Gerusalemme, innesco di una nuova Intifada?
La manifestazione in cui il giovane è stato ucciso è partita nel momento in cui nei territori palestinesi si è sparsa la voce degli scontri che stavano avvenendo nell’area adiacente la moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, quando di decine di militari israeliani sono entrati nel perimetro sacro dopo la preghiera di mezzogiorno, attaccando i fedeli con gas lacrimogeni e bombe sonore. Dalla moschea è partito un duro confronto che, espandendosi nelle strade adiacenti, ha visto centinaia di palestinesi dare vita ad una forte sassaiola contro i militari presenti in ogni angolo della città vecchia. La battaglia è durata ore e si è chiusa con almeno 30 feriti e molti arresti.
Gli attacchi israeliani – siano portati avanti dalle forze militari o dagli stessi coloni – contro la moschea di Al-Aqsa, sono ormai continui nei territori palestinesi, ma vivono in questi mesi una forte accelerazione. Causa della ripresa tensione nella città sono i ripetuti proclami governativi e della destra ultranazionalista israeliana su possibili “perlustrazioni” nell’area della spianata delle moschee, per la ricostruzione di un “antico” tempio ebraico nell’area, di cui non ci sono evidenze storiche archeologiche. Inoltre, nella stessa area, da alcuni anni hanno preso avvio dei lavori per la costrizione di tunnel sotterranei che dovrebbero riunire i luoghi sacri ebraici, esistenti e presunti. Secondo le stime il progetto, tenuto segreto dalle autorità israeliane, farebbe confluire questi tunnel proprio sotto il centro della moschea di Al-Aqsa, potendone provocarne il collasso.
Queste provocazioni – la minaccia all’esistenza della spianata delle moschee, luogo sacro per eccellenza di tutto il mondo arabo, le continue violenze e aggressioni israeliane – rendono oggi più che mai la situazione pronta ad esplodere.
Lo si è visto nella giornata di venerdì quando, come si verifica in ogni occasione in cui si registrano scontri nell’area di Gerusalemme, fin dall’inizio in centinaia si sono mobilitati in tutti i territori palestinesi, partendo spontaneamente da villaggi e campi profughi, e dirigendosi in direzione della capitale.
Mentre ad ovest di Gerusalemme, nei pressi del campo profughi di Al-Aroub, gruppi di palestinesi attaccavano posti di blocco e torri militari israeliane con le molotov, scontri più forti si sono registrati di fronte al check-point di Qalandiya, nei pressi del muro dell’Apartheid, che separa la città dagli altri territori palestinesi. Anche qui, negli stessi momenti in cui erano in corso gli scontri a Gerusalemme, in pochi minuti si è acceso un nuovo fuoco di rivolta quando, ai militari israeliani che hanno attaccato con gas lacrimogeni e colpi di arma da fuoco, i manifestanti hanno risposto innescando una intensa sassaiola.
Così è morto Talat Ramia, venticinquenne, colpito in pieno petto da colpi di pistola, che ne hanno causato la morte poche ore più tardi all’ospedale.
Una giornata segnata da dolore, ma anche da un ritrovato confronto che, accanto alla morte del ragazzo, alle decine di arrestati e feriti, ha visto mobilitarsi tutti i territori palestinesi. Gli scontri, partiti da Gerusalemme, dopo essersi spostati nei check-point adiacenti alla città, sono poi proseguiti nella giornata di ieri durante i funerali del giovane ucciso. In centinaia hanno partecipato all’ultimo saluto del giovane di al-Ram, quartiere appartenente a Gerusalemme ma diviso dalla città dal muro dell’Apartheid. Il funerale si è ben presto trasformato in uno nuovo duro confronto tra i palestinesi- amici e parenti del giovane – e l’esercito israeliano che è intervenuto militarmente per bloccare la marcia.
Nel resto dei territori palestinesi in queste giornate la situazione non è migliore: mentre nella West Bank proseguono le espropriazioni delle terre, le violente repressioni delle manifestazioni, le incursioni notturne e gli arresti che hanno ormai raggiunto una frequenza giornaliera, i palestinesi di Gaza vivono una situazione ancora peggiore, fatta di bombardamenti giornalieri, di cui l’ultimo in ordine di tempo ha colpito il sud di Gaza nelle prime ore di questa mattina.
Ma è Gerusalemme la città dove sembrano concentrarsi le contraddizione maggiori che possono portare d un conflitto.
Nel settembre del 2000 la “passeggiata” nella spianata delle moschee dell’ex primo ministro israeliano Sharon, innescò la seconda Intifada, oggi la battaglia di Al-Aqsa ha provocato una nuova ondata di scontri anche negli altri territori palestinesi, gli stessi che hanno portato alla morte di Talat Ramia. Alle giornate di rivolta, culminate ieri con i funerali del giovane, sembra in queste ore essere seguita una calma apparente, ma come la storia della Palestina ci insegna, lo scontro in questa terra è sempre pronto ad esplodere, e Gerusalemme, con il suo valore religioso, culturale e politico è da sempre il precursore delle nuove ondate di lotte, che sembrano in queste giornate riprendere un nuovo slancio.
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