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ODTU contro il muro della vergogna

Nella notte tra sabato e domenica tre cittadini siriani hanno attraversato il confine e si dirigevano attraverso un campo minato verso il territorio turco. Gli agenti, i quali pattugliavano il confine, sostengono di aver sparato dei colpi di avvertimento e in seguito hanno aperto fuoco contro gli uomini, i quali sono morti all’istante. Il governo turco, imbarazzato per tale atto ingiustificato e quindi sentendo la necessità di salvarsi la faccia in qualche modo, ha annunciato che verrà aperta un’inchiesta per fare luce sui fatti.

Gli studenti e le studentesse dell’ODTU non hanno fatto passare in silenzio questo turpe e ingiustificato omicidio: verso la sera si sono radunati nei pressi dell’università, proprio vicino alle zone dove il governo conta di abbattere migliaia di alberi per costruire l’allargamento di un’autostrada e hanno dato vita a una manifestazione per denunciare l’omicidio dei tre siriani ma anche per contestare ancora una volta la costruzione del muro della vergogna. Questo muro, alto 2 metri, lungo 900 km e delimitato da filo spinato, viene eretto al confine tra Siria e Turchia, per limitare l’accesso di “illegali e contrabbandieri”, secondo il governo di Erdogan. In realtà, la Turchia non vuole fare altro che impedire l’entrata sul proprio territorio ai profughi curdo-siriani e porre fine agli spostamenti tra i due villaggi Qamishli (siriano) e Nusaybin (turco) ad alta concentrazione di popolazione curda. La polizia ha deciso fin da subito di esibire i muscoli, azionando gli idranti e lanciando lacrimogeni per disperdere i manifestanti, i quali hanno resistito coraggiosamente innalzando barricate al varco A1.

Dall’inizio del mese questa è già la seconda manifestazione contro la costruzione del muro della vergogna che ha lo scopo di dividere un unico popolo. Il 7 novembre diverse miglia di persone hanno manifestato al confine con la Siria e anche in quell’occasione la polizia ha caricato e ha fatto ampio uso di gas lacrimogeni e idranti.

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