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Maserati Modena: una lunga e lenta agonia verso la chiusura?

Uno stabilimento, quello modenese, che si trova da parecchi mesi (se non anni) al centro dell’annosa questione sulla sua possibile chiusura, senza un piano industriale definito e senza alcun progetto. Il tutto viene assecondato da una politica locale incapace di delineare un progetto serio sul welfare cittadino, incapace di dare risposte concrete ai lavoratori modenesi e troppo impegnata nel perseguire interessi personali. A fronte di tutto ciò, dunque, bisogna cominciare a dare un segnale forte alla controparte; le logiche sindacali messe in campo in questi ultimi anni non sembrano essersi poste nemmeno un obiettivo chiaro, dato il loro continuo accontentarsi del “meno peggio” accettando casse integrazioni o mobilità e ottenendo al massimo orari di solidarietà. Crediamo che, in questa fase, si debba dare un taglio netto a queste strategie inconcludenti e cominciare veramente a mettere in campo soluzioni, da parte dei lavoratori, che siano autonome. Questo sta gia` succedendo all’interno del mondo della logistica ( vedi le vicende dell’Ikea e di altri stabilimenti del bolognese) e della sanità ( vedi le lotte nella zona del pisano). Stiamo parlando di soluzioni in cui “vincere” torni ad avere il significato di una controparte sconfitta, non di una mera mediazione. Il processo che vogliamo costruire potrebbe essere lungo, ma sicuramente alla base deve possedere questo concetto: gli spazi in cui le crisi vengono create devono lottare per questo tipo di vittoria.

Veniamo agli ultimi accadimenti riguardanti le vicende della Maserati, riprendendo le dichiarazioni di assessori e delegati sindacali.

La Maserati, storico marchio del tridente, non trova pace dopo l’avvento del Modello Marchionne all’interno della galassia targata Fiat, destinata a chiudere e trasferire la produzione negli stabilimenti di Grugliasco nel piemontese. Da anni si parla di crisi di produzione e di chiusure, ma queste voci sono sempre state smentite sia da un qualche progetto di un piano industriale per rilanciare lo stabilimento ( al momento ancora inesistente), che dalla politica locale impegnata nel convincere i cittadini che la fabbrica rimarrà a Modena; tutti si sono espressi: dal signor sindaco Pighi a diversi assessori regionali, tra cui ultimamente anche Daniele Sitta. Il “super assessore” pero`, al momento, si trova al centro di un’altra scomoda vicenda: la pista-prove di Marzaglia. Le sue parole sono state le seguenti: «La Maserati rimarrà modenese. Nei giorni scorsi il sindaco Giorgio Pighi ha partecipato a Torino all’incontro che ha dato vita al coordinamento delle città sedi di aziende del gruppo Fiat e il Comune è impegnato a sostenere le iniziative che garantiscano insediamenti produttivi e occupazione. A Modena rimarrà la produzione della gamma sportiva della Maserati e verrà avviata quella della 4C Alfa, ma soprattutto rimarrà a Modena -aggiunge, riprendendo le parole dell’amministratore delegato del Tridente Harald Wester- il cuore e la testa della Maserati con tutta l’attività di progettazione, di ricerca e sviluppo, di marketing. Un riconoscimento per un territorio che garantisce competenze che rendono possibile creare prodotti non solo di eccellenza, ma unici. L’impegno, quindi, è a vigilare e a confrontarci con Fiat sui piani industriali per l’Italia e per Modena, ma dobbiamo anche operare per creare le condizioni migliori per fare industria motoristica nel nostro territorio: migliorare i nostri istituti tecnici, valorizzare la cattedra di Ingegneria del veicolo della facoltà Enzo Ferrari, mettere a disposizione infrastrutture come quella della pista prove di Marzaglia -la stessa della vicenda elencata prima che sta sollevando un polverone all’interno della politica locale modenese-. Non esistono limiti a Modena per una espansione dei livelli produttivi», confermando le possibilità di ampliamento dell’azienda in via Divisione Acqui.

Dunque queste le parole dell’ assessore che vengono subito riprese dai delegati della Fiom di Modena per smentirle «Ricordiamo bene –dicono delegati Fiom in Maserati– che già quattro anni fa l’assessore Sitta parlava di accordo quasi concluso per l’ampliamento dello stabilimento. Dichiarava, nel giugno del 2008, che saremmo arrivati a produrre 12mila autovetture all’anno. Sono passati quattro anni e dell’ampliamento nemmeno l’ombra, senza contare che ad oggi arriviamo a nemmeno 5mila vetture. Fa specie che un amministratore locale continui a raccontarci queste favole, mentre la realtà è che il marchio Maserati è fortemente a rischio a Modena». «La realtà è – continua la Fiom/Cgil – che oggi non solo non si parla di ampliamento, al contrario di ridimensionamento, con i primi 50 lavoratori che già andranno in Ferrari e che sicuramente non ritorneranno più in Maserati».

Proprio cosi`, nella logica della grande famiglia, 50 lavoratori sono stati spostati nel più prestigioso (ma solo per il nome) stabilimento della Ferrari di Maranello che produce i motori per le vetture Maserati. Questo stabilimento, pero`, e` stato già citato dalle cronache locali (ovviamente non nazionali, per evitare di infangare un marchio cosi` prestigioso come quello Ferrari!), per il suo modo di agire scorretto e delatorio verso i lavoratori non allineati e appartenenti a certe sigle sindacali. Azioni padronali che, al momento, vengono contrastati da una resistenza messa in campo dalla CUB metalmeccanici. In risposta a questi spostamenti, continua a dire la sua l’Rsu Fiom «E dopo cosa faranno? Non c’è nessun piano industriale chiaro, e senza nuovi modelli Modena si spegnerà in silenzio. Soldi e produzione vanno altrove. E’ questo il vero problema».

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