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La Scienza per il popolo, la vita e l’umanità

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Racconto dalle rovine della Bonafont, Puebla, Messico a cura del Nodo Solidale.

Le magnifiche sorti e progressive dello sviluppo capitalista hanno raggiunto tutta la zona delle valli centrali messicane, da Morelos a Puebla e Tlaxcala. L’abbraccio benefattore è riuscito a portare benessere e lavoro a migliaia di persone oltre ad acciaio, cemento, automobili, acqua ed infrastrutture. La generosità del progresso degli investitori stranieri e delle politiche pubbliche messicane è riuscita nell’impresa di costruire dighe, centrali elettriche, gasdotti per poter alimentare le zone industriali realizzate negli ultimi 60 anni in questi territori. “Generosità” che presto sarà coronata dalla realizzazione del Plan Integral Morelos infrastruttura integrata di energia elettrica, acqua, logistica ed idrocarburi. La magnanimità del modello di sviluppo neoliberista è chiaramente deducibile dalla sua narrazione pubblica. Scendendo dagli scranni di politici e giornalisti prezzolati ci si potrebbe facilmente accorgere di come questa narrazione fatta dall’alto non abbia alcun riscontro reale sui territori: il lavoro diventa sempre più precario e sottopagato, le merci prodotte vengono esportate così come i profitti generati e il tutto condito da una devastazione ambientale che avanza senza alcun freno. D’altro canto, se rispettasse tutte le norme ambientali e pagasse salari degni, perché la Volkswagen avrebbe dovuto spostare la propria produzione dalla Germania?

Abbiamo provato a ribaltare questa lettura osservando la vicenda dal basso e a sinistra e vorremmo farlo raccontando l’incontro di scienziati e scienziate per la vita indetto dall’occupazione,dell’ormai ex, stabilimento di imbottigliamento della Bonafont, oggi “Altepelmecalli”, ovvero “La casa dei Popoli” in lingua nahuatl. Lo sviluppo industriale in questa zona, alle porte della ricca città di Puebla, ha preso il via negli anni ‘60 con l’insediamento dell’acciaieria Hylsa (oggi Ternium) e, pochi anni dopo, di un grande centro produttivo della Volkswagen, il tutto accompagnato dalla costruzione dell’autostrada che va da Città del Messico a Puebla. È in questi anni che cominciano la devastazione ed il saccheggio delle risorse naturali di questi territori che continueranno ed aumenteranno sempre di più. Per renderci conto dell’impatto dell’industria automobilistica sui territori basti sapere che per costruire una macchina si usano circa 45000 litri d’acqua e che oggi questo centro ha una capacità produttiva di 1 auto al minuto (fate voi il calcolo di quanta acqua viene utilizzata in un giorno…). A questo è seguito il progetto di industrializzazione, trainato quasi interamente da capitale straniero,che negli anni 80 ha portato alla costruzione dell’aeroporto di Puebla. E così si intensifica la resistenza dei popoli che oggi occupano la Bonafont, bloccando la costruzione di un’area industriale nell’area di Cholula, che il governo riesce però a costruire a qualche km di distanza, dove l’organizzazione popolare era più debole.

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Nella foto potete godere dell’ottima vista dei campioni di acqua raccolta dagli affluenti del fiume Atoyac e la loro purezza, regalo del capitale transnazionale recapitato per mezzo delle proprie industrie ai migliaia di contadini che vivono di queste acque, in queste terre, da centinaia di anni.

In tale panorama di devastazione ambientale si aggiunge, nel 1990, la costruzione dello stabilimento di imbottigliamento della Bonafont, impresa del gruppo Danone, che fin dalla sua attivazione ha estratto per anni circa 30000 litri d’acqua l’ora. Un altro tassello al saccheggio sfrenato della zona. Forse il definitivo; sicuramente quello che rappresenta più smacco quando inizia a scarseggiare questo bene fondamentale cioè quando i contadini della zona sono costretti a scavare fino a 40m per estrarre l’acqua di cui questa regione è sempre stata molto ricca. Finché, nel 2018, i pozzi hanno iniziato a svuotarsi definitivamente, nonostante gli sforzi nello scavare sempre più a fondo ed il mais si è fatto sempre più piccolo e ricurvo, mentre invece, le tasche già gonfie di Danone, Ternium, Volkswagen, eccetera, continuano a gonfiarsi.

Questo è il semplice motivo che ha spinto le popolazioni della zona a fermare con la forza il saccheggio perpetrato dalla Bonafont e chiuderlo dal 22 Marzo di questo anno, durante la giornata internazionale dell’acqua. La Bonafont è solo una delle 12746 imprese titolari di licenza per estrarre acqua dalle falde acquifere di Puebla, ma da qualche parte si doveva pur cominciare. Quasi a suggellare la necessità del gesto due mesi dopo, si apre una voragine enorme, larga 120m e profonda 50, probabilmente a causa dello sfruttamento eccessivo della falda acquifera. Passano altri due mesi e si apre una nuova voragine che inghiotte un camion cisterna che trasportava gas… Sarà un caso?

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È da anni che le popolazioni locali lo preannunciano, prima organizzati in “Le guardiane del fiume Metlapanapa”, poi nella più grande “Pueblos Unidos”: lo hanno denunciato alla corte di giustizia, con l’appoggio anche di una brigata di europarlamentari; hanno bloccato fisicamente l’ingresso di nuove imprese, informando e invitando a organizzarsi per mezzo di assemblee e di due radio autogestite. È da questa lunga storia di resistenza che è finalmente stata presa la decisione di chiudere e poi occupare definitivamente lo stabilimento Bonafont, ora la Casa de los Pueblos.

È da qui che è partita la “Chiamata a scienziati/e per la vita”, per ribadire che la “scienza” non è solamente quella al servizio di chi saccheggia e distrugge il pianeta, quella delle università private e delle start up.
La casa dei popoli ci indica chiaramente che la scienza è un congiunto di saperi che si tramandano, si amplificano, si confermano e si riproducono di generazione in generazione, che parte dal prendersi cura della milpa, (tecnica di permacultura millenaria di mais, peperoncino, fagioli, zucchine ed erbe spontanee), passando dalla chimica, dalla genetica e dalla virologia. Perché la scienza dogmatica ed egemonica che si assurge a religione inattaccabile è solamente una delle scienze possibili, costruita dall’alto e assoggettata alla produzione di profitto.

La domanda che arriva a chiare lettere da questo incontro è:” Esiste o si può costruire una scienza altra? ”La scienza è, di per sé, una macchina che si pone al di sopra dei popoli e della natura? Esiste una scienza dal basso, che si prende cura dell’ambiente ecologico e sociale? Si può liberare la scienza dal profitto? La scienza rientra in un pensiero positivista che si impone nel tentativo di omogeneizzare visioni culturali millenarie (visioni che contemplano l’esistenza umana solo in equilibrio col suo territorio e con i quattro elementi) o può intrecciarsi e nascere dai bisogni e dai desideri che partono da queste?

A queste ed altre domande hanno provato a rispondere gli interventi di biolog*, medic*, fisic, scienziat ambientali, sociolog*, filosof*, durante i 5 giorni dell’incontro.
Davanti ad un tir pieno di contenitori di plastica con dentro l’acqua rubata ai popoli uniti, si è discusso di come si può combattere su larga scala la deforestazione e del fatto che sono le stesse imprese che distruggono falde acquifere, boschi e terre quelle che poi finanziano aree naturali protette per dipingersi la faccia di verde; di come l’estrattivismo ri-patriarcalizzi le società sotto attacco e in che modo si possa combattere; di come una cooperativa di donne possa coltivare le proprie erbe medicinali, ma anche di come si possano affrontare delle emergenze mediche. Si è raccontato di altre lotte in difesa del territorio in altre zone della repubblica e del mondo, ma anche di come si costruisca un’antenna per una radio o un bagno secco. Si è discusso delle conseguenze del proyecto integral Morelos e di un piano dal basso per risanare la valle di Atoyac-Zahuapan. Si è discusso del perchè le grandi opere siano attacchi alla vita e di come il centro sinistra, in Messico e nel mondo, serva solo a costruire castelli di parole per “abbellire” progetti politici che attaccano frontalmente l’esistenza umana.

L’incontro è stato un’occasione per toccare con mano e imparare dal “Ya Basta!” gridato dai popoli originari; un invito ad organizzarsi ed a lottare per recuperarei e prenderci cura dei nostri territori con scienza, poesia, ballo ed amore.
Insomma, una chiamata dal basso a riappropriarsi della scienza, per affermare che questa non è necessariamente uno strumento delle grandi aziende e dei potenti del mondo. Di come non sia la scienza il problema, bensì la sua relazione col grande capitale che la rende un’arma contro la vita. Per questo è fondamentale riprodurre spazi come questi, sulla scia della spinta delle zapatiste e degli zapatisti che da oltre 20 anni ci mettono in guardia sull’imminente arrivo della tormenta.
La tormenta è già qui: il Covid19 ed il cambio climatico sono solo la punta dell’iceberg del disastro verso cui il modello di sviluppo neoliberista ci sta trascinando. Ma i popoli originari ci dimostrano ancora una volta che la possibilità di fermarla è nelle nostre mani.

Di seguito la traduzione del comunicato di lancio dell’incontro di scienziat* per il popolo, la vita e l’umanità:

foto4 comunicato

La Scienza per il popolo, la vita e l’umanità.
Alle compagne ed ai compagni che utilizzano la scienza come strumento di lotta.
Alle giovani e ai giovani che completano la propria educazione con il pensiero critico
Alle accademiche e agli accademici che difendono il sapere e non si sono venduti al capitale 

Compagnx, siamo popoli di origine nahua, ci troviamo nella regione Choluteca dello Stato di Puebla, Messico, abitiamo da secoli nella valle che nasce tra i vulcani Popocatepetl, Iztaccihuatl y Matlalcueyetl. I nostri nonni ci hanno insegnato a lavorare la terra e allevare animali, cerchiamo di vivere in armonia con la madre terra e da lei ci alimentiamo e a lei apparteniamo. L’acqua scende dai vulcani verso il nostro territorio, un paradiso, con specchi d’acqua, zone umide, fiumi, lagune, pesci, molte piante e animali di campagna, luoghi che i nostri antenati hanno saputo abitare per secoli senza distruggerli. Da alcuni decenni nella nostra regione sono arrivati impresari ambiziosi da tutto il mondo con progetti di morte, si sono arricchiti ed hanno succhiato tutto ciò che sosteneva la vita in questi luoghi. Hanno seccato le nostre terre umide, hanno contaminato il nostro fiume, hanno distrutto le nostre coltivazioni, ci hanno rubato la terra e, in questo processo, assassinato molti compagni. Come popoli abbiamo sempre resistito e sopravviviamo alla loro guerra di sterminio, prima contro gli invasori europei e adesso contro le multinazionali e il loro capitalismo selvaggio. Pretendono di schiavizzarci con le loro imprese come prima ci schiavizzavano nelle haciendas ma, per loro disgrazia, continuiamo a nascere, riproducendo la vita e la comunità.

Il 22 Marzo di quest’anno abbiamo chiuso lo stabilimento dell’impresa Bonafont, multinazionale francese del gruppo Danone, che per 29 anni ha saccheggiato l’acqua del nostro territorio e che ha provocato gravi danni ai nostri modi di vivere. Noi, come popoli originari, utilizziamo l’acqua per irrigare la terra, per produrre alimenti e per allevare i nostri animali; non vendiamo nè trasportiamo l’acqua in altre regioni, facciamo sì che il suo ciclo rimanga ancorato al nostro territorio per evitare uno squilibrio e la siccità. Le imprese e i governi ci accusano di essere i responsabili della carenza d’acqua, vengono a distruggere tutto e poi ci incolpano dell’inferno ambientale che stanno causando; i nostri popoli erano qui da molto prima che questo paese si chiamasse Messico e non sono mai stati in pericolo di vita; con studi scientifici e argomentazioni elaborate pretendono di giustificare la morte della natura e di indicare nuovamente noi come “il problema”, ed è chiaro che sappiamo di essere il problema, ma non per la mancanza d’acqua, ma perché, nella loro logica, chi è inutile al capitale semplicemente non serve.

A causa del loro razzismo e classismo, i malgoverni e gli impresari, non hanno potuto comprendere che la conoscenza ancestrale dei popoli è sempre stata al di sopra dei loro roboanti studi accademici. Così, mentre le istituzioni vendono la conoscenza al miglior offerente, noi popoli utilizziamo la conoscenza per prenderci cura della terra e preservare la vita. Noi come popoli studiamo e analizziamo il sistema attuale perché è nostro nemico e dobbiamo imparare come distruggerlo. Inoltre ci sono compagni e compagne che il mostro dell’accademia non è riuscito ad ingoiare e che sono stati vomitati per continuare la lotta gomito a gomito con noi.

Compagne e compagni del Messico e del mondo, ciò che noi vediamo è che la scienza non è rimasta immune al veleno capitalista, e vediamo anche, compagnx, che ci sono molti scienziati e scienziate che, come noi, sanno che la conoscenza deve essere utilizzata per difendere la vita e distruggere questo sistema di morte. Compagne e compagni del Messico e del mondo, ciò che noi vediamo è che la scienza non è rimasta immune dal veleno capitalista, e vediamo anche, compagnx, che ci sono molti scienziati e scienziate che, come noi, sanno che la conoscenza deve essere utilizzata per difendere la vita e distruggere questo sistema di morte. Nella nostra regione la guerra per l’acqua si è acuita terribilmente negli ultimi anni. Per questo vogliamo unire alla nostra lotta compagnx che usano come armi il sapere e la scienza, affinché insieme possiamo distruggere le menzogne con cui il capitale pretende di continuare il saccheggio e l’uccisione del nostro territorio. Vi invitiamo quindi da questo lato del campo di battaglia, e vi convochiamo all’”Incontro Internazionale di Scienziati per la Vita”, che si svolgerà dal 30 di agosto al 4 di settembre del 2021, sulle rovine dell’impresa Bonafont, autostrada federale Messico-Puebla al km 96.1, San Mateo Cuanalá, Juan C. Bonilla, Puebla, México, territorio nahua. La vostra partecipazione consisterà nello spiegare per mezzo di conferenze, esperimenti e qualsiasi tipo di dimostrazione, come le industrie e i megaprogetti distruggano la vita ed il territorio dei popoli originari.

Per registrarsi: Mandare una mail a pueblosunidosporlavida@gmail.com, con il vostro nome, paese, titolo di partecipazione e intervento, la data ultima è il giorno 23 di agosto.
Per le compagne e i compagni che vogliono assistere come ascoltatori la data limite sarà il 25 di agosto, inviando alla stessa mail il proprio nome, paese o stato di origine e specificando che parteciperanno solamente come ascoltatori.
Vi chiediamo di essere prudenti con le misure sanitarie a partire dal vostro viaggio e di rispettare in ogni momento le indicazioni della commissione di salute per realizzare questo evento nella maniera più sicura possibile.
A quegli scienziati venduti che servono gli impresari e i malgoverni: astenetevi dal venire che potrebbe volarvi in testa un microscopio.

PER LA RICOSTRUZIONE INTEGRALE DEI NOSTRI POPOLI
MAI PIU’ UN MESSICO SENZA DI NOI
POPOLI UNITI DELLA REGIONE CHOLULTECA E DEI VULCANI

 

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