma è importante invece fare un’altra riflessione. I processi intentati contro i rapper francesi hanno anche come oggetto insulti alla dignità delle donne. Tra i cantanti attaccati non ci sono solo quelli che insultano la polizia, ma anche quelli di cui i testi se la prendevano pesantemente col genere femminile. Qui però, molte compagne – di cui faccio parte – hanno sottolineato quanto anche questi attacchi fossero in realtà frutto di processi di classe (e di razza). Perché se il rap è considerato sessista, non lo è in realtà molto più del rock. Designare i giovani di periferia come principali fautori del sessismo nella società occidentale contemporanea ha in realtà uno scopo ben preciso volto  a nascondere il “sessismo legale”, magari quello che si esprime in televisione o negli ambienti più “progressisti”, e permettere al contempo di costruire una figura molto utile, quella dell’uomo “di banlieue” – e quindi dell’arabo  e del nero – come soggetto sessista e pericolosa per essenza, che costituirebbe la minaccia principale al modello culturale occidentale. 

L’attacco contro il rap in Francia è infatti anche di tipo culturale, le critiche arrivano anche da figure intellettuali e non solo da politici. Il rap continua a non essere riconosciuto come un genere musicale legittimo, tantomeno come arte, la cultura dominante si accanisce sopratutto sul suo linguaggio. Una lingua troppo esplicita, troppo volgare, ma anche troppo strana perché “parla ai suoi” ed è comprensibile solo da una certa categoria di popolazione. Spesso infatti, la lingua del rap è segnata dal parlato di “banlieue”, uno slang complesso e dinamico (che le traduzioni qui proposte non possono purtroppo rendere…). Un modo di parlare che fa spesso subire discriminazioni a chi proviene dai quartieri popolari. Il rap sarebbe la lingua degli “analfabeti”, come affermava l’intellettuale di estrema destra stramediatizzato Éric Zemmour (e anche intellettuali più “frequentabili” hanno sempre sostenuto questo discorso). Anche qui, molti rapper hanno risposto nei loro testi a questo discorso infamante, rivendicando le proprie forme di espressione. Cosi, la rapper Casey, conosciuta per i suoi testi particolarmente radicali sul rimosso coloniale, intitola un pezzo “Apprends à t’taire”, “Impara a tacere”, rappresentando la violenza subita da chi non si esprime “come si deve” :

{youtube}8euECKmn-ls{/youtube}

♫ « È incomprensibile, la tua grammatica è instabile, la tua dizione supera l’innamissibile / la tua lingua è debole, la tua carriera vulnerabile / cosa? a casa tua non c’è il dizionario? dai, impara a scrivere o impara a tacere » 

Certo, la storia dei rapper perseguitati dai tribunali non è solo una storia francese. Qualche anno fa, il pezzo “Boulicia kleb” (Polizia cani) era costato la prigione al giovane rapper tunisino Weld El 15. Ma l’accanimento particolare da parte dei politici e della giustizia francese (e il disprezzo del mondo intellettuale) rivela un’ossessione contro un certo tipo di popolazione “dalle origini immigrate”, questi ingombranti francesi non-bianchi che la Repubblica non vuole vedere… né sentire.

 

 {youtube}F6trgQAjby4{/youtube}

 

Ultimamente le accuse portate al rap evocano il pericolo terrorista e i rapper che osano rivendicarsi dell’islam, come Médine, sono immediatamente denunciati da ogni frangia della destra, estrema o repubblicana, come dalla sinistra. Gli attacchi al mondo del rap si sono così spostati dalla costruzione di “moral panic” intorno alla categoria del giovane di banlieue alla categoria puramente razziale/religiosa, utile ad alimentare l’immaginario del “nemico interno”. 

In Francia, insomma, c’è una scena rap che combatte da almeno tre decenni, facendosi di fatto portavoce di una Francia che stona nel quadretto idilliaco della République. Il rap non si limita a testi incendiari contro i poliziotti ma produce una critica di tutto un sistema che mette ai margini interi pezzi di popolazione, che costringe alla miseria, che reprime e che rifiuta di confrontarsi col suo passato coloniale. Questa cultura musicale, altro che minoritaria, fa parte della cultura francese e continua a partecipare in modo esplosivo al dibattito pubblico, prendendo parte, denunciando, facendo appelli alla ribellione, ma anche dando il suo contributo nel portare avanti la memoria delle lotte. Oggi, dei rapper come Médine, Youssoupha, Sofiane, Kerry James, Casey, Jo le Pheno… continuano a prendere posizione e a pagarne le conseguenze.

L. G.

{youtube}_cLTnG3dxLI{/youtube}

♫ Chi sono i criminali? 
Chi sono quelli dietro le sbarre? 
A scuola ci impongono modelli
Ma la vita rivela
La vera natura dei figli di troia che ci governano
Neanche una parola sul crimine quando è lo Stato che assassina
Ti opprimono e se non funziona ti sopprimono 
Ecco come la polizia si esprime
Nessuno di noi vuole finire come Malek Oussekine [studente franco-algerino ucciso nel 1986 da un poliziotto durante un corteo]
Big bang, la polizia è una gang
Dall’Africa nera, al Maghreb, alla Corsica all’Irlanda,
Le minoranze si alzano, il nostro sangue viene della stessa fonte
E per questo non c’è tregua 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

JUSTICEPOURTHEOMORTI DI STATO IN FRANCIArap

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

Abolire il turismo

Indipendentemente da dove arriveremo, non è possibile che sia più facile immaginare la fine del capitalismo che la fine del turismo. Il presente testo è la traduzione di un articolo di Miguel Gómez Garrido, Javier Correa Román e María Llinare Galustian (Escuela de las Periferias, La Villana de Vallekas) su El Salto il 21/11/2024 Spain […]

Immagine di copertina per il post
Culture

György Lukács, un’eresia ortodossa / 2 — Affinità elettive

Se decliniamo, infatti, il tema della alienazione dentro l’ambito coloniale avremo la netta sensazione di come le argomentazioni lukácsiane abbiano ben poco di datato, e ancor meno di erudito, ma colgano esattamente la questione essenziale di un’epoca. di Emilio Quadrelli, da Carmilla Qui la prima parte Ciò apre qualcosa di più che un semplice ponte tra Lukács e […]

Immagine di copertina per il post
Culture

György Lukács, un’eresia ortodossa / 1 — L’attualità dell’inattuale

[Inizia oggi la pubblicazione di un lungo saggio di Emilio Quadrelli che il medesimo avrebbe volentieri visto pubblicato su Carmilla. Un modo per ricordare e valorizzare lo strenuo lavoro di rielaborazione teorica condotta da un militante instancabile, ricercatore appassionato e grande collaboratore e amico della nostra testata – Sandro Moiso] di Emilio Quadrelli, da Carmilla […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Difendiamo Franco Costabile e la sua poetica dallo sciacallaggio politico!

Caroselli, feste, litigate e sciacallaggi. Sono quest’ultime le condizioni in cui la città di Lamezia si è trovata ad “onorare” il centenario della nascita del grande poeta sambiasino Franco Costabile.

Immagine di copertina per il post
Culture

Lo Stato razziale e l’autonomia dei movimenti decoloniali

Riproponiamo questa intervista pubblicata originariamente su Machina in vista dell’incontro di presentazione del libro “Maranza di tutto il mondo unitevi. Per un’alleanza dei barbari nelle periferie” di Houria Bouteldja, tradotto in italiano da DeriveApprodi, che si terrà presso l’Università di Torino.

Immagine di copertina per il post
Culture

La bianca scienza. Spunti per affrontare l’eredità coloniale della scienza

E’ uscito da qualche mese La bianca scienza. Spunti per affrontare l’eredità coloniale della scienza, di Marco Boscolo (Eris Edizioni). Ne proponiamo un estratto da Le Parole e le Cose.

Immagine di copertina per il post
Culture

Hillbilly highway

J.D. Vance, Elegia americana, Garzanti, Milano 2024 (prima edizione italiana 2017). di Sandro Moiso, da Carmilla «Nonna, Dio ci ama?» Lei ha abbassato la testa, mi ha abbracciato e si è messa a piangere. (J.D. Vance – Elegia americana) Qualsiasi cosa si pensi del candidato vicepresidente repubblicano, è cosa certa che il suo testo qui recensito non potrebbe […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Kamo, Lenin e il “partito dell’insurrezione”

Emilio Quadrelli, L’altro bolscevismo. Lenin, l’uomo di Kamo, DeriveApprodi, Bologna 2024

Immagine di copertina per il post
Culture

Prefazione di Premières Secousses, il libro di Soulèvements de la Terre

Abbiamo tradotto la prefazione del libro dei Soulèvements de la Terre dal titolo Premières Secousses, uscito ad aprile per le edizioni La Fabrique.

Immagine di copertina per il post
Culture

Festa di Radio Onda d’Urto – Il programma

Da mercoledì 7 a sabato 24 agosto 2024 in via Serenissima a Brescia 18 serate di concerti, dibattiti, djset, presentazioni di libri, enogastronomia, spazio per bambine-i…

Immagine di copertina per il post
Culture

SPECIALE BANLIEUE “Vogliamo che questi prigionieri vengano rilasciati”. Intervista al rapper Médine

Médine, pseudonimo di Médine Zaouiche, è un rapper francese di origini algerine. I suoi nonni emigrarono in Francia dopo la seconda guerra mondiale ed è cresciuto nel quartiere popolare di Caucriauville a Le Havre.

Immagine di copertina per il post
Culture

Che succede al rap? Parlano i P38: “A noi interessa rovesciare la narrativa dominante”

La nona tappa dello Speciale di Zic.it: una conversazione sul ribaltamento degli stilemi della trap o del rap più classico, in primo luogo rispetto al machismo, alla misoginia, ai soldi, per “intaccare le certezze precostituite dalla ideologia consumistico-capitalista”. La nona puntata dello speciale sulla situazione del rap in Italia: l’intervista ai P38 si aggiunge ai […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Violenza poliziesca, capitalismo, razza e genere. Una chiacchiera con Mathieu Rigouste

Abbiamo posto alcune domande a Mathieu Rigouste, ricercatore in scienze sociali e militante di Tolosa, rispetto all’attuale movimento contro le violenze della polizia che, a partire dagli Stati Uniti in seguito dell’assassinio di George Floyd da parte delle forze dell’ordine, ha scosso il mondo intero. In Francia, il contesto delle banlieues rende note a tutti […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Con 2 rolex sul palco del Primo maggio

Intorno alla performance del rapper Sfera Ebbasta al concertone del Primo maggio si è scatenato una polemica che sta investendo social network, mondo musicale e circoli di sinistra. Ma chi non vuole essere “ricco per sempre”? L’altra sera Sfera Ebbasta, al suo esordio sul palco del “concertone” del Primo maggio, si è esibito con una […]

Immagine di copertina per il post
Culture

La repressione del rap politico in Spagna: i casi di Pablo Hasel, Valtonyc e La Insurgencia

In Spagna, non tiene banco solo il caso del conflitto catalano come processo politico e culturale in cui viene portata avanti dalle istituzioni centrali un soffocamento delle libertà d’ espressione e la repressione tramite incarceramento di politici e sostenitori dell’indipendentismo. Dal post 2012 e nelle stagioni successive, che videro mobilitazioni imponenti mettere in discussione il […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

« Soprattutto non tradire i tuoi e non prendere soldi dal nemico »

Abbiamo intervistato a Torino due giovani compagni della banlieue nord di Parigi, abitanti di Bobigny nel dipartimento 93. Yanis e Isaa, entrambi diciottenni, sono due dei ragazzi che hanno promosso l’appello di una manifestazione nel loro quartiere per chiedere Giustizia per Théo. Théo è un ragazzo stuprato dalla polizia con un manganello in piena strada, […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La nuova scena rap nella Baltimora post-Freddie Gray

Dato che è sempre rimasta fuori dal giro dei grandi media e dei circoli culturali, Baltimora è abituata a vivere nell’ombra. Essere originari di una città non-troppo-famosa fa entrare facilmente nel circolo vizioso per cui si pensa che la propria città sia soggetta a una specie di maledizione e che quell’isolamento non dipenda da nessuno […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Israele: voti sinistra e ascolti musica hip hop? Sei un potenziale membro di ISIS!

“L’utilizzo della canzone in questo particolare contesto – hanno fatto sapere su facebook i rapper – rappresenta una deliberata propaganda sionista ai fini di campagna elettorale per attaccare la cosiddetta “ala sinistra” sionista. Inoltre, implica per il nostro gruppo gravi accuse di terrorismo e di associazione con ISIS, che di conseguenza mettono tutti i membri […]