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Draghi va alla guerra valutaria e fa munizioni per quella finanziaria

Inutile andare a cercare nel recente passato – come l’iniezione di 1000 miliardi alle banche per comprare titoli di stato in modo da calmierare debito pubblico fatto per aiutare le stesse banche – fermiamoci al presente. Al rituale discorso del primo giovedì del mese, commentato dal Daily Forex tedesco con parole esemplari: “l’indice della borsa di Francoforte vede nelle parole di Draghi un ulteriore regalo di denaro”. Già, perchè lì non siamo sui media italiani dove, ad usum minchioni, si sistemano al meglio le parole del presidente della Bce.

Cosa è accaduto? La crisi cinese ha creato, nell’immediato, due problemi all’Europa. Il primo è legato a dinamiche svalutative che hanno reso l’euro troppo caro. Il secondo è legato alla vendita di debito pubblico europeo, da parte delle autorità cinesi, che ha creato difficoltà di collocazione, e rischi di apprezzamento, per il debito continentale.

L’intervento di Draghi va in una doppia direzione: cercare di svalutare l’euro, immettendo denaro nella finanza globale, e acquistare debito pubblico continentale. Anticipando, presumibilmente, l’intervento delle altre banche centrali nella immissione di denaro nel sistema. Tutto bene? Per il nostro minchione di “sinistra”, in astinenza di isituzioni da applaudire, di sicuro. Se si fa filtrare, con il tatto di colui che sa che troppa luce può recare danno, un pò di mondo esterno le cose sono però sicuramente differenti.

Già perchè così facendo la Bce partecipa alla guerra valutaria: in un contesto dove tutti svalutano lo fa anche l’Europa. Un gioco tipico di quando l’economia globale è stagnante e si cerca di impadronirsi di quote di mercato svalutando. Ovviamente la corsa al ribasso genera una dinamica di controllo salariale, altrimenti i profitti non arrivano. Già perchè le misure di Draghi hanno, sempre, un doppio effetto: su salari e pensioni. Dove queste ultime o vengono contenute nei bilanci degli stati oppure generano instabilità finanziaria a causa dei bassi tassi di interesse presenti per gli appositi fondi pensione (autentica bomba finanziaria globale ma, come si era detto, la luce deve filtrare con discrezione).

Oltre alla partecipazione alla guerra valutaria, obbligata fino a quando non è chiara la situazione cinese (e lo stesso Draghi ha detto ufficialmente, e testualmente, che la situazione non è chiara) si fabbricano anche munizioni per la guerra finanziaria. Già perchè i tassi bassi, l’acquisto di debito pubblico continentale, l’immissione di liquididità nel sistema fianziario sono tutte munizioni per la guerra finanziaria. Ma come? Si prendono tutti questi soldi, forniti a prestito bassissimo dalla Bce, e si usano per alimentare la volatilità sui mercati (leggi quegli alti e bassi in borsa che lasciamo morti e feriti sul campo). A quel punto, se hai saputo provocare la volatilità giusta, uno stato si è indebitato ulteriormente, qualcuno ci ha rimesso soldi ma in compenso hai fatto i soldi. Prendedoli quasi a costo zero da Mario Draghi. Il quantitative easing, in estrema sintesi l’immissione di denaro, ha infatti alimentato la bolla e la guerra finanziaria.

Cosa accadrà in un prossimo futuro? Lasciamolo dire ad un analista di Deutsche Bank, una della banche più tossiche del pianeta: visto che uno dei maggiori problemi riscontrati da chi vuole analizzare la situazione attuale è che non ci sono dati storici su cui basarsi per esaminare le condizioni attuali e anticipare gli eventi, ha affermato: “siamo tutti completamente all’oscuro di cosa avverrà. Mai prima d’ora un numero così alto di paesi del mondo ha stampato tanto denaro, lasciando i tassi di interesse vicini allo zero così a lungo”. Insomma, non sappiamo di preciso su COSA siamo seduti. Non lo sa nemmeno chi ha partecipato alla costruzione dell’ordigno.

Ma tranquilli, il nostro minchione di “sinistra” è bello placido. Ha fiducia nel ruolo regolativo delle banche centrali, nel fatto che un giorno tutti i paesi si metterano ad un tavolo per trovare una soluzione finanziaria che conviene a tutti. Nel frattempo è pronto ad accapigliarsi (su Facebook) sul taglio delle tasse, sulla casa che ruba, sulla eleggibilità dei senatori. Caldamente confortato da media che quando non sono collusi sono provinciali. Sono tempi in cui la fiction politica non manca per chi trova troppo forte la luce del mondo esterno.

Redazione di Senza Soste, 4 settembre 2015

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