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Cessate il fuoco(?) su Gaza

Imminente l’accordo di cessate il fuoco su Gaza e di scambio di prigionieri – con la mediazione di Usa, Qatar, Egitto – che dovrebbe prevedere nei primi 42 giorni il rilascio di una parte degli ostaggi e la liberazione di prigionieri politici palestinesi, mentre Israele terrà il controllo del corridoio Filadelfia tra Gaza ed Egitto e inizierà a ritirarsi dal corridoio Netzarim.

Un milione di palestinesi sfollati dal nord potranno rientrare, sotto la supervisione di una forza terza (Egitto e Qatar?) e dai valichi di terra potranno arrivare 600 camion di aiuti al giorno. In seguito, sarà negoziato il rilascio dei restanti ostaggi (a cui è legato il ritiro definitivo delle truppe israeliane) e la liberazione non si sa ancora di quanti prigionieri palestinesi. La ricostruzione di Gaza e di tutte le aree distrutte negli ultimi 400 giorni di attacco. Insomma, sul tavolo c’è una tregua di sei settimane quasi del tutto identica a quella di maggio scorso, ma nel frattempo i civili palestinesi hanno continuato a essere uccisi.

Nel frattempo continuano i bombardamenti israeliani e nella città di ieri sono stati uccisi sei ragazzi giovanissimi da un drone a Jenin, che vive una situazione molto difficile. Per quel che riguarda la Cisgiordania, alle conseguenze delle politiche economiche praticate da Israele, come la chiusura dei valichi e i ritiri dei permessi di lavoro a decine di migliaia di palestinesi, si aggiungono quelle della distruzione materiale di moltissime case e servizi commerciali.

Abbiamo provato a fare il punto della situazione al telefono con Michele Giorgio, corrispondente pagine esteri del Manifesto:

da Radio Blackout

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