"C'eravamo, ci siamo e ci saremo". Una promessa e una certezza sullo striscione che apre la marcia No Tav tra Susa e Venaus in occasione dell'8 dicembre.
La certezza è data dalla generosa presenza di oltre 10mila No Tav, dimostrazione che il movimento è vivo e vegeto e che nonostante i trent'anni di resistenza alle spalle ha ancora tutta la sua attualità. La promessa è rappresentata dai volti dei tantissimi giovani che hanno attraversato la manifestazione con consapevolezza e determinazione. Al di là della celebrazione della giornata storica del 2005 il popolo No Tav si confronta e si aggiorna con le nuove sfide che propone il futuro. Prima tra tutte quella del contrasto al cambiamento climatico, ma anche in maniera molto più contingente i tentativi di questura e tribunale di disarticolare e intimidire il movimento con processi, misure cautelari e denunce marchiate dalla continua eccezione dalla legge e discrezionalità che porteranno presto alcuni ed alcune attivisti no tav a scontare condanne definitive come d'altronde sta succedendo già a Luca Abbà.
Il Tav, il modello di sviluppo a cui appartiene, la sua palese insostenibilità rappresentano un ecocidio (quello che sta succedendo a Salbertrand è paradigmatico in questo senso). E il contrasto a questa follia è il volano in cui si connettono le istanze delle diverse generazioni in piazza.
Notevole la presenza degli studenti di Fridays for Future - Valsusa e dei giovani No Tav che nei loro interventi sottolineano la correlazione tra cambiamento climatico e dissesto idrogeologico come dimostrano i recenti disastri.
La marcia dopo aver attraversato il centro di Susa ha imboccato la statale verso Venaus si è fermato al bivio dei "passeggeri" per ricordare la giornata di lotta che nel 2005 proprio in quel luogo vide il popolo No Tav sfidare il dispositivo di polizia e riuscire a sfondare il cordone per smontare il cantiere. Lì dove doveva sorgere il Tav oggi vi è l'arena dove si tiene ogni anno il Festival Alta Felicità: immagine semplice che descrive quale sia l'idea valsusina di abitare e prendersi cura del territorio.
Il corteo si conclude in borgata 8 dicembre con la consapevolezza che il popolo No Tav ha ancora tanta storia da scrivere e che in molti sono pronti a legarsi gli scarponi per resistere fino alla fine.
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