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Ilaria Salis: la prima udienza si chiude con un rinvio al 24 maggio. “Non e’ piu’ tempo degli appelli, bisogna portarla via subito”

Si è aperto a Budapest lunedì 29 gennaio il processo a Ilaria Salis, l’insegnante antifascista di Monza detenuta da un anno in Ungheria per gli scontri con un gruppo di neonazisti. Rischia undici anni di carcere da scontare in Ungheria in condizioni disumane.

Quella di questa mattina era l’udienza preliminare, aveva valore “interlocutorio” e si è chiusa con il rinvio del processo al 24 maggio.

Ilaria è stata condotta in aula in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti, mentre una secondina la trascinava per una catena. Dentro l’aula il legale ungherese Magyar ha riportato la dichiarazione di non colpevolezza di Ilaria, ribadendo “che le prove della partecipazione di Salis alle aggressioni sono discutibili, come la definizione di “potenzialmente mortali” delle lesioni riportate dalle vittime, dato che erano risultate guaribili in otto giorni”. Aggiungendo che non sarebbe convincente neanche il reato di “associazione per delinquere”.

A Budapest anche il padre di Ilaria e il legale italiano, Eugenio Losco, il quale ha potuto prendere atto di quel “trattamento disumano” da lei denunciato tramite il memoriale depositato a ottobre: “un trattamento che viola ogni norma europea in materia di diritti dei detenuti”.

I familiari di Ilaria Salis hanno da tempo lanciato una petizione per la sua liberazione, denunciando le condizioni inumane di detenzione e chiedendo più volte l’intervento delle autorità italiane, accusate di immobilismo dai familiari di Ilaria. Per il suo immediato rientro in Italia, oggi presidio solidale a Milano, in piazza Missori.

Per capire meglio come è andata, e ricostruire questa prima tappa del processo, l’intervista a Eugenio Losco, legale di Ilaria. Ascolta o scarica

da Radio Onda d’Urto

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