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Decreto Imu-Bankitalia: a lezione dal capitale fittizio

 

Come ha sitetizzato bene l’economista Loretta Napoleoni (vedi link sotto):

«Il governo Letta ha concesso alla Banca d’Italia di usare 7,5 miliardi di euro delle riserve statutarie per aumentare il proprio capitale. Le riserve statutarie sono in monete estere ed appartengono al patrimonio dello Stato, non al capitale della banca centrale. Bankitalia gestisce questo patrimonio come una qualsiasi banca gestisce quello dei propri correntisti. A sua volta le riserve statutarie appartengono alla nazione Italia, sono soldi accumulati per noi, è una parte della nostra ricchezza monetaria».

 

In sostanza l’operazione serve a patrimonializzare le maggiori banche italiane. Uno scambio (ovviamente differenziale: in testa ci sono Imi-San Paolo e Unicredit) difensivo in vista dei test europei dell’Unione bancaria sullo stato di salute delle banche italiche, poco patrimonializzate e piene di crediti inesigibili, oltrechè di titoli di stato nostrani comprati con gli aiuti della Bce (a parte quelle virtualmente fallite come il Monte dei Paschi tenuto su dagli aiuti statali, prima di Monti ora di Renzi-Letta). I quali aiuti, di passaggio, hanno fatto calare il famigerato spread (oltre ad altri fattori attinenti la incredibile mole di liquidità immessa sui mercati finanziari da Fed e Banca del Giappone a sostegno delle borse).. Della serie: altro che ripresa in vista!

Ma c’è un secondo aspetto di portata più generale: tecnicamente, le quote sono rese trasferibili ovvero possono andare sul mercato con un altro aiutino statale, cioè “il Governo/Tesoro prima rivaluta contabilmente le quote delle banche in Banca d’italia e poi se le ricompra al nuovo elevatissimo prezzo” dalle banche private che le detengono oppure paga loro dei dividendi (fino al 6%!), quindi quelle quote diventano a tutti gli effetti valore delle banche vendibile sui mercati finanziari. Abbiamo qui un esempio classico, a mezzo intervento dello stato, di produzione di capitale “fittizio” attraverso la capitalizzazione di un utile finanziario previsto (tecnicamente: “scontato”)! Fittizio non significa non reale, però: è un nulla che pretende una valorizzazione sulla ricchezza realmente prodotta dalla società, in un modo o in un altro, che siano le rinnovate privatizzazioni, la messa sul mercato di riserve auree o dei risparmi accumulati nella Cassa Depositi&Prestiti o, in ultima e decisiva istanza, l’espropriazione del lavoro altrui. Qui non siamo più solo alla classica operazione di socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti, di trasferimento di ricchezza “pubblica” ai privati, ma alla sostanza della finanziarizzazione come prelievo sul lavoro e sulla vita della generazione presente e di quelle future. Quanto successo è un piccolo assaggio di quanto si prepara – dopo e con la blindatura “democratica” del sistema elettorale in nome della governabilità del partito unico (Renzi & Berlusconi) – con il jobs act. E poi si lamentano se a qualcuno scappa l’insulto…

 

Qualche link per capirci di più

 

Le quote di Bankitalia: la solita porcata (noisefromamerika – economisti italiani di stanza negli Usa, amici del “mercato pulito”)

Il regalo di Bankitalia (Keynes-blog,  neo-keynesiani)

Imu-Bankitalia: se il governo e le banche diventano soci in affari (di Loretta Napoleoni)

Imu-Banca d’Italia. Un regalo alle banche (Intervista di Radio Blackout a Francesco Carlizza)

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