
“Non lasceremo loro nulla”. La distruzione del settore agricolo e dei sistemi alimentari di Gaza/3
di Palestinian Centre for Human Rights, da ECOR Network
4. Le perdite economiche derivanti dalla distruzione del settore agricolo e dei sistemi di produzione alimentare
La distruzione sistematica del settore agricolo di Gaza e dei sistemi di produzione alimentare ha portato a devastanti conseguenze umanitarie ed economiche. Se Gaza produceva il 44% del suo cibo localmente, contando sulle importazioni 38 per il restante 56%, la capacità di Gaza di produrre i propri prodotti alimentari è ora crollata, rendendo l’autosufficienza agricola impossibile. La popolazione sta affrontando gravi carenze di approvvigionamento alimentare, e la crisi sta peggiorando con la continua chiusura dei valichi e il blocco che impedisce l’ingresso di cibo e dei materiali essenziali.
Le conseguenze della distruzione del settore agricolo sono gravi e hanno un impatto disastroso sull’economia locale. Migliaia di lavoratori dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca hanno perso i loro mezzi di sostentamento e i tassi di disoccupazione sono saliti a livelli senza precedenti. Intere comunità che un tempo si affidavano al settore agricolo ora soffrono per il crollo economico, con impatti sociali e psicologici. Hanno perso il loro reddito primario e lottano per soddisfare le esigenze di base, affrontando estrema difficoltà nel trovare un lavoro alternativo in mezzo alla guerra in corso.
Le perdite giornaliere nel settore agricolo sono stimate a due milioni di dollari dall’inizio della guerra 39, senza speranza di recupero in vista. L’interruzione della catena di approvvigionamento alimentare, dalla produzione alla distribuzione, ha portato a un massiccio aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, con un aumento dei beni di prima necessità superiore al 250%, un livello insostenibile per la popolazione già impoverita.
Un rapporto pubblicato dalla Banca Mondiale alcuni mesi fa indica che l’economia di Gaza è sull’orlo del collasso completo, con una contrazione dell’86% nel primo trimestre del 2024 a causa del forte calo del PIL e dell’attività economica, compresa l’agricoltura. La distruzione del settore agricolo ha portato a una riduzione del 93% nelle attività agricole, danneggiando gravemente l’economia locale. Con la guerra in corso, la ripresa economica sarà estremamente difficile e potrebbero essere necessari decenni per ricostruire il solo settore agricolo, richiedendo miliardi di dollari in finanziamenti.
Questa distruzione è il culmine di una politica israeliana a lungo termine che prende di mira l’economia palestinese. L’obiettivo di Israele è quello di distruggere la resilienza della popolazione e la capacità di sopravvivere e mantenere la sovranità sui propri sistemi alimentari. Questo non solo destabilizza l’economia di Gaza, ma anche approfondisce la sua dipendenza da aiuti umanitari, che erodono ogni prospettiva di autosufficienza e minano i diritti alla terra, alle risorse sostenibili e all’indipendenza economica.
III. Conseguenze della distruzione del settore agricolo sulla sicurezza alimentare a Gaza
Dall’inizio dell’assalto militare il 7 ottobre 2023, la striscia di Gaza è stata immersa in una catastrofe umanitaria più profonda di quella vissuta durante i lunghi anni di blocco. Il fatto che Israele abbia mirato deliberatamente al settore agricolo e alle infrastrutture di produzione alimentare di Gaza è stato un fattore importante
questa crisi. Gaza ora sta affrontando una distruzione sistematica del suo settore agricolo, dove la sovranità alimentare è stata erosa e la capacità della popolazione di produrre cibo è stata paralizzata. La sovranità alimentare è un pilastro fondamentale per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine in qualsiasi regione, garantendo la capacità delle comunità di controllare i propri sistemi alimentari. La distruzione sistematica di questo settore vitale non ha solo devastato decenni di sforzi di resilienza e sviluppo, ma ha anche esacerbato una grave crisi alimentare, con conseguente aumento dei tassi di insicurezza alimentare, fame diffusa e malnutrizione.

La distruzione su larga scala non è solo un effetto collaterale del conflitto. È in linea con una strategia più ampia che Israele ha utilizzato nel corso degli anni per indebolire i palestinesi e limitare lo sviluppo sostenibile attraverso mezzi militari e non. Ciò ha trasformato la striscia di Gaza in uno dei peggiori disastri umanitari causati dall’uomo, sottoponendo i suoi abitanti a sofferenze prolungate e continue. Israele si è impegnato nella pratica dell’”affamamento sistematico”, un concetto che si riferisce all’uso intenzionale della fame come arma e mezzo di guerra, privando la popolazione delle risorse essenziali necessarie per la sopravvivenza. Ciò si è manifestato secondo due modalità principali: la distruzione diretta delle capacità di produzione alimentare e il blocco, che ha limitato l’approvvigionamento di cibo e di altre necessità di base. Di conseguenza, la popolazione è diventata completamente dipendente dagli aiuti internazionali e dalle spedizioni di cibo importato, che sono intermittenti e insufficienti a soddisfare i bisogni primari. Nel frattempo, Israele ha costretto la popolazione a vivere con un numero di calorie significativamente inferiore a quanto raccomandato 40, imponendo severe restrizioni e controlli 41 sulla fornitura sostenibile ed efficace degli aiuti.
“Dalle prime ore del 7 ottobre 2023 abbiamo iniziato il nostro sfollamento. Sulla base delle nostre precedenti esperienze con le guerre passate, sapevamo che era pericoloso rimanere. Siamo fuggiti nelle scuole dell’UNRWA nel campo di Jabaliya, dove le sofferenze erano gravi a causa del sovraffollamento, della scarsità di acqua potabile e di cibo. Il bombardamento indiscriminato e intenso delle aree residenziali è stato terrificante. Con il passare dei giorni, le scorte di cibo sono diminuite a causa della mancanza di aiuti nella parte settentrionale della Striscia. Abbiamo lottato per ottenere la farina, che era estremamente scarsa e troppo costosa, così abbiamo fatto ricorso al mangime per animali come sostituto della farina, e persino alle foglie di piante selvatiche, che erano tutt’altro che sane. La parte più dolorosa era che non potevamo calmare il pianto dei bambini, dovuto alla fame estrema che stavamo vivendo. Alla fine di febbraio 2024, mio figlio Mohammad, 25 anni, è stato colpito al piede mentre cercava di prendere un sacchetto di farina. Abbiamo deciso di fuggire a sud di Gaza, in particolare a Rafah, a causa della fame e della carestia che stavamo affrontando, e che non potevamo più sopportare.”
Samia Mohammad al-Mahboub, 50 anni, campo profughi di Jabaliya, Gaza settentrionale 42.

Come risultato di queste azioni, Israele ha isolato la striscia di Gaza da fonti esterne di cibo. Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) riferisce che le distribuzioni di aiuti alimentari e l’assistenza umanitaria si sono fermate, che l’ingresso degli aiuti ha raggiunto il livello più basso dell’ultimo anno e che le scorte alimentari nei magazzini delle agenzie di soccorso sono arrivate a esaurimento. Secondo i dati delle agenzie umanitarie, durante agosto e settembre 2024 Israele ha anche impedito l’ingresso a Gaza dell’83% degli aiuti alimentari programmati 43, ostacolando gravemente gli sforzi di soccorso d’emergenza.
Il 17 ottobre 2024, l’iniziativa Integrated Food Security Phase Classification (IPC) ha pubblicato un rapporto che evidenzia la situazione di fame e malnutrizione a Gaza. Secondo i dati, circa 1,84 milioni di persone sono ora in condizioni di grave insicurezza alimentare, a livelli di crisi o peggio (fase 3 della classificazione IPC), comprese 664.000 persone che affrontano l’insicurezza alimentare a livello di emergenza, che è la fase 4, e 133.000 persone che affrontano l’insicurezza alimentare più grave nella fase 5, la fase della fame catastrofica.
“Il 5 ottobre 2024 la mia famiglia ed io eravamo a casa come al solito quando, verso mezzogiorno, è scoppiato il caos nel campo. Non avevamo previsto che i militari si stavano preparando ad invadere il campo. Siamo andati in strada per scoprire cosa stesse succedendo e abbiamo sentito i vicini dire che l’esercito era entrato nel campo. Ho iniziato a fare i bagagli per le emergenze. Il panico si è diffuso in tutto il campo mentre i veicoli militari israeliani hanno chiuso tutti gli ingressi principali del campo, assumendo il pieno controllo. Hanno tagliato fuori il campo di Jabaliya dal resto del nord di Gaza. Siamo rimasti intrappolati e non abbiamo potuto lasciare la casa. Il cibo e l’acqua potabile hanno cominciato ad esaurirsi all’interno della casa, e non potevamo uscire per procurarcene a cusa dei pericoli all’esterno. Bombe e missili piombavano su di noi senza sosta, senza che sapessimo da dove venivano. I droni erano in volo sopra ogni strada e vicolo, e sparavano a tutto ciò che si muoveva.”
Sabah Naeem al-Daqs, 44 anni, campo profughi di Jabaliya, Gaza del Nord 44.
La relazione IPC affermava che il rischio di carestia sarebbe rimasto prevalente tra novembre 2024 e aprile 2025 nella striscia di Gaza, con la possibilità che la situazione umanitaria peggiorasse ulteriormente, e che 1,95 milioni di persone – pari al 91% della popolazione – dovessero affrontare livelli catastrofici di fame e malnutrizione a causa del deterioramento della sicurezza alimentare.

Le conseguenze catastrofiche che le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie avevano previsto sono ora una triste realtà. Con la completa distruzione del settore agricolo di Gaza e dei sistemi di produzione alimentare, e il blocco delle importazioni di cibo, Gaza sta affrontando una crisi umanitaria senza precedenti, dove la fame e l’insicurezza alimentare si stanno aggravando in modo catastrofico.
Questa crisi ha gravi conseguenze a lungo termine per la salute e la sopravvivenza di intere generazioni, in particolare di bambini, donne incinte, anziani e persone affette da malattie croniche. Il Ministero della Salute di Gaza ha segnalato un aumento significativo delle complicazioni legate all’insicurezza alimentare, tra cui anemia, disidratazione e indebolimento del sistema immunitario.
“Ero incinta di cinque mesi quando l’assalto militare israeliano è iniziato il 7 ottobre. A causa dei ripetuti spostamenti in cerca di un luogo sicuro dai bombardamenti israeliani e delle gravi carenze alimentari provocate del blocco, non avevamo verdure, frutta o persino farina. Siamo stati costretti a mangiare mangime per animali. Mi sentivo estremamente stanca e debole, incapace di svolgere le attività quotidiane. Avevo dolori articolari ed ero costantemente preoccupato di perdere la mia prima gravidanza. Ho perso circa 15 chilogrammi e sviluppato l’anemia. A causa di queste condizioni, ho dovuto partorire prematuramente. Ho dato alla luce mia figlia ma non potevo allattarla a causa della malnutrizione e ho dovuto ricorrere all’alimentazione artificiale dal primo giorno. Purtroppo, ha sviluppato una grave infezione polmonare ed è morta un mese dopo la nascita”.
Layali al-Shanbari, 20 anni, campo profughi di Jabaliya, Gaza settentrionale 45.
I bambini, in particolare, sono i più colpiti da questo crimine della fame. Oltre un milione di bambini sono stati costretti a lasciare le proprie case dall’inizio della guerra e ora soffrono per l’insicurezza alimentare. Essi dipendono principalmente da alimenti malsani, privi di accesso a verdure essenziali, frutta, latticini e cibi ricchi di proteine necessari per la loro crescita. Secondo l’UNICEF, quasi 50.000 bambini soffrono di ritardo nella crescita e grave malnutrizione, che è una diretta conseguenza dell’insicurezza alimentare acuta, e hanno urgente bisogno di cure. Nel settembre 2024, il Ministero della Salute palestinese ha confermato la morte di 38 palestinesi 46, per lo più bambini, a causa delle complicazioni dovute alla malnutrizione e alla disidratazione, mentre migliaia di bambini rischiano di morire di fame.
“L’occupazione israeliana ha impedito a qualsiasi fornitura di cibo di entrare nel nord di Gaza. Molti panifici sono stati presi di mira. Dopo settimane, abbiamo esaurito tutte le scorte di cibo in casa e nei negozi. Non dimenticherò mai la tristezza e l’impotenza che ho provato davanti ai miei figli. Questo sentimento rimarrà con me per anni a causa della sua intensità. Non riesco a immaginare che i miei figli desiderino ardentemente un pezzo di pane. Io piango per lunghe notti a causa della mia fame e della sofferenza dei miei figli, anche li ho sempre messi prima di me e non ho mai mangiato prima di loro.”
Amna Mohammad Ahl, 33 anni, Gaza City 47.
Gli effetti a lungo termine della crisi alimentare a Gaza non devono essere sottovalutati, poiché aggravano i tassi di malnutrizione e fame nel breve termine, soprattutto tra i gruppi più vulnerabili. Inoltre, le conseguenze a lungo termine della malnutrizione incidono gravemente sullo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini, causando danni permanenti alla salute, compromettendo la loro capacità di apprendimento e aumentando la loro predisposizione alle malattie. Questo si verifica in un contesto in cui il sistema sanitario di Gaza sta collassando sotto il peso di ospedali e strutture mediche distrutte e di una grave carenza di medicinali e attrezzature mediche.
“Nel giugno 2024, in mezzo alla lotta quotidiana per soddisfare le esigenze familiari, ho iniziato a sentirmi stanca, dolorante e senza fiato. Sono andata al Nasser Medical Complex per le cure e, dopo gli esami, mi è stato riscontrato del liquido nei polmoni a causa di un’infezione. I medici hanno deciso di sottopormi a un intervento chirurgico per drenare il liquido e rimuovere una massa formatasi a causa dell’infezione.
Ho subito l’intervento e sono rimasta in ospedale per due mesi, durante i quali sono stata costretta a interrompere l’allattamento di mia figlia Amira. Quando mi hanno dimessa dall’ospedale, mio marito mi ha informato che Amira era stata trasferita a Medici senza frontiere perché soffriva di malnutrizione e aveva bisogno di integratori alimentari. Durante la mia permanenza in ospedale avevo smesso di allattare e, a causa della difficile situazione finanziaria e della mancanza di latte artificiale, i miei suoceri usavano il latte che ricevevamo dall’UNRWA, cosa che causava problemi perché non era adatto ai bambini sotto l’anno. Le ho poi dato degli integratori che abbiamo ricevuto da Medici Senza Frontiere, ma ho notato il peggioramento delle sue condizioni. Ha sviluppato segni di malnutrizione come debolezza, perdita di peso e febbre. L’ho portata al Nasser Hospital per la diagnosi presso il reparto malnutrizione, e ora sta ricevendo cure e monitoraggio, e sento che le sue condizioni stanno migliorando. Tuttavia, non mi sono ancora completamente ripresa dal mio intervento chirurgico e sono preoccupata per gli altri miei bambini che soffrono di malnutrizione in mia assenza”.
Faten Mohammad Abu Arar, 39 anni, quartiere al-Zeitoun, Gaza City.
Il 2 marzo 2025, contemporaneamente alla fine della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco, il governo israeliano ha ripreso l’assedio completo sulla striscia di Gaza, annullando l’accordo annunciato a gennaio. Ha ignorato le conseguenze catastrofiche di questa spudorata decisione sulle vite di 2,3 milioni di palestinesi, annunciando la chiusura di tutti i valichi di frontiera e impedendo l’ingresso di tutti gli aiuti umanitari, che rappresentano un salvagente per la popolazione civile nella striscia di Gaza, compresi i generi alimentari, l’acqua, il carburante, le medicine e le tende. Questa mossa segnala chiaramente l’intenzione di Israele di continuare con le sue azioni genocide e di continuare a usare l’assedio e la fame come armi di guerra per fare pressione e sottomettere il popolo palestinese.

Secondo la documentazione sul campo del PCHR, la situazione umanitaria è peggiorata in modo significativo a causa dell’assedio e della chiusura dei valichi per il secondo mese consecutivo, fino al momento in cui è stata preparata la presente relazione. Gli indicatori della carestia sono in costante aumento, soprattutto nel contesto di una grave carenza di forniture essenziali quali cibo, acqua, carburante e medicinali. Il World Food Program aveva precedentemente annunciato che le sue scorte di farina di frumento, pacchi alimentari e gas per cucinare erano state esaurite 49, e tutte le panetterie partner del programma avevano cessato le operazioni, interrompendo i loro sforzi di soccorso. L’UNICEF ha anche messo in guardia per l’aumento della malnutrizione e delle malattie causate della carenza di forniture alimentari per i bambini e gli individui immunocompromessi 50.
(3. Continua)
* Traduzione di Ecor.Network
“We Will Leave Them Nothing”.
The Israeli Sistematic Destruction of the Agricultural Sector and Food Production Systems in Gaza.
Palestinian Centre for Human Rights
Maggio 2025 – 36 pp.

Note:
38) The Palestinian Central Bureau of Statistics (PCBS), “The Impact of The Israeli Occupation Aggression on the Agricultural Sector in Gaza Strip, 2023”, 28 novembre 2023.
39) Ibidem.
40) Oxfam International, “People in northern Gaza forced to survi ve on 245 calories a day, less than a can of beans”, 3 aprile 2024.
41) Lisa Doughten – Office for the Coordination of Humanitarian Affa irs (OCHA), “Briefing to the Security Council on the Situation in Gaza”, 9 ottobre 2024.
42) Testimonianza raccolta dai ricercatori sul campo del PCHR il 3 marzo 2024.
43) Norwegian Refugee Council, “Joint press: 15 aid organizations demand international pressure for an immediate ceasefire, arms embargo, and end to Israel’s systematic aid obstruction”, 16 settembre 2024.
44) Testimonianza raccolta dai ricercatori sul campo del PCHR il 23 ottobre 2024.
45) Testimonianza raccolta dai ricercatori sul campo del PCHR il 6 agosto 2024.
46) Ministero della Sanità di Gaza, “Emergency Health Sector Report: Day 347 of the Aggression, Monday, 16 settembre 2024”, 17 settembre 2024.
47) Testimonianza raccolta dai ricercatori sul campo del PCHR il 3 luglio 2024.
48) The Guardian, “Israel cuts off humanitarian supplies to Gaza a s it seeks to change ceasefire deal“, 2 marzo 2025.
49) MEMO, “All bakeries supported by WFP in Gaza closed due to lack of flour, fuel“, 2 aprile 2025.
50) UNICEF, “More than a million children in the Gaza Strip depri ved of lifesaving aid for over one month”, 5 aprile 2025.
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