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Ni tri de migrant.e.s ni sélection d’étudiant.e.s: la mobilitazione in Francia per un’università aperta a tutte e tutti

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Per la terza settimana consecutiva la gioventù francese in piazza contro le riforme neo-liberali del governo.

Parigi – Da tre settimane ormai le università e i licei di numerose città di Francia sono bloccati e occupati dagli e dalle studenti con la parola d’ordine non à la sélection. La selezione a cui questo slogan fa riferimento è quella che Emmanuel Macron, nel suo progetto di una società completamente uniformata al dogma neo-liberale, vuole imporre all’istruzione pubblica, attraverso l’intermediario del ministro dell’insegnamento superiore Vidal. Quest’ultimo è il promotore di un progetto di legge, avanzato in dicembre 2017 e discusso in queste settimane, che ha come obiettivo la creazione di Parcoursup’, una piattaforma online che gestisce l’iscrizione dei e delle liceali all’università sulla base della presentazione e valutazione di un dossier. Salvo che questa piattaforma, tanto decantata per il fatto che permetterebbe un accesso non gerarchico alle formazioni universitarie, non farà altro che accrescere le disuguaglianze sociali, di cui il sistema d’educazione francese è già uno specchio quasi perfetto.

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Il funzionamento sembra semplice. Gli studenti e le studentesse liceali sono invitati a esprimere sulla piattaforma tra gennaio e febbraio 10 preferenze riguardo alle università in cui vorrebbero iscriversi l’anno successivo, previa presentazione di un dossier. quest’ultimo comprende i voti del o della candidata, le sue attività extracurricolari e l’istituto di provenienza; saranno poi le università sollecitate a selezionare i futuri iscritti, mettendo gli/le altr* in lista d’attesa o rifiutando direttamente i loro dossier. In questo modo gli istituti universitari di più alto livello riempiranno in fretta la propria capienza, selezionando i dossier più competitivi. Inoltre, gli algoritmi di selezione variano da istituto a istituto, basandosi anche su criteri “geografici”, oltre che di “merito”: uno studente o una studentessa proveniente da un dipartimento considerato più sfavorito avrà poche possibilità di essere selezionat* da un ateneo del centro città.

La riforma dell’università è affiancata da un’analoga modifica dell’esame di stato che segna l’uscita dal liceo, anch’essa improntata a un’immagine dello studente come “auto-imprenditore”, autore del suo destino universitario. La verità è che saranno i consigli di classe a emettere un giudizio finale sulle preferenze espresse dagli e dalle studenti, e a determinare dunque la loro scelta universitaria successiva. Tutto questo è accompagnato da una manovra economica che riduce ulteriormente i posti di lavoro fissi all’interno dell’Educazione Nazionale e che predilige l’assunzione di personale precario e non titolare, piuttosto che rendere stabile la situazione di questi ultimi. Un cocktail mortale, contro il quale gli studenti e le studentesse francesi affiancati dai lavoratori e dalle lavoratrici dell’educazione si stanno mobilitando da ormai due settimane.

La prima giornata di sciopero, organizzata il 1 febbraio, ha visto in piazza svariate migliaia di persone nelle maggiori città di Francia. A Toulouse, Nantes e Parigi le università e i licei sono stati bloccati, con conseguenze abbastanza pesanti dal punto di vista repressivo: polizia e professori si alleano nel penalizzare gli studenti impegnati sui blocchi soprattutto liceali. Nonostante tutto pero’ la determinazione rimane, e durante le due settimane successive delle nuove date di mobilizzazione sono annunciate, il 6 febbraio e il 14 e il 15 febbraio. I cortei sono seguiti da assemblee di lotta che discutono delle rivendicazioni del nascente movimento e che fissano nuove date di mobilitazione che vadano oltre il settore dell’educazione (il 14 febbraio, per esempio, la manifestazione è stata lanciata dai lavoratori del sociale, sostenuti da liceali e universitari*). Oggi, giovedì 15 febbraio, il corteo parte dalla Sorbonne, università simbolo della logica elitaria a cui risponde il sistema dell’insegnamento superiore in Francia. Le centinaia di manifestanti, per la maggior parte studenti di liceo e università, si ritrovano davanti a un dispiegamento massiccio di polizia, pronta a difendere l’ateneo dai “pericolosi elementi” verso cui la presidenza dell’università punta il dito nello spiegare la decisione di interrompere completamente le attività pedagogiche per la giornata. Il corteo parte comunque, sotto la pioggia, per seguire il percorso prestabilito, con slogan e momenti di azione diretta che hanno per bersaglio i simboli del capitalismo e del mercato neo-liberale, per lo più banche e agenzie immobiliari. La volontà di contestazione va oltre la richiesta di ritiro della riforma dell’educazione ma investe l’intero progetto politico del governo Macron, dalle politiche economiche a quelle migratorie.

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Infatti nell’ondata di occupazioni universitarie spicca il caso dell’università di Paris 8, occupata da un gruppo di migranti richiedenti asilo sostenuti da un collettivo di militanti il 30 gennaio. Gli e le occupanti hanno investito svariate sale del bâtiment A dell’università, sostenuti da differenti dipartimenti della fac e da collettivi esterni. Dopo il timore di un tentativo di sgombero da parte della presidenza dell’università l’8 febbraio, l’occupazione tiene ancora, appoggiata e sostenuta da diversi professori e studenti. L’intento di questa occupazione come delle mobilitazioni di piazza è uno e identico: aprire l’università al di fuori di ogni discriminazione di origine e di classe.

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