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Le menzogne di Emilia Garuti e del Pd. Da che parte stanno veramente gli studenti?

Questa sedicente studentessa, che ha fatto il giro del web, pare farsi portavoce della versione più accreditata dagli studenti in merito alla “situazione 36”. Peccato che non è tutto oro quel che luccica!

Scrutando un po’ lo stesso web a lei (e a tanti altri sciacalli) molto caro, si scopre che la studentessa fa parte della segreteria regionale del Partito Democratico, nel ruolo di, guarda un po!, responsabile alla legalità! Nessuno è più di sinistra di te, ma per piacere, proprio tu che stai al soldo di Poletti – lui che vorrebbe condannare la nostra generazione ad ammazzarsi! Ma strano eh, è proprio il Partito Democratico, quella squallida e bestiale cricca di speculatori e massacratori di giovani e poveri, che si ingegna – a tempo record – per diffondere per bocca di una sua dirigente parole infamanti e bugiarde.

Come lei più che “la studentessa” è donna di Partito, così quella petizione su Change.org pare farle il paio. Lì dove può firmare chiunque e a nome di più persone contemporaneamente, pare insidiarsi il germe della verità, della grande condanna dei giovani scesi in strada. Peccato si tratti dell’ennesimo specchio per le allodole, dell’ennesimo fasullo e menzognero stratagemma per screditare chi di ragione ne ha da vendere.

Gli studenti che attraversano realmente l’università, non gli sciacalli del Pd, di Comunione e Liberazione o dellla Lega Nord, stanno evidentemente con chi ha subito questa infame aggressione. Possiamo ascoltare le loro voci in questi 18 minuti di audio raccolti da Radio Città del Capo a questo link

O anche in queste testimonianze che riportiamo di seguito di una ex studentessa dell’Ateneo di Bologna con dottorato in Inghilterra e di un docente dell’università di Bologna.

“Chi si felicita dei tornelli in università e si lamenta dei collettivi forse non sa proprio di cosa stia parlando. E lo dico da ex studentessa dell’ateneo bolognese che ha scritto la propria tesi praticamente al 36 laureandosi con 110 e lode e conseguendo un dottorato all’estero. Qui dove lavoro io, in Inghilterra, in biblioteca si accede esclusivamente con il badge. E sapete perché?

Perché l’università è stata COMPLETAMENTE privatizzata pure se formalmente pubblica, con un innalzamento delle tasse a £9,000 annue per un corso triennale. Qui, dell’università pubblica non è rimasto nulla. Gli atenei sono luoghi sterili, luccicanti, dove non avviene alcun tipo di confronto culturale e politico, dove gli studenti si percepiscono come dei clienti paganti, dove la qualità dei saperi è completamente sacrificata in nome di una logica mercantile e della vendita dei titoli di studio, e dove l’istruzione è diventata talmente elitaria che l’80% degli studenti a cui insegno è straniera, di “autoctoni” nemmeno l’ombra.

E’ questo il tipo di università che vi piace? Volete atteggiarvi da pubblico pagante? Venite qui, però pagherete 5,10 volte di più di quello che pagate attualmente, e per ricevere un’istruzione infinitamente più mediocre e passare la vostra vita col badge al collo targati come un’automobile. Oppure, apprezzate l’università pubblica, accessibile a tutti, che in Italia c’è ancora l’opportunità di difendere, e che francamente mi sento di dire che non vi meritate giacché non siete in grado di apprezzarla e di tutelarla come luogo di confronto. In ultimo, due cose rispetto a quanto accaduto al 36.

Da che mondo è mondo, la polizia NON dovrebbe mai entrare dentro un’università. In secondo luogo, vi atteggiate da studenti e non siete manco in grado di guardare le figure: ieri la celere ha DEVASTATO il 36, rompendo tavoli, maniglie, porte, rovesciando libri, lanciando sedie. Non gli studenti. Quindi la prossima volta che volete fare gli studentelli saputelli, andatevi a leggere qualche libro di storia, e scoprirete che queste scene a cui avete assistito accadono nelle dittature, non in quella cosa che voi chiamate “democrazia” e di cui tanto a sproposito vi riempite la bocca”

O ancora questa riflessione di Alberto Tarozzi (ex Docente UniBo)

DOCENTE A BOLOGNA (1970-2005), MAI VISTO CARICHE DENTRO ALL’UNIVERSITA’: FINCHE’ ADESSO….

Non mi permetto di sputare sentenze su situazioni che non conosco. Ma neppure permetto di sparare idiozie sul passato a chi non ha vissuto come me nell’Università di Bologna per 40 anni.
In quei 40 anni la polizia MAI è intervenuta all’interno dei locali dell’Università militarmente, nemmeno mentre qualcuno occupava, nemmeno quando nei dintorni c’erano episodi di lotta armata.

Il suo arrivo era SEMPRE preceduto da un avvertimento che permetteva agli occupanti di allontanarsi e di evitare di fare dei locali universitari un luogo di scontro, Tutt’al più, se c’era qualcuno presente, gli venivano chiesti i documenti per il riconoscimento. Fuori dall’Università si sparava e si lanciavano molotov.
La polizia colpiva e cadevano i lacrimogeni. MAI però i locali universitari, per nessuna ragione, avevano visto episodi di scontro fisico determinato dall’irruzione delle forze dell’ordine che coinvolgessero non dico tutti gli studenti, ma nemmeno i soli occupanti.
Una questione di intelligenza politica e di senso delle istituzioni che questa volta è mancato, come MAI era avvenuto prima.

Questa volta è avvenuto e io credo che si debba temere per la democrazia. Dei tornelli me ne fotto.

Infine questa lettera agli ‘studenti che si dissociano’ di Stefano Sissa

Cari studenti ‘per bene’ che vi dissociate dai fatti degli ultimi giorni, io vi conosco troppo bene per non vedere cosa c’è dietro la vostra maschera perbenista, di quelli che stan sempre a fare distinguo, a dire che in effetti qualche motivo di protestare ci sarebbe, ma non sono questi i modi e le motivazioni giuste. Non si sa poi mai quali sarebbero quelle giuste, perché trovate SEMPRE qualche motivo per distanziarvi e trovare un alibi della vostra inazione. Avete sempre di meglio da fare: studiare per un esame (di cui però dimenticate tutto dopo averlo dato), andare al corso di teatro, cercare su internet una borsa di studio per andare in Irlanda. Pensate a voi stessi. Punto.

Io vi conosco bene; so cosa volete dalla biblioteca del 36 e da altri luoghi ameni dell’università. Volete il comfort; il piccolo lusso quotidiano di chi non deve lavorare per vivere; eh, finché si può, ancora per qualche anno; poi si vedrà.

Quando studiavo per il dottorato, io ho sempre trovato biblioteche libere e silenziose, dove studiare in perfetta tranquillità. Per cui non raccontatemi che i manifestanti vi han tolto il diritto di studiare in pace: fate ridere i polli (peraltro avevano semi-occupato aprendo la sala studio a tutti).

Cari furbetti, voi non volete questo, perché lo studio vi interessa sì, ma il giusto: vi interessa più che altro prendervi un titolo e farvi il vostro bel viaggetto Erasmus, lamentarvi che qui in Italia fa tutto schifo, sbandierare che tanto voi ve ne andrete a fare carriera all’estero, salvo trovarvi a 30 anni a lavorare in un call-center per 500 € da precario oppure tornare a vivere con mammà e pappà che se ne stan lontano da Bologna, rimpiangendo i bei tempi in cui vi divertivate.

In realtà vi piace il bivacco, ma solo quello ‘soft’, pulitino; vi alzate tardi perché siete stati fuori la sera, magari al Kinki; e studiate alcune ore in biblioteca, non lo nego; ogni tanto vi concedete persino un ‘cannino’ non troppo forte, mentre alle macchinette cercate di imbarcare una tipa (o farvi imbarcare da un tipo) invitandola ad un aperitivo. Un piaceruzzo per il giorno e uno per la sera, come diceva Nietzsche.

Lo svacco soft vi piace; sì, eccome! Siete a Bologna per quello, porco giuda! Ma i tossici veri e propri, cazzo, quelli no; viva i tornelli!!! Perché i tossici non li volete vedere; quelli sì che vi fan schifo, anche se ai tempi del liceo credevate che sareste un giorno andati a fare volontariato nei Sert per aiutare il prossimo. Ma allora eravate condizionati dalle chiacchiere buoniste dei vostri prof. di scuola… Oggi invece puntate a qualcosa di ben più fico che occuparvi dei merdosi drogati; oggi voi pensate che un giorno lavorerete nella cooperazione internazionale, all’estero, per qualche ONG; e lo pensate perché stavolta invece siete condizionati dalle chiacchiere buoniste dei vostri professori universitari, mica più da quelle di quegli sfigati dei vostri vecchi prof. di liceo. I professori universitari: quelli sì che son fichi, invece. Volete essere come loro. E anche loro vogliono i tornelli, proprio come voi! Evviva!

E poi viva i tornelli ancora! Stavolta per tenere fuori gli studenti antagonisti (che saranno segnalati alle forze dell’ordine e gli sarà tolto il ‘badge’); sono quelli che voi chiamate gli “pseudo-rivoluzionari”. Dite che son figli di papà, che sono dei cazzoni. E a volte è vero che lo sono, porcavacca; spesso sciorinano slogan a pappagallo senza capire bene la complessità delle cose e non è raro che non riescano a organizzarsi in modo decente. Peccato però che quelli che tra voi non sono altrettanto dei ‘figli di papà’, è perché sono solo dei ‘borghesi-piccoli-piccoli’, con la mentalità calcolatrice da ‘bottegaio’ ben nascosta sotto quintali di cosmopolitismo d’accatto che vi hanno instillato nel cervello molto facilmente, perché vi è piaciuto un sacco farvi il ‘trip’ che mentre vostro papà ha una salumeria di paese, voi invece vivrete viaggiando per il mondo lavorando per l’ONU. Peccato che succederà solo a uno su mille: il più lesto di voi a prostituirsi senza ritegno. E non sarete voi, perché anche se siete sordidi, in fondo al cuore un briciolino di moralità nascosta forse ce l’avete ancora, chissà…

Dunque gli pseudo-rivoluzionari sono spesso dei cazzoni; verissimo. Però almeno loro la faccia ce la mettono. Fanno le proteste contro il caro-mensa, contro l’aumento delle tasse universitarie, contro l’aziendalizzazione dell’università, contro il fatto che tutto diventi solo un asettico e burocratico esamificio dove si parla solo di esami e nient’altro, contro i tagli e le privatizzazioni, contro la schifosa mafia dei professori universitari (di cui forse non vi siete ancora accorti), contro il fatto che pian piano stian togliendo dalla città tutti gli spazi di socializzazione che non siano a pagamento, contro il fatto che l’università non è più un luogo di vero confronto e anche di dissenso, ma di pura riproduzione del sistema così com’è.

E – sapete miei cari – questi ragazzi, che pure spesso sono un po’ cazzoni (ripeto che è vero), però hanno il coraggio – a differenza di voi – di prendersi qualche manganellata in faccia, e di subire procedimenti giudiziari con capi di imputazione anche gravi, per proteste tutto sommato non poi così estreme. Sono quelli da cui voi vi dissociate proprio il giorno stesso in cui loro han preso le manganellate dai celerini !!! Del resto, voi non correreste mai questi rischi: come fate a partire per l’Erasmus l’anno prossimo se vi tocca andare alle udienze dei processi? No no no no! Voi ci tenete a prendere le distanze da tutto ciò; e lo fate con il vostro nome e cognome nelle petizioni, nelle lettere sul web; ci tenete a render pubblico il vostro nome: non si sa mai che qualche professore universitario o qualche azienda lo noti e capisca che siete abbastanza affidabili per essere intruppati e finalmente fare carriera; voi sì, perché quando è ora, sapete obbedire in cambio del pezzo di pane. Disprezzate i punkabbestia, ma non avete più onore di loro. Siete più puliti di loro solo fuori; dentro no.

Intanto però continuerete anche voi a dire che siete contro il caro-mensa, l’aumento delle tasse, ecc. ecc.; ma lo direte mentre sorseggiate uno spritzzino o un birrino, tranquilli tranquilli, che tanto la prossima settimana non siete mica voi che andate sotto processo. Tutt’al più per potervi permettere di continuare l’università, tra il caro affitti, i libri, le tasse che aumentano, ecc. vi deciderete ad andare a lavorare in un bar; solo qualche sera alla settimana. Tra dieci anni, però, sarete ancora lì a lavorare in quel bar, a tempo pieno stavolta; e vedrete di nuovo i poliziotti manganellare altri studenti, di un’altra generazione, che starà messa ancor peggio di oggi. E ancora una volta, vi dissocerete da loro; e lo sapete perché? Perché psicologicamente fa male identificarsi con gli sconfitti, con chi prende le botte; è più consolante identificarsi con chi comanda e con chi le dà; basta però non fare caso al fatto che da anni vi han ficcato una scopa in culo con la quale state ramazzando per terra per 800 € al mese senza diritti sindacali.

Viva i tornelli, ragazzi! Che tengano ben fuori la feccia!

Peccato che la vera feccia – la feccia più meschina e spregevole – siete proprio voi.

 

tratto da Univ-Aut

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