InfoAut
Immagine di copertina per il post

Stati Uniti: 57 oppositori alla “Cop City” a giudizio

Circa sessanta persone sono state convocate in tribunale ad Atlanta il 6 novembre. Il loro crimine: essersi battuti contro la costruzione di Cop City, un enorme centro di addestramento per agenti di polizia che avrebbe distrutto la foresta.

Tradotto da Reporterre

Un centinaio di manifestanti si sono riuniti davanti al tribunale di Atlanta, nel sud-est degli Stati Uniti. Tra i vari slogan e cori contro la polizia, si sono susseguiti i discorsi: “Cop City non sarà mai costruita”; “Vogliamo che le accuse vengano ritirate e che tutti possano tornare alle loro vite precedenti”. La folla è accorsa lunedì 6 novembre per dare il proprio sostegno alla sessantina di persone convocate in tribunale. La loro colpa? Avevano partecipato ad azioni contro il progetto di un centro di addestramento per polizia e vigili del fuoco, soprannominato “Cop City” dai suoi oppositori.

Il progetto ha suscitato le ire di molti residenti per più di due anni. La città di Atlanta vuole costruire un centro di addestramento per agenti di polizia, con grandi infrastrutture che coprono più di 34 ettari e costano 90 milioni di dollari (84 milioni di euro). Da allora si è formato un fronte per impedirne la costruzione, che unisce richieste ambientali, antirazziste e sociali. Il complesso dovrebbe sorgere in una delle più grandi foreste di Atlanta, di proprietà della città, in un quartiere povero abitato principalmente da afroamericani. Gli oppositori denunciano sia il rafforzamento delle risorse della polizia, che considerano razzista, sia la distruzione dell’area naturale.

“Accuse politiche”

Questa opposizione ha già avuto conseguenze tragiche. Lo scorso gennaio, una parte della foresta è stata occupata da una zad. Durante un’operazione di sgombero da parte delle autorità, un oppositore è stato ucciso da un poliziotto. La Procura ha poi sostenuto che la polizia si è difesa dal giovane, che ha sparato per primo. La sua famiglia ha chiesto un’indagine indipendente.

Tra la folla della manifestazione, Misty ha ascoltato in lacrime i discorsi a sostegno degli imputati. Misty, che ha partecipato a numerose manifestazioni, ha preso parola contro le “accuse politiche” mosse contro di loro. “Avrei potuto essere nei loro panni”, ha spiegato. “Ora, quando una macchina si ferma davanti a casa mia, ho paura che la polizia venga a prendermi. Non voglio andare in prigione.”

“Ho paura che la polizia venga a cercarmi”

Le accuse risalgono allo scorso agosto. Delle 61 persone accusate, 57 sono comparse in tribunale come parte di una fase del procedimento legale. L’atto d’accusa descrive le loro azioni come “anti-governative, anti-polizia e anti-business” e come “organizzazione estremista”. Si fa riferimento ad alterchi con la polizia e all’uso di bombe Molotov. Alcuni sono accusati anche di riciclaggio di denaro e terrorismo.

Il ricorso alla legge antimafia

Il raggruppamento di così tante persone in un unico caso è consentito da una legge antimafia dello Stato della Georgia, il Rico Act (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act). Viene solitamente utilizzata nei casi di frode organizzata e prevede pene fino a vent’anni di carcere. Il suo utilizzo – insieme ad altre leggi antiterrorismo – è stato immediatamente denunciato dalle organizzazioni per i diritti umani. L’American Civil Liberties Union, una ONG che difende i diritti e le libertà, l’ha definita “sproporzionata”.

Per i manifestanti, questa procedura è un’altra arma usata dalle autorità per mettere a tacere la loro causa. Kamau Franklin, uno degli organizzatori della manifestazione, ha criticato la natura “arbitraria” della scelta degli imputati. Altri hanno denunciato istruzioni distorte. “Si tratta di accuse fasulle ottenute grazie a indagini ridicole e a numerosi elementi non correlati”, ha dichiarato un’arrabbiata Sarah1, una delle manifestanti. “Non dovrebbe essere un crimine protestare”.


  1. Nome modificato ↩︎

Immagine di copertina: Flickr / CC BY 2.0 Deed / Chad Davis

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

AtlantaCop cityCRISI CLIMATICAmalapoliziarazzismotribunale

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dall’Italia a Israele passando per gli USA, le armi di Leonardo consegnate a Tel Aviv

Quanto ha fatturato Leonardo S.p.A. con i cannoni utilizzati dalle unità della Marina militare israeliana per bombardare ininterrottamente dal 7 ottobre 2023 Gaza e il suo porto?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA: nuovi incendi contro Cop City

L’incendio è avvenuto in Memorial Drive e le due macchine da costruzione incendiate intorno alle 2 del mattino appartenevano alla Brent Scarborough and Company.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: Barnier come primo ministro, il figlio del RN e del macronismo

Macron voleva concludere il suo mandato governando con l’estrema destra. È con questo obiettivo che ha inaspettatamente lanciato uno scioglimento d’emergenza prima dell’estate.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina: “Aysenur, attivista ISM, è stata uccisa a sangue freddo”

Le Nazioni Unite hanno chiesto “un’inchiesta approfondita” sull’uccisione per mano israeliana di Aysenur Ezgi Eygi, 26enne attivista statunitense dell’International Solidarity Movement

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Hezbollah lancia la “prima fase” di attacchi di rappresaglia contro Israele dopo l’assassinio del comandante Shukr

Il gruppo libanese Hezbollah ha annunciato domenica di aver lanciato centinaia di razzi e droni in profondità in Israele come parte della “prima fase” della sua risposta all’assassinio del suo comandante senior Fouad Shukr da parte di Tel Aviv.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Spettri di Working Class, il classico strumento repubblicano per vincere le presidenziali

Paul Samuelson, per quanto sia stato un genio della astrazione economica e della regolazione dei mercati, ci ha lasciato modelli matematici di efficienza delle transazioni di borsa che, nella realtà, si sono paradossalmente rivelati soprattutto strumenti ideologici. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Irlanda: intervista a Danny Morrison, segretario del Bobby Sands Trust

Radio Onda d’Urto intervista Danny Morrison, 71 anni, nato e cresciuto a Belfast, figura storica del movimento repubblicano irlandese e protagonista di diverse fasi cruciali della storia dei Troubles.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le armi uccidono anche se non sparano

Le guerre ci hanno catapultato nel vortice di una furiosa corsa al riarmo globale, come non accadeva da prima dell’89 del ‘900.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cronaca da Beirut: “Magari una guerra potrebbe ridurre la pressione su Gaza”

Durante la scorsa settimana, i jet israeliani hanno sorvolato il Libano a bassa quota, un costante promemoria della minaccia di guerra imminente. “Se vogliono fare guerra contro di noi, così sia. Forse potrebbe ridurre la pressione su Gaza,” dice mia madre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bangladesh: il riscatto di una generazione

Ripubblichiamo il contributo del Collettivo Universitario Autonomo – Torino in merito alle rivolte in Bangladesh. Un punto di vista e una riflessione sulla componente giovanile e il carattere studentesco delle mobilitazioni.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Mobilitazione popolare a Torino per difendere uno dei più grandi parchi della città. Sabato il corteo “Salviamo il Meisino”

Sono giorni di lotta popolare al Parco del Meisino, polmone verde a nord est di Torino, a seguito dell’avvio dei primi lavori per la costruzione di una “cittadella” dello sport nel cuore della riserva naturale sull’ansa del fiume Po.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Abbecedario dei Soulèvements de la Terre – Composizione

Pubblichiamo di seguito un estratto del libro “Abbecedario dei Soulèvements de la Terre. Comporre la resistenza per un mondo comune” in uscita per Orthotes Editrice, curato nella versione italiana da Claudia Terra e Giovanni Fava.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

2/5 settembre 2024: programma campeggio di Ecologia Politica Network

Manca ormai pochissimo al campeggio di Ecologia Politica Network

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

RBO al Festival Alta Felicità – In dialogo con Louisa Yousfi

Il termine “Barbari” viene utilizzato da Louisa Yousfi nel suo libro “Rester barbares” allo scopo di mettere in luce una trappola: da una parte il paradigma del razzismo proclamato, quello dell’estrema destra che definisce barbari i soggetti razzializzati e dall’altro lato il razzismo integrazionista, quello per cui occorre essere dei “buoni selvaggi”educati per essere all’altezza dei bianchi.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Confluenza – Per il bisogno di confluire tra terre emerse

Da gocce a fiume per far salire la marea. Il manifesto di Confluenza

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Le donne africane e la difesa della terra e dei beni comuni

Due articoli tratti dalla WoMin African Alliance, scritti in occasione della Giornata della Terra (22 aprile) e della Giornata internazionale della biodiversità (22 maggio).

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Nanterre: marcia per Nahel e contro l’impunità della polizia.

Di seguito l’appello del Fronte Unito per l’Immigrazione e i Quartieri Popolari per chiamare alla marcia di sabato 29 giugno a Nanterre per fare giustizia per Nahel Merzouk e tutti i giovani uccisi dalla polizia nei quartieri popolari.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Collassi localizzati, debito ecologico e politiche pubbliche

Le inondazioni nel Rio Grande do Sul, una delle zone più ricche e potenti del Brasile, hanno provocato 163 morti, più di 80 persone disperse e 640.000 persone costrette a lasciare le proprie case.