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Sedici braccianti morti nel foggiano in tre giorni: una strage che reclama lotta dura

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Sedici morti in tre giorni e sette feriti nelle strade che si immettono nelle campagne pugliesi.

E’ un bollettino di guerra continua nel sistema delle piantagioni di pomodoro. Non solo morti di fatica e paghe da fame, ma un intero meccanismo di produzione e disciplinamento che continua indisturbato da anni. E ora questi due veicoli con dentro le vite di sedici persone, cancellate.
Forse non hanno fatto così scalpore nella mente di chi è lontano, magari a rilassarsi e svagarsi al mare. Forse hanno fatto maggiormente impressione nei più le fiamme roboanti dovute alle pure disastrose esplosioni a catena nella tangenziale di Bologna.

Ma se non fanno scalpore ora, quando? Se la casistica decreta due incidenti mortali, con pulmini sovraffollati, in tre giorni, le condizioni perchè ciò sia potuto accadere da quanto ci sono? E’ questa la domanda da porsi per il nostro mondo frazionato, deriso e spesso sovrastato dall’onnipresenza della instant-news, del one-man-show, del vivere tanto nei social quanto nelle strade, talora allontanandoci da queste ultime.
Perchè altrimenti di questo scempio umano, al pari di quello che si consuma per molte persone nel mare Mediterraneo e che magari erano amici di questi braccianti, si incentiva solo il suo proseguo.

Tanti casi anche nel nostro Paese negli ultimi anni hanno dimostrato che alzare la testa, andare oltre le forme standard della contrattazione vertenziale, scontrarsi anche duramente con caporali e crumiri ha sovvertito condizioni impensabili in settori lavorativi preda anch’essi di caporalato e sfruttamento.. e tante volte un mondo di solidarietà attiva si è aperto e stretto attorno a coloro che si son voluti mettere in gioco e auto-organizzare..

 

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