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Cile: massicce proteste e coprifuoco totale

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Dopo mesi che scorreva sotterraneo il dissenso nei confronti del governo di destra neoliberista di Sebastian Pinera negli scorsi giorni è finalmente esploso. La miccia detonante è stato l’ennesimo aumento del costo dei biglietti della metro. Pinera credeva che il suo governo fosse al sicuro dai conflitti sociali che hanno ricominciato a spirare in America Latina, ma si sbagliava.

Nella capitale, a Santiago del Cile, la mobilitazione ha assunto forme inedite, di massa, con un alto livello di conflitto e molto consenso tra la popolazione. Già la settimana scorsa sono iniziate le azioni di riappropriazione, chiamate “evasioni di massa”, con decine di migliaia di utenti della metro che sono entrati nelle stazioni senza pagare. Ma da giovedì le proteste si sono acutizzate, probabilmente anche a causa del duro intervento dei carabinieri che ha portato all’arresto di 133 persone in quella sola giornata. In particolare venerdì i manifestanti hanno attaccato molti punti sensibili del potere in città: il palazzo dell’Enel (sì proprio quella italiana, attaccata per le spropositate tariffe dell’energia elettrica e per una politica di aggiornamento dei contatori), una filiale del Banco del Cile, e diverse stazioni della metropolitana sono stati dati alle fiamme. In vari punti della città i manifestanti hanno eretto barricate. Gli scontri tra carabinieri e manifestanti sono andati avanti fino a notte fonda accompagnati dai “cacerolados”. Da venerdì la metropolitana è rimasta chiusa.

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La rete metro di Santiago trasporta circa 2,8 milioni di persone quotidianamente e almeno fino ad oggi sarà completamente chiusa. Migliaia di lavoratori camminano per i principali viali -Apoquindo, Providencia e l’Alameda- alla ricerca di un trasporto pubblico per rientrare a casa. Le fermate degli autobus, zeppe di gente, non ce la fanno e non si trovano taxi vuoti. Le auto creano ingorghi nelle principali strade, la polizia devia il transito nelle zone centrali, i centri commerciali chiudono anticipatamente.

Dalla sua inaugurazione il sistema della metro ha subito diversi aumenti dei prezzi: il biglietto è salito di costo circa una ventina di volte. Nel 2007 aveva un costo di 420 pesos, mentre adesso costa 830 pesos. A questi prezzi non corrisponde però un aumento dei salari dei lavoratori. Ma non è solo la questione del biglietto ad aver agitato i cileni, piuttosto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Infatti negli ultimi anni, in uno dei paesi che ha vissuto maggiormente l’esperimento neoliberista, il costo della vita ha continuato ad aumentare indiscriminatamente, il prezzo delle case è schizzato alle stelle e i salari sono bassissimi. Tra chi protesta è chiaro che il ricatto del debito non è più accettabile tra tassi esosi e prestiti per potersi garantire una vita dignitosa.

Pinera ha infine deciso di cedere e revocare l’aumento del prezzo dei trasporti pubblici, ma ha incaricato l’esercito di gestire la sicurezza dichiarando lo Stato di Emergenza. L’esercito, per la prima volta dopo la caduta di Pinochet, ha immediatamente annunciato il coprifuoco. Dalle 9 di sera alle 7 del mattino sarà vietato uscire per strada, tranne per chi in possesso di un permesso speciale. Una minaccia diretta a chi volesse continuare le proteste ben oltre la questione del biglietto che rievoca il passato fosco del paese, ma anche un segnale dell’enorme fragilità del governo di Pinera.

 

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