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Fronte di Afrin: le SDF/YPG entrano a Marea senza sparare un colpo

In questa fase del conflitto, il regime ha quindi tutto l’interesse ad indebolire il FSA senza esporsi eccessivamente alle pressioni internazionali; e, protetto e coadiuvato dalla superiorità aerea dell’alleato russo, sembra non opporsi all’avanzamento del progetto del Rojava con una funzione di cuscinetto verso l’ostile vicino turco a nord.

Un contesto che ha comunque giovato ai curdi del cantone di Afrin, risparmiato dal conflitto per quasi tutti gli ultimi due anni (pur nelle sofferenze provocate dall’embargo dal lato turco e dalle ostilità nelle altre zone circostanti, con annesse ondate di profughi e sfollati) grazie alle notevoli difese naturali ed alla presenza delle YPG, forti persino di alcuni mezzi corazzati sottratti all’esercito (sempre meno) regolare di Assad.

Evoluzioni che comportano la riduzione dei potenziali margini di intervento nel conflitto per la Turchia (che condivide con l’Arabia Saudita il progetto di un’invasione di terra della Siria settentrionale, pretestuosamente per combattere il Daesh), e che spiegano il recente bombardamento delle posizioni curde lungo i confini del Rojava. Non ultime quelle attorno ad Azaz, importante città frontaliera che rappresenta l’ennesima linea rossa per il regime di Ankara, ma che per il momento le SDF si sono limitate ad accerchiare  – per concentrare gli sforzi più a sud con l’aiuto della formazione araba del Jaish al-Thuwar (Esercito dei Rivoluzionari).

Questa strategia ha pagato: da una parte facilitando la penetrazione delle SDF in un’area a maggioranza araba, dall’altra limitando lo spargimento di sangue e facilitando soluzioni negoziali. Dopo aver occupato la città di Tel Rifaat, è stata nelle scorse ore la volta di Marea, uno dei primi centri a ribellarsi a Bashar al-Assad nel 2011 e simbolo della Rivoluzione – dove le SDF, dopo aver negoziato l’evacuazione delle milizie del FSA presenti verso nord, sono entrate senza sparare un colpo. Si aprono ora davanti a loro gli 80 km scarsi di territorio del Daesh che li separano dalla diga di Tishrin ad est. E dal sogno del Rojava finalmente unito…

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