InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il movimento sionista contro il diritto al ritorno

Lo scorso giovedì a Manhattan si è svolta una conferenza sul riconoscimento dello status di profugo ai rifugiati palestinesi, a cui hanno partecipato esperti e personalità filo sioniste, tra cui l’inviato israeliano presso le Nazioni Unite. Scopo della conferenza è stato quello di promuovere una nuova legislazione che porti alla fine del riconoscimento dello status di profugo palestinese, in ambito UNRWA.

L’UNRWA è l’agenzia delle Nazioni Unite, nata a seguito della Nakba del 1948, allo scopo di fornire assistenza ai palestinesi costretti a fuggire dalle loro case. 700 mila i profughi allora, oltre 5 milioni oggi.

Ad oggi, per i profughi palestinesi, l’importanza di essere registrati all’UNRWA non risiede solo nella fornitura di servizi, la presenza dell’agenzia delle Nazioni Unite ha un portato politico. Implica il riconoscimento di uno status, quello di rifugiati, in un campo profughi, in un paese che non è casa loro, uno status temporaneo, in attesa di tornare nelle proprie case, da cui sono stati ingiustamente cacciati.

La proposta del gruppo lobbista-sionista è quella di mantenere il riconoscimento di profugo palestinese solamente a chi “personalmente si è allontanato dalle proprie terre come risultato dei conflitti del 1948 e del 1967”. Dunque non sarebbero più rifugiati i discendenti delle centinaia di migliaia di profughi che in tali date furono costretti a fuggire. Tale provvedimento, secondo i promotori, sarebbe necessario in quanto, proprio il diritto al ritorno sarebbe il primo ostacolo alla pace, e comporterebbe una forte minaccia alla “sicurezza di Israele”.

Certo, per adesso è solamente una proposta delle lobbie israeliane negli USA, ma ben presto questa proposta – dato il peso degli interessi israeliani a livello statunitense e globale – potrebbe diventare qualcosa di più.

Un primo passo per sensibilizzare la popolazione mondiale su un fantomatico pericolo che lo status di rifugiato comporta. Come se il vero problema al raggiungimento della pace fossero i milioni di profughi che sognano di tornare nelle proprie terre. Come se il problema del “processo di pace” non fossero invece gli insediamenti, l’assedio della Striscia di Gaza, gli arresti e i soprusi giornalieri…

Proprio un paradosso, con uno stato, quello ebraico, che continua a promuovere il “diritto al ritorno” dei milioni di ebrei nella “terra promessa”. Mentre invece la vera giustizia, il vero diritto è quello al ritorno di chi quella terra l’abitava e poi ne è stato scacciato.

Intanto, mentre le formazioni politiche palestinesi reagiscono ed annunciano sollevazioni contro la proposta di manipolazione dello status, ciò che vien da chiedersi è come faccia la “comunità internazionale” ancora a sopportare l’ipocrisia e la falsità delle autorità israeliane.

Alla fine un profugo si sente e si sentirà tale – e difenderà il diritto di tornare nelle proprie case con tutti i mezzi necessari – con o senza il riconoscimento dello status. Certo, la copertura legale c’è e va mantenuta, ma il sentimento di appartenenza alla terra dei propri avi è un elemento che sta nei cuori e nelle menti, non solo in un tessera UNRWA. Non importa se non ha mai visto la propria terra, non importa se profugo di seconda o terza generazione, il diritto al ritorno dei palestinesi nelle proprie case non si può cancellare.

 

La corrispondente di Infoaut dall’area meridionale

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

diritto al ritornoisraelepalestinaprofughi

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dalla strategia di Trump ai pakal

Nelle analisi non è bene separare le diverse dimensioni della dominazione, né di nessun oggetto di studio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nel Paese Basco meridionale: risposta antifascista contro i nostalgici di Franco

Durante il raduno, i sostenitori della Falange hanno moltiplicato i saluti fascisti, sfilando con bandiere spagnole e simboli della dittatura militare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA: quasi 7 milioni di persone partecipano alla giornata di protesta No Kings Day

Di seguito traduciamo il comunicato del movimento No Kings dopo l’imponente mobilitazione di ieri che ha visto la partecipazione di milioni di persone in tutti gli Stati Uniti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Questa notte ho fatto un sogno.. Cronache della mobilitazione di Udine contro la partita Italia-Israele

Ripubblichiamo il comunicato congiunto scritto dalle polisportive popolari che hanno partecipato e animato la mobilitazione a Udine contro la partita Italia-Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Udine: i/le giovani scendono due volte in campo contro Israele

Più di 15.000 a Udine solidali con la Palestina: considerazioni sul corteo del 14 ottobre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ricostruzione a Gaza: il business della “pace” dopo la distruzione

Mentre le macerie di Gaza raccontano l’ennesimo atto di pulizia etnica e annientamento coloniale, il governo italiano si prepara a “sedersi al tavolo della ricostruzione”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Alba: Blocchiamo tutto! Free Palestine!

Alba. Venerdì scorso un corteo in sostegno alla popolazione palestinese è partito da Zona h (parco cittadino) in direzione del teatro sociale: si inaugurava la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco; oltre al presidente della regione Alberto Cirio, era previsto l’intervento di Paolo Zangrillo ministro del governo Meloni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Udine: in 15mila mostrano il cartellino rosso ad Israele

In migliaia da tutta Italia hanno raggiunto Udine per manifestare contro la partita della vergogna Italia – Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

In Belgio ondata di proteste contro l’austerità

140.000 persone nelle strade di Bruxelles, blocchi mattutini, traffico aereo quasi paralizzato, scontri violenti: questo è ciò che è successo martedì 14 ottobre dai nostri vicini belgi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Perù: destituzione veloce di Dina Boluarte. Ragioni, scandali e un rimpiazzo poco raccomandabile

Con un brusco finale di cui è stata la prima presidente, il Perù scrive un nuovo capitolo di una lunga agitazione politica che il paese vive dal 2016.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

31 ottobre – 8 dicembre 2005 / 31 ottobre – 8 dicembre 2025 : avere vent’anni è avere sogni grandi!

Sono passati vent’anni da quei giorni che hanno segnato la storia della nostra valle.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

La Procura, la Mafia e il Dissenso in salsa torinese

Domenica 12 ottobre una intera pagina della Stampa di Torino era dedicata al “Dissenso violento”.
Una pagina immonda (così immonda che non ce la sentiamo di pubblicarla) frutto della ormai consolidata collaborazione tra stampa e procura: il giornalista ricopia fedelmente il dispositivo emesso dal Gip, parola per parola, e correda il tutto con fotografie, nomi e cognomi dei giovanissim3 attivist3.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Desenzano del Garda (BS): assemblea per la Palestina interrotta dalla polizia, “grave intimidazione”

Il Collettivo Gardesano Autonomo di Desenzano, in provincia di Brescia, denuncia una “grave intimidazione” da parte di agenti di Polizia, intervenuti nella giornata di domenica durante una partecipata assemblea per la Palestina presso la Casa dei Popoli Thomas Sankara.

Immagine di copertina per il post
Traduzioni

El trabajador inexistente

Para las derechas, los trabajadores y las trabajadores son “inexistentes” sino como agentes de la producción capitalista. Están privados de una subjetividad propia: no pueden y no deben tener opiniones, pensar, cabrearse o, dios no lo quiera, ocupar las calles.