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Tupac Amaru la battaglia decisiva

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José Gabriel Condorcanqui, detto Túpac Amaru II, decide di farsi chiamare con questo nome in onore dell’ultimo sovrano inca vissuto nel XVI secolo che aveva guidato l’ultimo disperato sforzo della popolazione native alto-andine contro la dominazione spagnola, giustiziato nel 1572. Questa scelta come nome proprio (e di battaglia) oltre a voler indicare una diretta discendenza dal popolo inca, se non reale comunque rivendicata, risuona come una dichiarazione di intenti. Rifiuta il nome spagnolo, come rifiuta la dominazione dei colonizzatori, esprime orgoglio e fierezza indigena e la volontà di lottare contro la secolare dominazione spagnola e lo sfruttamento delle popolazioni indigene da essa derivato.

La situazione sociale ed economica del Perù nella seconda metà del XVIII secolo era caratterizzata da una rigorosa segregazione. Tutto il potere e tutta la ricchezza erano concentrati nelle mani di una piccola minoranza di coloni spagnoli, gli “encomienderos”. Nell’ingranaggio sociale della colonia, gli indigeni, discendenti da ciò che resta dell’antico impero inca, costituivano la classe lavoratrice. Il loro lavoro, in agricoltura e non specializzato nelle miniere, era obbligatorio, organizzato in forma di mito, un servizio periodico. Un’altra forma di lavoro forzato e periodico per gli le comunità indigene erano gli obrajes, ovvero le primitive industrie tessili.

In questo quadro si inserisce l’operato rivoluzionario Tupac Amaru II. In un primo periodo si dichiarò (strategicamente?) devoto della religione cattolica e al re di Spagna nel 1766 formulò la sua domanda formale per il diritto di essere dichiarato cacique, a capo dei territori ereditati dal padre. Ottenne l’incarico che gli permise di percorrere le Ande in lungo e in largo venendo a conoscenza in prima persona delle terribili condizioni di salute e di vita degli indigeni e del forte malcontento che regnava tra loro.

Convinto di non avere modo di raggiungere un miglioramento per la popolazione indigena attraverso vie pacifiche e petizioni, da inizio apertamente alle ostilità il 4 novembre 1780 quando con la sola autorità della sua persona, ad un banchetto a Tungasuca trae in arresto il temuto e avversato “correggidor” Arriega (funzionario reale della corona spagnola) e lo giustizia pubblicamente. Dopo raduna un esercito di decine di migliaia di indigeni e annuncia la sua missione cioè la volontà di dare la caccia a tutti i corregidores, principali responsabili della miseria degli indigeni e si mette così alla guida della rivolta contro lo sfruttamento delle popolazioni autoctone. Il 13 novembre, Túpac Amaru , con le sue truppe di contadini e minatori , assale e distrugge gli obrajes di Pomacanchi e Parapicchu. Il 17 novembre durante la battaglia di Sangarará, sconfigge gli spagnoli e i creoli che si erano barricati dentro una chiesa. Per questa profanazione del tempio, l’inca viene scomunicato, la chiesa lo combatte apertamente e con tutti i mezzi. L’esercito spagnolo si fortifica in Cuzco, mentre Túpac Amaru invia dei distaccamenti militari per conquistare le province vicine. Il 28 dicembre arriva a Picchu, ma perde tempo per cercare di assicurarsi l’appoggio creolo invano, dando così agli spagnoli la possibilità di migliorare le loro difese. Il combattimento decisivo per il possesso di Cuzco comincia l’8 gennaio. Dopo una dura battaglia, ritentano un secondo assedio, ma grazie all’ingente arrivo di rinforzi, consistenti in 9000 indios e meticci, per aiutare i realisti, il 10 gennaio l’esercito di Túpac Amaru deve desistere.

I due capi militari, generali spagnoli, Areche e Valle mandati in loco per reprimere la rivolta, adottarono alcune misure per dividere i ribelli. Tupac Amaru viene catturato grazie al tradimento di un sottoposto. Condannato a morte per squarciamento, si narra che il suo corpo venne legato a quattro cavalli, fatti partire nelle quattro direzioni ma le membra robustissime del capo inca non cedettero, quindi la pena dello squartamento venne commutata in decapitazione. La testa ed il corpo di Tupac Amaru vennero portati in giro per i villaggi che lo avevano aiutato, come ammonimento.

Ma la ribellione continuò e si espanse perfino intorno alla regione del lago Titicaca sotto la guida di suo fratello, Diego Cristóbal Túpac Amaru. Fu alla fine definitivamente repressa nel 1782. Túpac Amaru è considerato tuttora simbolo delle rivendicazioni e dell’orgoglio dei popoli nativi contro il dominio e lo sfruttamento spagnolo.

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