
Ecuador: Noboa cerca di autorizzare una base militare USA nelle isole Galápagos
Il presidente ecuadoriano cerca di eliminare l’articolo costituzionale che proibisce basi straniere, nonostante il rifiuto sociale e ambientale.
Il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, ha incluso nella consultazione popolare del 16 novembre una domanda affinché la cittadinanza approvi l’installazione di una base militare statunitense nelle isole Galápagos, con l’argomento di combattere la pesca illegale e il narcotraffico.
L’iniziativa fa rivivere l’esperienza della base statunitense a Manta (1999-2009), installata con lo stesso pretesto, ma i cui risultati furono contestati per la sua mancanza di validità e per denunce di violazioni di sovranità e diritti umani.
Rischi per l’ecosistema e la sovranità nazionale
Le isole Galápagos, dichiarate Patrimonio Naturale dell’Umanità nel 1978, costituiscono una delle regioni ecologicamente più fragili del pianeta.
Secondo gli esperti, una base militare potrebbe incrementare la contaminazione marina, alterare l’ecosistema e limitare l’accesso degli stessi ecuadoriani, che avrebbero bisogno di permessi speciali per entrare in zone sotto il controllo militare straniero.
Il costituzionalista Ramiro Ávila, nella sua opera La mirada imperial puesta en las Galápagos (Lo sguardo imperiale posto sulle Galápagos), domanda: Patrimonio dell’Umanità o dell’Esercito nordamericano?
Ávila mette in allerta sull’installazione della base e la violazione dell’articolo 5 della Costituzione, che stabilisce: “L’Ecuador è un territorio di pace. Non si permetterà lo stabilimento di basi militari straniere né di installazioni a scopo militare”.
Precedenti storici di presenza statunitense
La presenza militare degli USA nelle Galápagos risale alla Seconda Guerra Mondiale, quando nel 1942 furono firmati degli accordi segreti per permettere il dispiegamento di truppe statunitensi a Salinas e Baltra, i medesimi punti menzionati oggi da Noboa.
Già nel 1929, l’allora presidente della Banca Centrale, Neptalí Bonifaz, propose di vendere le isole a Washington per cancellare il debito estero, idea rifiutata dal Congresso ma segnò l’inizio di un’agenda geopolitica di lungo respiro.
Durante il governo di Guillermo Lasso, Washington riuscì a riprendere la cooperazione militare e l’accesso logistico, considerato dagli analisti come l’inizio del ritorno statunitense nello spazio strategico ecuadoriano.
Nuova strategia regionale degli Stati Uniti
Noboa ha dichiarato il suo allineamento alla politica estera degli Stati Uniti e di Donald Trump, e ha giustificato la presenza della NATO in Europa come esempio per l’Ecuador.
Parallelamente, Washington avanza nella regione con la costruzione di un porto speciale a Talara, Perú, che rafforzerebbe il suo controllo militare sul Pacifico Sud e la sua posizione strategica di fronte alla Cina.
Il sociologo Luis Córdova Galarza, nella sua ricerca Nuevos enclaves militares en Perú y Ecuador (Nuove enclave militari in Perù ed Ecuador), avverte sulla presenza statunitense, che cerca di convertire ambedue i paesi in piattaforme di sicurezza e controllo marittimo, legate alla disputa globale per l’influenza tra potenze.
Resistenza sociale e ambientale
Movimenti indigeni, ambientalisti, giovanili e dei diritti umani hanno rifiutato il progetto, hanno denunciato il suo impatto ecologico, il rischio di coinvolgere l’Ecuador in conflitti internazionali e la violazione del principio di sovranità nazionale.
Hanno condannato, inoltre, la decisione del governo di promuovere una campagna pubblicitaria nelle reti e nei media nazionali per promuovere la base militare come un “vantaggio strategico” per il paese, mentre nasconde le sue implicazioni costituzionali e ambientali.
Dopo un mese di sciopero indigeno e popolare, il governo di Noboa cerca di riposizionarsi politicamente con la consultazione popolare e un discorso di “sicurezza nazionale”, mentre la presenza militare statunitense cresce in America Latina.
29 ottobre 2025
Resumen Latinoamericano
Traduzione a cura di Comitato Carlos Fonseca
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