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La liberazione di Puigdemont in Germania ridelinea il conflitto in Catalogna

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Conflitto catalano: la rimessa in libertà di Puigdemont in Germania scombina gli scenari in Spagna e in Europa.

Dopo l’ apice di mobilitazione registrato all’ indomani dell’arresto di Puigdemont in Germania, la Spagna deve incassare la scomposizione di un quadro europeo che finora aveva facilitato l’ operato repressivo del Governo Rajoy e dell’ apparato burocratico-giudiziario dello stato profondo iberico.

Il rilascio di Puigdemont in Germania, insieme alla messa in libertà dei politici catalani accusati di ribellione e malversazione esiliati in Belgio, ha difatti creato come prevedibile un notevole calo di credibilità interna ed esterna ai confini pirenaici rispetto all’agire politico della Moncloa, sempre più autoritario e schizofrenico dalle settimane precedenti l’ Ottobre di passione catalano. La ritorsione dello stato spagnolo per la scarcerazione di Puigdemont si rivolge contro i Comitati di Difesa della Repubblica e le mobilitazioni popolari in difesa del processo indipendentista.

Questa mattina in varie località della Catalogna ci sono state operazioni repressive nei confronti dei Comitati di Difesa della Repubblica. La Guardia Civil ha arrestato una militante dei CDR con l’accusa di terrorismo e ribellione per aver partecipato ai blocchi autostradali del periodo pasquale e per averli suppostamente coordinati attraverso l’invio di messaggi audio nei social. I Mossos d’Esquadra, invece, hanno arrestato quattro partecipanti alla manifestazione del 30 gennaio fuori dal Parlament, in cui era stata convocata la sessione, poi sospesa, per l’investitura di Puigdemont a presidente. Per loro le accuse sono “disordini pubblici” e “attentato contro l’autorità”, per aver oltrepassato un cordone di polizia. Dopo la repressione del vertice istituzionale dell’indipendentismo, Rajoy sta colpendo duramente il movimento indipendentista di massa, che sta rispondendo con immediate mobilitazioni di piazza.

Nonostante le ultime manifestazioni abbiano confermato la scelta strategica della resistenza attiva non violenta, esse sono state represse duramente dalla polizia. Ciò non appare casuale, così come non appare casuale che i blocchi autostradali siano stati rimossi, che i CDR siano attualmente oggetto della spropositata repressione poliziesca, nonché l’obiettivo di attentati e minacce di morte dei fascisti unionisti, come con l’incendio dell’Ateneu Popular di Sarrià.

Dopo l’arresto di Puigdemont in Germania e le conseguenti mobilitazioni di piazza che si sono date, appare doveroso fare il punto su ciò che sta succedendo in Catalunya. Premesso che, come già abbiamo avuto modo di osservare, a livello internazionale si continua a fingere di non vedere l’enorme elefante nel salotto, ci appare opportuno, in questa fase, prendere la parola e squarciare il velo di indifferenza su quanto sta accadendo in quest’area a noi così prossima.

Attualmente si vive in una situazione contrassegnata dallo stallo istituzionale, dovuto, da una parte, ai veti imposti da Madrid sui candidati alla presidenza della Generalitat proposti dalla maggioranza indipendentista, e, dall’altra, alla decapitazione, per mano del potere giudiziario, del ceto politico indipendentista: i protagonisti della fase legata al referendum del primo ottobre si trovano tutti in carcere o in esilio all’estero. La repressione dello stato spagnolo ha avuto la conseguenza di indurre i due principali partiti indipendentisti, ERC e JxCat, a compiere numerosi passi indietro rispetto al progetto di trovare gli strumenti giuridici per permettere a Carles Puigdemont di tornare ad essere presidente della Catalogna nonostante la sua condizione di esiliato. Questa scelta, caldeggiata dalla CUP, evidentemente rappresenta uno strumento di rivendicazione forte rispetto al governo di Madrid, specialmente alla luce dell’esito della richiesta di estradizione di Puigdemont dalla Germania, che, con riferimento ai supposti reati di ribellione e sedizione, è stata respinta dai giudici tedeschi.

Nel vuoto politico-istituzionale odierno, la forma in cui si manifesta il farsi-indipendenza della Catalogna sono i Comitati di Difesa della Repubblica. Questi rappresentano, nello scenario attuale di fortissima polarizzazione, il contraltare dell’unica forma in cui si materializza lo stato in Catalogna, ossia l’azione dei tribunali e della polizia. Dall’azione messa in campo dallo stato spagnolo negli ultimi mesi ai fini del mantenimento dello status quo, emerge con chiarezza quanto la supposta separazione dei poteri nello stato sia una mera finzione, destinata a crollare nel momento in cui vengono messe in crisi l’autorità e la sopravvivenza dello stato stesso.

alertadigitalA tornare alla ribalta sono anche le voci degli attori istituzionali che, su spinta popolare, accelerano nuovamente per una investitura a breve di un neo-presidente del Parlament, credibile quanto accettato trasversalmente. A tal proposito, il President Roger Torrent ha lanciato una plenaria parlamentare a Barcellona per questo venerdì per la proclamazione di Jordi Sanchez, presidente dell’Assemblea Nazionale Catalana agli arresti da oramai mezzo anno. La partita per la stabilità delle istituzioni della Generalitat non sembra comunque in grado di placare il conflitto interno allo Estado de las autonomías democrazia in cerca, ancora, per parte catalana, di una valvola di sfogo in un improbabile dibattito continentale su ipotesi a breve termine riguardanti un macro-regionalismo federale nel quadro dell’Unione.

 

La partita a scacchi tra Governo spagnolo e catalano registra negli ultimi giorni l’esacerbazione dei toni rancorosi dell’estrema destra filo-borbonica, che tramite i suoi media divulgativi maggiormente seguiti ha mostrato il peggio di sé dopo la decisione dei giudici tedeschi di rilasciare Puigdemont, esaltando l’ attentato terrrorista di Monaco di Baviera come “vendetta” nei confronti dello Stato tedesco.

Continuano comunque nelle ultime settimane le mobilitazioni di massa a conferma della vivacità del movimento che riempie le strade, grazie alla crescente coordinazione dei comitati che hanno lanciato le azioni e i concentramenti. Le piattaforme autorganizzate di quartiere e di paese provano dunque a giocare le proprie carte sul terreno della risposta popolare. Per stasera alle ore 20 è stata convocata dai CDR di Barcellona una piazza in risposta agli atti repressivi odierni. Un’ennesima prova di resistenza all’arroganza di Madrid.

 

 

 

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pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

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