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La Lega dei Comunisti

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A Bruxelles e poi successivamente a Parigi, intorno al 1840,Marx ed Engels entrano in contatto con alcuni affiliati in esilio della Lega dei giusti, un’associazione socialista segreta, fondata a Parigi da profughi tedeschi, che in Germania è costretta a lavorare in clandestinità.

Per Marx ed Engels rappresenta la possibilità di costruire un ponte con gli operai tedeschi. E’ soprattutto Engels a farsi carico dei contatti, essendo più libero dell’amico di muoversi tra il Belgio e la Germania. Complici anche le condizioni di clandestinità in cui è costretta ad operare, la Lega dei Giusti diffida profondamente degli intellettuali. L’organizzazione è una setta, cioè una piccola struttura priva di legami di massa con il movimento operaio. Lotta per la sopravvivenza ma rappresenta il nucleo politicamente più avanzato in Germania, perché fa comunque propria la parola d’ordine di unità degli oppressi. Eppure vi sono molte tracce di idealismo nella parola d’ordine: “Tutti gli uomini sono fratelli”, mentre la sua composizione spazia da Weitling, fautore di un comunismo artigiano che cerca di unificare operai e piccolo borghesi, a Karl Grun, sostenitore del “vero socialismo”, movimento utopista.

All’inizio, Engels si trovò tutto il gruppo schierato contro: egli insisteva sulla necessità della rivoluzione armata, e accusava Grun e Proudhon di appoggiare ideali antiproletari e piccolo-borghesi. L’opposizione da fronteggiare e i numerosi attacchi al comunismo, lo fecero infuriare: propose allora di mettere ai voti una mozione per decidere se la loro fosse una riunione di comunisti o, piuttosto, un club amante dei dibattiti; se si riunivano in qualità di comunisti, si dovevano interrompere gli attacchi al comunismo. In caso contrario, egli non si sentiva di perdere altro tempo in sterili polemiche. I seguaci di Grun rimasero esterrefatti. Essi spiegarono che si incontravano ‘per promuovere il bene dell’umanità’ e che non erano affatto dei teorici mal influenzati: prima di poter prendere una decisione sul comunismo dovevano conoscerne esattamente gli obiettivi. Engels dette loro una ‘definizione semplicissima’: ‘Definii dunque così le prospettive del comunismo: 1) far trionfare gli interessi dei proletari in contrapposizione a quelli dei borghesi; 2) far ciò mediante l’abolizione della proprietà privata e la sua sostituzione con la comunanza dei beni; 3) non riconoscere altro mezzo per la realizzazione di queste prospettive se non la rivoluzione violenta, democratica.

Da quando il centro di gravità era spostato da Parigi a Londra, un nuovo elemento passò in primo piano: la Lega da tedesca divenne a poco a poco internazionale. Nell’associazione operaia venivano a trovarsi, oltre a tedeschi e svizzeri, anche membri di tutte quelle nazionalità, a cui la lingua tedesca serviva prevalentemente come mezzo di comunicazione con gli stranieri, specialmente dunque scandinavi, olandesi, ungheresi, cechi, slavi del sud e anche russi ed alsaziani. L’Associazione ben presto si chiamò: Associazione comunista di educazione operaia, e sulle tessere dei soci era scritto il motto: “Tutti gli uomini sono fratelli” per lo meno in venti lingue, anche se qua e là non senza errori. Come l’associazione pubblica, anche la Lega segreta assunse presto un carattere più internazionale; in un primo tempo ancora in senso limitato, praticamente per la diversa nazionalità dei suoi membri, teoricamente per la comprensione che ogni rivoluzione, per essere vittoriosa, dovesse essere europea. Più in là ancora non si andava; ma la base era data.

Quello che Marx ed Engels possono fare mentre trattano la loro appartenenza alla Lega e cominciano a costruire una polemica con la sua direzione, è raccogliere quante più informazioni possibili dal dibattito socialista e operaio in Europa. Parigi si presta bene, per le condizioni politiche in cui è possibile operare. Inoltre, Parigi è sede di organizzazioni politiche ed anarchiche che favoriscono la circolazione di stampa operaia. Fondano qui un “Comitato comunista di corrispondenza” che diverrà vent’anni dopo il nucleo fondante della I Internazionale. Questo Comitato permette loro di farsi un nome militante nel movimento mentre riescono a raccogliere informazioni sui movimenti in tutta Europa. Ancora una volta la realtà si incarica di accelerare tutti questi rapporti. Quando nel 1847 cominciano a scoppiare le prime rivolte in Francia e i primi forni vengono assaltati, Marx ed Engels comprendono che da lì a poco la rivoluzione sarebbe divampata in tutto il continente. Proprio mentre sta per scoppiare il 1848, le autorità francesi mettono al bando il movimento socialista e, soprattutto, le autorità tedesche richiedono la loro estradizione. Sono costretti a trovare rifugio in Inghilterra. La Lega dei giusti veniva messa alla prova, così le loro posizioni. Solo il processo reale dei moti rivoluzionari del 1848 e degli scioperi in Inghilterra dello stesso anno imprimono un reale dibattito dentro la Lega. Le posizioni mutano progressivamente dall’utopismo alla necessità di essere la direzione del movimento. Non c’è più tempo da perdere. Gli elementi più avanzati nella Lega sono quelli a stretto contatto con la classe operaia.

E’ facile osservare come Marx ed Engels possano raccogliere i frutti di quanto duramente seminato. Eppure ciò che conta è precisamente quanto hanno seminato. Tra il 1846 e il 1847 hanno stretto legami, sviluppato collaborazioni e creato un Comitato che, sapevano, a un certo sarebbe servito anche come strumento di pressione. L’organizzazione deve uscire dalla propria mentalità da circolo ristretto se vuole entrare nel flusso vorticoso della rivoluzione europea.

Dunque aderiscono convinti alla Lega, ma solo Engels potrà partecipare al congresso del giugno 1847. Marx non è nelle condizioni economiche per affrontare il viaggio fino a Bruxelles.

Il 30 marzo 1846, a Bruxelles si tiene una riunione alla quale sono presenti Marx, Engels, Weitling, il belga Philippe Gigot, i tedeschi Edgar von Westphalen, cognato di Marx, Joseph Weydemeyer, Sebastian Seiler e il russo Pavel Annenkov che scrive una relazione della seduta:”Weitling parlò per primo, ripetendo tutti i luoghi comuni della retorica liberale e avrebbe senza dubbio parlato più a lungo se Marx non l’avesse interrotto, la fronte aggrottata per la collera. Nella parte essenziale della sua risposta sarcastica, Marx dichiarò che sollevando il popolo senza fondarne in pari tempo l’attività su basi solide, lo si ingannava. Far nascere speranze fantastiche non portava alla salvezza ma piuttosto alla perdita di quelli che soffrivano; rivolgersi agli operai, e soprattutto agli operai tedeschi, senza avere idee strettamente scientifiche e una dottrina concreta, significava trasformare la propaganda in un gioco privo di senso, peggio, senza scrupoli. Weitling replicò che con la critica astratta non si sarebbe potuto ottenere nulla di buono e accusò Marx di non essere altro che un intellettuale borghese lontano dalle miserie del mondo. A queste ultime parole Marx, assolutamente furioso, diede un pugno sulla tavola così forte che il lume ne tremò, e, alzatosi di scatto, gridò: Fino ad ora l’ignoranza non ha mai servito a nessuno! Seguendo il suo esempio ci alzammo anche noi. La conferenza era finita, e mentre Marx, eccitato da una collera insolita, andava su e giù per la stanza, io mi accomiatai da lui e dagli altri e ritornai a casa, molto stupito per ciò che avevo visto e udito”. Ad Engels spetterà scrivere e soprattutto parlare al congresso: “Dopo lunghe e animate discussioni, egli infatti riuscì a imporre la sua opinione, trasformando la Lega in un’associazione propagandistica non clandestina. E una delle sue più importanti proposte fu che il nuovo statuto sancisse una rottura completa con i vecchi sistemi delle ‘decisioni dall’alto’. Una società segreta era destinata ad essere diretta da un comitato centrale con poteri dittatoriali, mentre in un’associazione pubblica tutti gli iscritti potevano eleggere i propri dirigenti. La Lega dei giusti si trasformò quindi nella Lega dei comunisti e il suo obiettivo principale venne sintetizzato dalle stesse parole di Engels: ‘Disfatta della borghesia, governo del proletariato, abolizione dei privilegi borghesi basati sulle differenze di classe, e creazione di una nuova società senza classi e senza proprietà privata.’ Nel novembre 1846 il comitato direttivo chiede a Marx e a Engels di aderire alla Lega, della quale entrano a far parte ufficialmente nel febbraio 1847. Il 1° giugno 1847, nel congresso londinese, la Lega dei Giusti assume il nome di Lega dei comunisti, mutando il motto “Tutti gli uomini sono fratelli” in quello di “Proletari di tutto il mondo unitevi” , proposto da Marx e divenendo di fatto il primo partito operaio moderno, il cui Statuto, al primo articolo, affermava che “Scopo della Lega è il rovesciamento della borghe sia, il regno del proletariato, la soppressione dell’antica società borghese fondata sugli antagonismi di classe e l’instaurazione di una nuova società senza classi e senza proprietà privata”. Nel secondo congresso di Londra nel novembre 1847 si decide di affidare a Marx e ad Engels la redazione del programma del partito che, col titolo di Manifesto del Partito Comunista, appare nel 1848, poco prima della rivoluzione parigina del 23 febbraio 1848, e viene successivamente tradotto in tutte le lingue europee.

Guarda “1847 | La nascita della Lega dei Comunisti. Marx ed Engels scrivono la storia“:

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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