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Attacco do Kafr Douma: dopo il padre, muore anche la madre del piccolo Ali

Si tratta del terzo decesso nel rogo del 31 luglio scorso, quando un gruppo di coloni lanciò bottiglie incendiare nella casa dei Dawabsheh bruciando vivo il piccolo Ali di 18 mesi. Una settimana dopo era deceduto il padre Saad. E i colpevoli sono ancora a piede libero. 
E’ la terza vittima dell’attacco di Kafr Douma, villaggio della Cisgiordania occupata, avvenuto il 31 luglio scorso, quando un gruppo di coloni israeliani appiccò il fuoco nella casa dei Dawabsheh bruciando vivo il piccolo Ali di soli 18 mesi. Il padre Saad riuscì a trarre in salvo sua moglie Riham e il figlio maggiore Ahmed, di 4 anni, ma non fece in tempo a portare fuori Ali, che morì carbonizzato all’interno dell’abitazione.
La famiglia, trasportata d’urgenza all’ospedale di Nablus, era poi stata trasferita nel nosocomio di Hashomer, in Israele. Saad era morto una settimana dopo il ricovero per le ferite riportate, con ustioni che coprivano 80 per cento del suo corpo. Riham ha resistito più di un mese in condizioni critiche, ma il peggioramento definitivo è avvenuto venerdì scorso. Ora si spera per Ahmad, che a detta dei medici e dei familiari sembra stabile e in via di miglioramento.
A oltre un  mese di distanza dall’attacco, gli assassini della famiglia Dawabsheh restano ancora a piede libero. Nonostante i proclami sontuosi delle autorità israeliane – in primis del premier Benjamin Netanyahu – sulla “tolleranza zero” nei confronti dell’ “estremismo ebraico”, è stato spiccato solo un ordine di detenzione amministrativa (carcere senza processo) per sei mesi nei confronti di tre militanti di destra e provvedimenti restrittivi nei confronti di una decina di coloni ed estremisti.
Secondo i dati dell’ufficio dell’Onu per la Coordinazione degli Affari Umanitari, dall’inizio del 2015 sono stati 142 gli attacchi di coloni israeliani a residenti palestinesi e alle loro proprietà. Come sottolineato dal portale Middle East Eye, secondo uno studio pubblicato dall’associazione per i diritti umani Yesh Din, su mille denunce da parte palestinese, solo il 7.4 per cento ha prodotto un capo d’accusa negli ultimi dieci anni.

Non ce l’ha fatta Riham Dawabsheh, 27 anni appena compiuti, a sopravvivere oltre. Con ustioni di terzo grado su oltre 90 per cento del corpo, è morta subito dopo la mezzanotte dopo quaranta giorni di agonia. Lo riferiscono i media arabi, citando i familiari della vittima.

Da Nena News

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pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

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