Ancora morti in Congo. Al posto di confine di Kasindi tre camion militari e un blindato, con le insegne Onu, provenienti dall’Uganda hanno forzato il passaggio in territorio congolese sparando ad altezza d’uomo, uccidendo tre persone e ferendone 15. Da diversi giorni il paese è attraversato da manifestazioni anti-ONU, che hanno avuto luogo soprattutto nell’est della Repubblica Democratica del Congo, provocano un totale di 36 morti.
La missione di peacekeeping dell’ONU Monusco opera in Congo dal 1999. I caschi blu vengono accusati di inefficienza e di non contrastare le milizie armate che imperversano nel paese. Con 17.783 addetti – 2.970 civili e 14.813 tra militari e agenti di polizia – è la più grande missione Onu, insieme alla UNMISS impegnata nel Sudan del Sud. Nel 2010 la MONUSCO è stata autorizzata a impiegare tutti i mezzi necessari per svolgere il suo mandato che consiste nel sostenere il governo del Paese nei suoi sforzi di stabilizzazione e pacificazione e nel proteggere i civili, il personale che svolge compiti umanitari e i difensori dei diritti umani da minacce di violenza fisica.
Gli edifici MONUSCO sono stati assaltati con pietre e bombe molotov, danneggiati, dati alle fiamme, saccheggiati da centinaia di persone che lanciavano slogan contro i peacekeeper e ne chiedevano il ritiro dal paese. Mentre una parte del personale della missione veniva evacuato per garantirne la sicurezza, le forze dell’ordine congolesi sono intervenute a sostegno dei militari Onu per fermare i dimostranti.
Elena Pasquini giornalista e scrittrice Ascolta o scarica
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