
Ben Ali: 35 anni di carcere per la grotta di Ali Baba
Ed infatti è su questo terreno che ora è già iniziato lo scontro: tra un processo di verità e costruzione di memoria che il movimento tunisino ha attivato nelle giornate d’insurrezione, distruggendo il “tunisian dream”, e svelando colpo su colpo la violenza del regime e della crisi nel paese magrebino, e il processo di verità della transizione e dei suoi governi (Ghannouchi ed Essebsi), un processo politico che impone frontiere al di là del quale c’è l’ombra e il mistero, una zona in cui non si può entrare pena repressione e macchine del fango (come il caso Rajhi e Feriani dimostrano).
La catena di comando omicida che ha ammazzato i manifestanti durante la repressione di dicembre e gennaio, i sistemi di speculazione e rendita feroce delle cricche, sono argomenti di verità per la piazza ma non ancora per la giustizia formale che potrebbe temere di andare troppo infondo e puntare su questioni dall’effetto destabilizzante e sconvolgente (vedi le relazioni tra Ben Ali, Mossad, Israele) per il precario equilibrio dell’assetto istituzionale della transizione tunisina in attesa dei milioni di crediti promessi (o meglio imposti) da Obama & company. E si sa quando si tratta di altre ricchezze di Ali Baba in arrivo, e nella forma del credito poi… è vero che la verità è rivoluzionaria, oppure è niente.
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