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Mosca si gioca la carta curda

Così mercoledì a Mosca è stata aperta una rappresentanza diplomatica della regione autonoma del Rojava nel nord della Siria. Dato che questo passo è stato compiuto su invito del governo russo, anche se non equivale a un riconoscimento ai sensi del diritto internazionale, si tratta però di un riconoscimento di fatto die tre cantoni di amministrazione autonoma abitati in prevalenza da curdi. Come ha comunicato mercoledì l’agenzia Tass, la rappresentanza viene considerata dal governo russo una ONG.

Il direttore dell‘ufficio Rodi Osman mercoledì ha dichiarato ad ANF-News che l’apertura è una tappa importante nella storia del Kurdistan-Rojava. Uffici simili sono previsti in Germania e in Francia.

L’intenzione del Cremlino nel giocare la carta curda sembra essere quella di avere nelle trattative di pace per la Siria, altri strumenti oltre al governo siriano alleato. Così il governo russo – diversamente dal governo USA che ha riguardo per i suoi alleati turchi e arabi sauditi – si schiera per una rappresentanza del Partito dell’Unità Democratica PYD che nel Rojava ha la maggioranza.

“La parte russa sostiene la necessità di un’adeguata rappresentanza dell’opposizione siriana, comprese le forze curde, in occasione dei colloqui con la delegazione governativa siriana “, è stato detto dopo un incontro tra il vice-ministro degli esteri Michail Bogdanow e il Presidente del PYD Salih Muslim tenutosi all’inizio della settimana al Ministero degli esteri russo. Anche militarmente i curdi traggono vantaggi dall’impegno russo in Siria. Così le Unità di Difesa del Popolo YPG negli ultimi giorni sono avanzate in una serie di località tra il cantone di amministrazione autonoma di Efrin e la città di Asas, dalle quali i gruppi jihadisti sostenuti dalla Turchia hanno dovuto ritirarsi a causa degli attacchi aerei russi. La presenza militare russa in Siria inoltre da una certa probabilità al fatto che le minacce di invasione della Turchia in caso di ulteriore avanzata delle YPG, non saranno seguite da fatti.

Intanto per via degli aiuti militari degli USA alle YPG aumentano le tensioni tra i partner della NATO Turchia e USA. Per questo martedì l’ambasciatore USA John Bass è stato convocato al Ministero degli Esteri turco. A innescare la crisi diplomatica era stata una visita dell’Incaricato Speciale per la Siria del Presidente degli USA, Brett McGurk, nella città curdo-siriana di Kobane. Con questo il governo USA evidentemente sperava di calmare le acque dopo che aveva piantato in asso i suoi alleati curdi rispetto a una rappresentanza nella conferenza di Ginevra-III.

Il portavoce delle YPG Can Polat ha inviato via Twitter una foto che lo mostrava nell’atto di consegnare una medaglia al diplomatico USA – un ringraziamento per l’appoggio aereo degli USA nella liberazione di Kobane da IS un anno fa. La Turchia, per parte sua, considera Polat un guerrigliero ricercato appartenente al Partito dai Lavoratori del Kurdistan PKK, che anche negli USA è classificato come organizzazione terroristica. »Noi non consideriamo il PYD un’organizzazione terroristica. Prendiamo atto del fatto che per i turchi lo sono«, ha commentato il portavoce del Ministero degli Esteri USA, John Kirby, all’inizio della settimana rispetto alle accuse provenienti da Ankara. Le YPG sarebbero »partner affidabili« nella lotta contro IS.

Ma di illusioni sulle motivazioni dei suoi partner il PYD intanto non ne ha. “Né per gli USA né per la Russia il riconoscimento del nostro sistema ha un ruolo rilevante«, ha dichiarato Salih Muslim all’inizio del mese all’agenzia stampa Firat.” Entrambe le parti piuttosto mettono al centro i propri interessi. Ma tutte le potenze sono consapevoli della forza dei curdi in Medio Oriente.”

da retekurdistan.it

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