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Milano, irruzione degli studenti durante il discorso della Fedeli: “Finisca il liceo lei anziché non farlo finire a noi”

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Ieri, 21 Novembre, si teneva all’Università Milano Bicocca l’apertura dell’anno accademico. Gli studenti hanno “accolto” la ministra a modo loro.

Tra i partecipanti spiccava infatti la presenza della Ministra dell’istruzione, Fedeli. Le studentesse e gli studenti, dell’università e delle scuole superiori, hanno deciso di ritrovati nel pomeriggio per sottolineare l’ipocrisia di tali eventi e soprattutto per contestare la ministra, artefice dell’applicazione definitiva dell’alternanza scuola-lavoro. Nell’ultimo mese le mobilitazioni studentesche sono state molto concentrate sul dispositivo dell’alternanza scuola lavoro, istituito con la legge “buona scuola” dal governo Renzi; dopo le denunce, inascoltate, dei collettivi nei mesi scorsi, nelle ultime settimane è balzato alle cronache nazionale ciò che l’alternanza ha apportato al mondo della scuola media-superiore, configurandosi nei fatti come sfruttamento delle nuove generazioni per favorire manodopera gratuita agli imprenditori nostrani e alle multinazionali come McDonald.

Il numeroso presidio aveva il chiaro obiettivo di prendere parola durante l’evento dell’ateneo, ciò era impedito, come al solito, da uno spropositato schieramento delle forze dell’ordine. Gli studenti, non facendosi intimidire, sono comunque riusciti ad entrare; immediata la risposta degli agenti della celere e della digos che, evidentemente imbarazzati dall’essere stati beffati dai ragazzi che erano riusciti a intrufolarsi, hanno cercato malamente di contenere i manifestanti con una carica scomposta. Gli studenti sono comunque riusciti ad arrivare all’ingresso dell’aula magna e ad aprire le porte facendosi largo tra gli agenti in borghese, in seguito, ottenuto il microfono, hanno contestato la ministra, che non sapendo come rispondere alle accuse dei giovani li ha accusati di non essere democratici e di non rispettare l’evento. Come al solito “la politica” si è sottratta al confronto, dimostrando una volta di più l’estrema distanza tra le istituzioni e i giovani.

 

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