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Nascita del POUM

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Agli inizi degli anni 30 quando cadde la monarchia il partito comunista era una piccola frazione che oltretutto aveva subito già due importanti scissioni: la nascita della federazione Balearo-catalana e quella che nel 1932 diventerà la sinistra comunista (Izquerda Comunista,IC) e che aderirà alla quarta internazionale di Trotsky. Inutile dire che il partito comunista spagnolo (PCE) considerava queste due formazioni come dei traditori controrivoluzionari.

Proprio le due formazioni che si erano staccate dal Pce erano nei primi anni della repubblica le forze più attive nel progetto per la creazione di un unico partito rivoluzionario. Un primo passo fu rappresentato dalla costituzione delle Alleanza Operaie, (alianzas obreras) che si ebbe tra il settembre del 33 e il maggio del 34 rispettivamente a Madrid e nelle Asturie con lo scopo di creare un fronte unico e operaio capace di impedire il trionfo della reazione. Il documento di fondazione dell’Alleanza in Catalogna reca la data del 9 dicembre 1933 e tra le altre cose afferma che “i soggetti firmatari di tendenze e ispirazione dottrinarie diverse, ma uniti dal comune desiderio di salvaguardare le conquiste raggiunte sino ad oggi dalla classe lavoratrice spagnola, hanno costituito la AO per opporsi alla reazione nel nostro paese per evitare tentativi di colpo di stato o instaurazione di una dittatura.”

Anche il partito comunista, dopo aver denigrato l’AO, entrò a farne parte; l’AO era formata dalla Ugt (Union general de Trabajadores), Psoe, Federacion Sindacale Libertaria, Union socialista di Catalogna, BOC (Bloque obrero y campesino), IC; la Cnt (il sindacato anarchico) faceva parte dell’ AO delle Asturie.

Il progetto naufragò.

Nonostante questo insuccesso i tentativi per dar vita ad un partito unico andavano avanti; il primo passo fu tentato in Catalogna, dove un piccolo partito Il Partito Catalano Proletario procedette a convocare tutte le organizzazioni marxiste: il Bloque Obrero y Campesino (blocco operaio e contadino, formazione in cui era confluita la federazione Catalano-Baleare), la Federación Catalana del Partito Socialista, il Partito Comunista, la Uniò Socialista de Cataluña e la Izquierda Comunista (IC).

Sin dalla prima riunione apparirono le differenze che riguardavano diversi temi (il modo di procedere alla unificazione, i referenti internazionali, i rapporti con le forze nazionali), furono però individuati anche elementi comuni: la necessità di riunire le forze marxiste rivoluzionarie; il rifiuto di collaborare con i partiti borghesi; presa violenta del potere attraverso la lotta armata e instaurazione della dittatura del proletariato.

Un incontro successivo segnò, però, definitivamente l’abbandono di questo progetto perché i socialisti non lo ritenevano valido in quanto avevano già un partito politico di riferimento (il Psoe), e i comunisti chiedevano l’espulsione dal tavolo dei “traditori” della IC. Altro problema che determinò la rottura del progetto fu l’area geografica di riferimento di questo soggetto con alcune forze che spingevano per dare al partito una sfera nazionale e altri che vedeva una forza politica solo catalana.

Dei tanti soggetti presenti solo il Boc (Blocco operaio e campesino, nato nel marzo del 1931 e che nel 1934 aveva 4500 militanti e 74 sezioni) e la IC (Sinistra Comunista) andarono avanti nel formare un nuovo partito. Le tesi e le risoluzioni furono preparate dai due leader Maurin e Nin che le sottoposero ai rispettivi comitati centrali ottenendo l’avvallo e portandole alla riunione del 26 settembre 1935 che diede formalmente vita alla nascita del nuovo partito: il partido obrero de unificacion marxista (POUM ).

Il nuovo partito ebbe la riunione del primo comitato centrale nel gennaio del 1936.

Al momento della fondazione il Poum poteva contare su 8000 militanti e circa 40000 simpatizzanti; aveva una organizzazione giovanile (la Juventud Comunista Libertaria) molto forte in Catalogna e nel Levante e c’era anche un sindacato “vicino” al neonato partito, il FoUS.

Il congresso eleggeva il comitato centrale ,composto da 41 membri, e il segretario generale. Il C.C eleggeva 6 compagni che insieme al segretario formano il comitato esecutivo.

La struttura del partito si articolava in cellula, unità locale, regionale e nazionale. Aveva un organo di stampa “La Batalla”, Il “Front” organo del partito in Catalogna, e una rivista mensile teorica” la Nuova Era”, inoltre possedeva una casa editrice, la Editorial Marxista.

I principi

Il Poum riteneva che il partito dovesse svolgere un doppio ruolo; rispetto al proletariato doveva promuovere l’unità di tutti i lavoratori formando il fronte unico orizzontale e verticale, cioè sia a livello nazionale che a livello locale; doveva promuovere l’unità sindacale unendo tutte le forze che accettavano il principio della lotta di classe; rispetto alla piccola borghesia non doveva adottare né la tattica della socialdemocrazia, cioè di una collaborazione organica, né l’errore di un rifiuto totale, equiparandola alla grande borghesia. Poteva essere utile alleata che seguiva, però, le indicazioni e linee decise dal proletariato.

Il Poum si dimostrò molto critico verso il Psoe (il partito socialista) che, secondo l’organizzazione di Nin e Maurin, non era un partito rivoluzionario ma socialdemocratico nonostante i discorsi verbali violenti dei suoi leader; il Psoe aveva manifestato tutta la propria inconcludenza in occasione degli avvenimenti delle Asturie del 1934 dove era emersa l’incapacità di guidare una sollevazione del proletariato. Su molti temi, poi, i socialisti avevano posizioni equivoche, basti pensare al tema delle nazionalità e della terra, anche perché al loro interno erano presenti due fazioni molto forti e contrapposte tra loro (la sinistra di Cabalerro e la destra di Prieto).

Il partito comunista spagnolo (PCE) nato agli inizi degli anni venti da due successive scissioni del partito socialista, aveva seguito ormai fedelmente le indicazioni che venivano dall’Unione Sovietica legando la propria linea di azione a quella dell’internazionale comunista; molto critiche erano le posizione del Poum nei confronti del Pce visto che molti dei suoi membri provenivano dalle fila del PCE, ed in più, si pensi a Nin o Andrade avevano ricoperto incarichi importanti negli organismi internazionali.

L’esperienza del 1934 con il fallimento della rivoluzione, soprattutto nelle Asturie e a Madrid, per il Poum aveva un’unica spiegazione: la mancanza di un partito rivoluzionario. Il Poum continuava ad insistere nel carattere di “strumento insurrezionale” dell’Alleanza Operaia (AO) che poteva svolgere lo stesso ruolo che in Russia ebbero i soviet.

Ma l’alleanza operaia non può sostituirsi al partito; senza partito l’AO si riduce a piedistallo del fronte popolare.

Il Poum sosteneva che ci sarebbe dovuta essere la rivoluzione democratica e proletaria insieme: democratica con i contadini che distruggevano il potere feudale dei latifondisti,con la terra loro concessa in usufrutto, e il proletariato nazionalizzava le grandi industrie.

Il Poum si richiama ai concetti del marxismo-leninsmo della presa violenta del potere, bollando come illusoria la possibilità per il proletariato di arrivare pacificamente al potere. Il Poum è contro la guerra, ma nel momento in cui i capitalisti la fanno scoppiare si adopererà perché si trasformi in guerra rivoluzionaria per la presa del potere da parte del proletariato.

Critico verso la posizione assunta dal VII congresso dell’Internazionale Comunista: sottolinea come l’alternativa sia tra capitalismo e socialismo e non tra democrazia e fascismo; porre in questi termini la questione è fuorviante e non marxista ed è solo un comportamento di utilità assunta dalla IC in ossequio alla volontà di Stalin.

La partecipazione alle elezioni del 1936

Finalmente arrivarono le elezioni del 1936, dopo due anni che gli storici hanno definito del biennio nero, in cui tutte le conquiste democratiche e sociali della repubblica erano state di fatto azzerate, e la Spagna era ripiombata pericolosamente indietro. Una delle maggiori vittime di quel biennio era stato, senza dubbio, il proletariato, che aveva visto il culmine delle sofferenze nella feroce e crudele repressione che era seguita agli avvenimenti del 1934, quando le Asturie si erano sollevate in occasione dell’ingresso dei fascisti al governo e isolati, dall’insuccesso della rivoluzione nel resto del paese, erano stati per alcuni giorni i soli a lottare contro Madrid.

Tutte le forze politiche, incluso il Poum, compresero l’importanza del momento che poteva rappresentare una svolta nella storia della Spagna: o ricominciare dalle conquiste del 31 con diversi orizzonti a secondo della diversa forza politica o un altro governo delle destre avrebbe significato probabilmente il realizzarsi in Spagna di quello che era già successo in molte nazioni Europee, Italia e Germania, dove il sistema democratico-borghese era stato lo strumento con cui il fascismo era entrato nello stato.

Il Poum, nel suo organo ufficiale, la Batalla, già nel novembre del ‘35 rilanciava un suo punto programmatico importante la creazione di una Alleanza Operaia, un blocco politico formato dai rivoluzionari spagnoli (l’invito era rivolto a socialisti e comunisti). Non escludeva un coinvolgimento delle formazioni progressiste piccolo borghese nella formazione di quel progetto politico, il fronte popolare, che l’internazionale comunista imponeva in tutta Europa.

Ma questa soluzione era definita dal Poum come un patto elettorale provvisorio (pacto meramente circustancial). Il punto qualificante di questa alleanza era l’amnistia per i prigionieri, in gran parte asturiani per la rivolta del 34. A spingere i Poumisti verso l’accordo elettorale era la legge elettorale che favoriva i grandi raggruppamenti nazionali.

All’indomani dello scioglimento delle cortes da parte del presidente Alcala-Zamora le formazioni borghesi (Izquierda repubblicana di Azana, Union repubblicana di Martinez Barrio e Esquerra Catalana) trovarono facilmente l’intesa con il partito comunista e con il Psoe.

Alla fine il Poum appoggiò il Fronte Popolare che vinse le elezioni e formò un governo formato soltanto da uomini dei partiti borghesi.

Il programma del Fronte era un programma molto limitato: si parlava dell’amnistia generale, la reintegrazione nei loro posti per coloro che avevano subito rappresaglie per gli avvenimenti del 34, ripristino della legge di riforma agraria e dello statuto della Catalogna, riforma della legislazione sociale e repubblicana . Il Poum riuscii a far eleggere un deputato.

Successivamente, già nell’aprile, il Poum chiedeva alle forze rivoluzionare marxiste del Fronte popolare di superare quell’alleanza, vista la realizzazione dell’amnistia, e dar vita ad un governo rivoluzionario guidato dai rappresentanti del proletariato.

Il governo del fronte popolare durerà sette mesi circa, vedendo alternarsi due compagini ministeriali (Azana e Cesar Quiroga) e assistendo anche alla destituzione del capo dello stato (Alzala Zamora sarà sostituito proprio dal capo del governo Manuel Azana).

A quel punto scatto l’ora del colpo di stato il 19 luglio 1936.

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