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La Grecia in bancarotta al tornante dell’Eurocrisi

In un susseguirsi di dichiarazioni e smentite – inframmezzate dalle minacce dei tecnocrati della Trojka – il governo greco prova a tirare la corda a dei creditori che prendono sempre più le sembianze di esecutori a sangue freddo d’un omicidio premeditato. La minaccia del Grexit, l’uscita da un’insostenibile moneta unica, da minaccia del piccolo Davide greco contro il Golia dell’Unione Europea, passa di mano e si prospetta come opzione minacciata per imporre un indebolimento dell’esecutivo Tsipras-Varoufakis da ridurre a più miti consigli, lezione di disciplina per eventuali futuri governi attratti da simili velleità.

Mentre dalla Grecia  alla Spagna si fa avanti la speranza di pezzi consistenti dei movimenti, del proletariato e della classe media in crisi in un nuovo (impossibile) riformismo, le mosse della Trojka rendono chiaro quale sia oggi il significato di parole spesso abusate  come “democrazia” e “sovranità” nell’epoca in cui chi controlla il rubinetto dell’erogatore finanziario può decidere a tavolino la sorte di territori e popolazioni. Dove sempre più spesso le finalità esplicitamente politiche dell’esercizio di questo potere possono tranquillamente subordinare a sé le stesse esigenze dell’economico, dal momento che nessuno stato nazionale può oggi onorare il proprio debito pubblico.

A partire da questi spunti, abbiamo fatto una chiacchierata con Raffaele Sciortino dai microfoni di Radio Blackout:

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