InfoAut
Immagine di copertina per il post

Le ritorsioni d’Israele all’unità palestinese

Mentre le notizie e le dichiarazioni sui negoziati di pace si susseguono, non cambiano sul terreno le politiche israeliane. Il governo israeliano ha infatti applicato nuove sanzioni che congelano progetti edilizi palestinesi in Cisgiordania, tra cui progetti internazionali considerati “illegali” da Tel Aviv. Un ufficiale del Ministero della Difesa israeliano ha riferito che tale decisione è stata presa dopo che l’ Autorità Palestinese ha aderito ad una decina di convenzioni internazionali e trattati, compresa la convenzione di Ginevra.

I progetti congelati, riportano fonti israeliane, prevedevano la costruzione di 600 unità abitative e la legalizzazione di case “senza permessi”. L’ufficiale israeliano ha riferito che Israele avrebbe congelato cinque progetti considerati “illegali” finanziati da paesi stranieri, compresi il progetto di un playground finanziato dal governo italiano, il restauro di pozzi con fondi svedesi e la distribuzione di tende fornite dalle Nazioni Unite.

Oltre al congelamento, il governo israeliano starebbe inviando proteste alle ambasciate e consolati coinvolti. Tali progetti rientrerebbero nell’ Area C della Cisgiordania, termine che, come deciso sotto gli Accordi di Oslo (1993-1995), designa il territorio della Cisgiordania sotto esclusivo controllo israeliano. Ottenere dei permessi per costruire in quest’area è estremamente difficile, mentre espropri e demolizioni forzate sono costanti. Ed allora risulta difficile considerare credibili i negoziati di pace mentre si assiste quotidianamente a queste pratiche distruttive proprio in quei territori che internazionalmente non sono riconosciuti essere sotto l’autorità israeliana, e dove chiara è l’occupazione militare, mentre Tel Aviv pare assolutamente non considerare la richiesta di un ritorno ai confini del 1967.

Rimanendo in tema edilizio, va anche ricordato che ad inizio aprile Israele aveva demolito tre di diciotto strutture residenziali finanziate dall’Unione Europea in Cisgiordania. Gli edifici erano stati costruiti per permettere a famiglie palestinesi rimaste senza casa dopo le demolizioni israeliane un rifugio durante l’inverno. Delegati dell’Ue si erano limitati a chiedere delle compensazioni finanziarie.

Ma il congelamento di progetti edilizi è soltanto una delle punizioni inflitte da Tel Aviv. Infatti, dopo la decisione dell’Autorità Nazionale Palestinese di avviare l’iter di adesione dello Stato di Palestina ad alcune convenzioni delle Nazioni Unite, il governo israeliano aveva anche deciso di congelare il trasferimento dei fondi palestinesi derivanti dalla raccolta delle tasse e dei dazi doganali che Israele raccoglie per conto dei palestinesi sin dagli Accordi di Oslo.

In concreto, il blocco dei fondi compromette il pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici palestinesi, delle pensioni e la distribuzione di servizi per la popolazione. L’Autorità Palestinese sta in queste ore valutando tutte le possibili misure per evitare il collasso, tra cui misure di austerità ed aumento delle tasse.

Anche la recente riconciliazione tra Hamas e Fatah aveva infastidito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha accusato il presidende palestinese di scegliere Hamas e non la “pace”. In realtà, il 25 aprile, Abbas avrebbe riferito a John Kerry, segretario di Stato USA , che il nuovo governo ad interim avrebbe mantenuto la stessa linea politica, il riconoscimento di Israele e la rinuncia alla resistenza armata.

L’accordo raggiunto tra le parti palestinesi prevede la formazione di un governo ad interim in 5 settimane che includa personaggi politici indipendenti ed elezioni fra sei mesi. In un documento inviato il 25 aprile agli Stati Uniti, la OLP sottolinea che l’accordo non sarebbe altro che l’ attuazione di due accordi precedenti raggiunti a Doha, in Qatar, nel febbraio 2012, ed al Cairo nel maggio 2012. Tale accordo, si afferma nel documento, apre la strada alle elezioni legislative e presidenziali attraverso la formazione di un governo ad interim.

Questo accordo di riconciliazione darà ai palestinesi l’opportunità di esercitare il diritto ad eleggere i propri rappresentati secondo principi democratici. Il documento specifica che il governo ad interim includerà politici indipendenti che saranno selezionati in base alle loro competenze. Nel documento, la OLP conferma di voler continuare i negoziati di pace con Israele, sostenendo la non violenza e mantendeno i precedenti accordi.

Nel frattempo, l’accordo interno palestinese ha iniziato a tradursi in azioni volte a creare l’atmosfera della riconciliazione, come l’apertura nella Striscia di Gaza ai giornali della Cisgiordania, mentre ci si aspetta che lo stesso avvenga per la stampa di Gaza.
John Kerry, secondo il “Daily Beast News” avrebbe dichiarato venerdì alla commissione Trilaterale che senza la soluzione di due Stati, “Israele rischia di diventare uno stato di apartheid”. Secondo Kerry, il fallimento dei negoziati potrebbe risultare in un “ritorno alla violenza palestinese contro gli israeliani”.

Kerry sembra rimproverare entrambe le parti per lo sgretolamento dei negoziati, ed avrebbe affermato che “la soluzione dei due Stati rappresenta l’unica alternativa, perché un solo Stato finirà per essere uno stato di apartheid con cittadini di seconda classe o che distruggerà la possibilità di Israele di essere uno stato ebraico”. Sarebbe interessante chiedere a John Kerry se Israele accetterà mai di smantellare tutti gli insediamenti coloniali in Cisgiordania e ritirare il suo esercito.

Gli Stati Uniti infatti si sono mostrati preoccupati per la riconciliazione interna tra Hamas e Fatah, pensando subito che questa avrebbe influito sui negoziati di pace, ma non si sono mai dimostrati preoccupati per le continue violazioni israeliane che hanno portato a interromperli. Nella Striscia di Gaza tali violazioni includono soprattutto aggressioni sui civili palestinesi nelle aree lungo il confine.

A questo proposito, il 25 aprile la Ong statunitense Human Rights Whatch ha pubblicato un documento, “Israel: Stop Shooting at Gaza Civilians”, in cui si invita Israele a smettere di sparare ai civili palestinesi nella Striscia di Gaza, ed in cui si sottolinea che quattro palestinesi sono stati uccisi vicino il confine dall’inizio del 2014 (periodo 2 gennaio-1 marzo), compresi uno studente liceale ed una donna disabile, e più di 60 civili sono stati feriti.

HRW ha sottolineato che i palestinesi usano i terreni vicino la barriera con Israele per coltivare e per raccogliere macerie, rottame metallico ed altri materiali riutilizzabili e che si possono riciclare. “Mese dopo mese, le forze israeliane hanno ferito ed ucciso palestinesi disarmati che nulla hanno fatto se non attraversare una invisibile linea di separazione che Israele ha disegnato dentro il confine di Gaza”, ha detto Sarah Leah Whitson, direttrice di HRW in Medioriente. In violazione al diritto internazionale, che proibisce gli attacchi sui civili, i soldati israeliani hanno ripetutamente sparato a civili palestinesi vicino la barriera al confine, si legge nel documento.

Insomma, mentre all’esterno delle mura e delle barriere si continua a parlare di soluzioni di pace, la popolazione palestinese stretta tra le colonie, aggredita o sotto assedio, continua a non vederne traccia.

Da Nena News

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

colonieisraelenethanyauoccupazionepalestina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Global Sumud Flottilla: a Catania in migliaia in corteo. In Palestina il genocidio prosegue

Ieri sera in 15mila a Catania e oltre un migliaio a Siracusa, per augurare “buon vento” alla Global Sumud Flotilla.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La solidarietà con la Palestina blocca la Vuelta a Bilbao

Ieri 3 settembre, dopo giorni di proteste contro la partecipazione della squadra israeliana alla Vuelta, in varie località, la mobilitazione a Bilbao su appello dell’Iniziativa Gernika-Palestina è stata tale da obbligare gli organizzatori ad annullare i risultati della tappa..

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

No alla fiera militare-navale SeaFuture 2025 a La Spezia

Ripubblichiamo il comunicato stampa di Riconvertiamo SeaFuture e del Coordinamento Restiamo Umani di La Spezia che ha lanciato una manifestazione il 27 settembre in occasione della fiera navale – militare “SeaFuture”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

In Piemonte è nato il Coordinamento Regionale per la Palestina!

Ripubblichiamo di seguito la piattaforma lanciata da Torino per Gaza e da molte altre realtà che dà avvio al progetto di Coordinamento Regionale piemontese per la Palestina e che chiama a due appuntamenti per le prossime settimane: sono previste iniziative diffuse sul territorio piemontese il 13 settembre e una grande manifestazione regionale a Torino il 20 settembre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Killers are not welcome: Tel Aviv – Olbia: soldati in vacanza, bambini sotto le macerie

Ripubblichiamo il comunicato uscito in seguito all’iniziativa tenutasi all’aeroporto di Olbia ieri durante la quale moltissime persone hanno preso parte a un’iniziativa in solidarietà alla Palestina con l’obiettivo di bloccare l’arrivo dei voli di provenienza Tel Aviv.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina: dal porto di Genova al Lido di Venezia, decine di migliaia di persone in piazza contro il genocidio

Molte decine di migliaia (almeno 50mila) di persone, sabato 30 agosto, hanno partecipato a Genova alla fiaccolata per la Palestina, organizzata per salutare le imbarcazioni in partenza domenica 31 agosto dal porto ligure per prendere parte alla “Global Sumud Flotilla”. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

10 SETTEMBRE: BLOCCARE TUTTO E PRENDERE BENE LA MIRA. UN CONTRIBUTO DAI SOULEVEMENTS DE LA TERRE

I Soulèvements de la terre contribuiranno a «bloccare tutto» contro il piano Bayrou a partire dal 10 settembre. Numerosi comitati locali e i granai dei Soulèvements de la terre hanno iniziato a mettere a disposizione i loro mezzi materiali, reti e savoir-faire. Dedichiamo alla discussione portata avanti all’interno del movimento che si annuncia, qualche riflessione […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: manifestanti attaccano la carovana elettorale di Javier Milei

Il presidente partecipava a un comizio elettorale nella località di Buenos Aires situata nella terza sezione elettorale dopo lo scandalo che ha scosso il governo per presunti fatti di tangenti e corruzione nell’acquisto di medicinali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Venezia: sabato 30 agosto corteo per lo stop al genocidio a Gaza

Stop al genocidio, stop alle collaborazioni e alla vendita di armi a Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Haiti: Trump invade la nazione haitiana con mercenari di Erik Prince

Erik Prince, fondatore della compagnia di mercenari privata Blackwater e forte alleato politico di Donald Trump, ha firmato un accordo di 10 anni con il governo di Haiti (sotto tutela degli USA) per combattere le bande criminali che lo stesso regime americano ha promosso.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Quarticciolo: 26 e 27 settembre “Alza la voce, alza la testa!” Due giorni di festival per un cambiamento radicale

A Quarticciolo il 26 e il 27 settembre si terrà una due giorni di festival per un “cambiamento radicale”, ancora una volta la realtà romana alza la voce e alza la testa per portare i propri contenuti, le proprie istanze di lotta per una vita dignitosa, per un quartiere sicuro. A partire da questi temi […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

E’ iniziato il campeggio studentesco al presidio di Venaus

Prende avvio il campeggio studentesco No Tav nello storico presidio di Venaus. Questa mattina si è tenuta l’assemblea contro la guerra, il riarmo e contro il genocidio in Palestina, occasione per discutere a partire dalle scuole itinerari di attivazione contro la guerra e per mobilitarsi sui territori in vista del corteo nazionale dell’8 novembre a Roma, lanciato questo luglio durante il Festival Alta Felicità.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’ancora di salvezza degli Stati Uniti maschera la caduta libera dell’economia israeliana

L’Ufficio Centrale di Statistica israeliano ha riferito che l’economia, già in costante stato di contrazione, si è contratta di un ulteriore 3,5% tra aprile e giugno.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libertà per Marwan Barghouti e tutti i prigionieri palestinesi

Questo il messaggio di Fadwa per suo marito Marwan Barghouti dopo averlo visto, dimagrito e quasi irriconoscibile, nel video diffuso dal ministro israeliano Ben-Gvir, che ha vigliaccamente minacciato Marwan nella sua cella.