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Territori occupati. Ucciso un 21enne palestinese, l’Eid si sporca di violenza

Una celebrazione di tensioni e violenze attende i palestinesi nei Territori Occupati. In concomitanza con la festa ebraica dello Yom Kippur, i palestinesi musulmani celebrano l’Eid, 70 giorni dalla fine del mese sacro di Ramadan.

Lo festeggeranno mentre fuori si accendono le tensioni, mai sopite da quando le autorità israeliane hanno preso di mira la Spianata delle Moschee. Ieri notte un giovane palestinese è stato ucciso durante un’operazione dell’esercito israeliano a sud della Cisgiordania. Aveva 21 anni, si chiamava Diyaa Abdul-Halim al-Talahmeh ed abitava a Dura. È stato colpito dal fuoco israeliano in una strada poco fuori Hebron, nel villaggio di Khursa. Secondo la portavoce dell’esercito di Tel Aviv è stato ucciso mentre si preparava a lanciare un ordigno ad una pattuglia militare, ma non dalle pallottole: sarebbe morto perché la bomba artigianale che stava confezionando è esplosa. Una versione che la parte palestinese smentisce: il giovane è stato ucciso dal fuoco dell’esercito.

All’ambulanza della Mezza Luna Rossa è stato impedito di soccorrere subito il ragazzo, morto in strada. Appena la notizia della sua morte è stata diffusa, sono scoppiati scontri tra i residenti e l’esercito, che ha lanciato gas lacrimogeni e perquisito alcune case, occupandone i tetti.

Stamattina, sempre ad Hebron, ma stavolta in Città Vecchia (controllata dalle autorità israeliane e colonizzata nel suo cuore, unico esempio di città in Cisgiordania dove i coloni vivono all’interno) una ragazza di 18 anni è stata ferita da una pallottola sparata dai soldati ad un checkpoint. Secondo l’esercito, avrebbe tentato di accoltellare un militare. La giovane è stata ricoverata in ospedale. Nessuno dei soldati è stato ferito e nessuna foto dell’eventuale coltello è stata pubblicata, come in genere accaduto in passato per casi simili.

Una violenza continua, quotidiana: secondo le Nazioni Unite dall’inizio dell’anno le forze militari israeliane hanno ucciso 24 palestinesi e ne hanno feriti, in media, 40 alla settimana. Ed è facile immaginare che nei prossimi giorni le tensioni non scemeranno: in occasione dello Yom Kippur, Israele ha dispiegato migliaia di poliziotti a Gerusalemme e altri migliaia di soldati in Cisgiordania. Ha chiuso il valico di Erez con Gaza e si appresta a chiudere alcuni dei checkpoint che dalla Cisgiordania portano a Gerusalemme e alla Palestina ’48 (come i palestinesi chiamano lo Stato di Israele). Chiusure che impediranno a molti fedeli musulmani di raggiungere al-Aqsa per pregare in occasione della loro festa, l’Eid.

Il timore è che le provocazioni che ormai ogni settimana hanno come sfondo la Spianata delle Moschee si ripeteranno per lo Yom Kippur: gli ultimi mesi hanno visto raid continui delle forze israeliane nel compound per permettere la visita e la preghiera di coloni e estremisti ebraici che rivendicano la Spianata come luogo di ricostruzione del Tempio. E puntano alla sua distruzione. Un obiettivo in parte condiviso dal governo: nessuna distruzione ma, dicono fonti interne, una divisione della Spianata in due, proprio come avvenuto ad Hebron e alla Tomba dei Patriarchi.

da Nena News

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