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Solidarietà agli studenti del Severi-Correnti!

Esprimiamo la nostra totale solidarietà nei confronti degli studenti e delle studentesse del liceo Severi Correnti di Milano, che la mattina del 30 gennaio occupavano il loro istituto per denunciare il genocidio in atto in Palestina e contro l’indifferenza per le morti di decine di migliaia di persone sotto le bombe israeliane.

da Coa Tventotto

Partendo dai presunti 70.000 euro di danni a seguito dell’occupazione, il Ministro dell’Istruzione Valditara, accorso in visita all’istituto, ha deciso di cogliere la palla al balzo, arrivando a dichiarare addirittura che si tratterebbe di: “…un’azione militare, di guerriglia. Qui ci sono diversi reati commessi, oltre all’interruzione di pubblico servizio c’è danneggiamento e violenza privata”. Si tratta in realtà di colpire gli studenti e le studentesse con azioni mai viste prima, così da provare a seppellire definitivamente le pratiche di occupazione e autogestione nelle scuole, storicamente messe in atto dai movimenti studenteschi per esprimere il proprio dissenso. Il governo, come annunciato dal ministro Valditara, già noto per la sua visione della scuola come luogo in cui è necessario umiliare per educare, vuole ora varare nuove norme contro le occupazioni degli istituti scolastici tramite una caccia alle streghe volta ad isolare e punire con la bocciatura chi verrà ritenuto responsabile.

Mercoledì 14 Febbraio alle ore 14.00 gli studenti e le studentesse del Severi Correnti hanno fatto un presidio fuori dai cancelli, in concomitanza con gli interrogatori di più di 50 di loro. L’accusa con la quale vengono chiamati davanti all’intero consiglio di istituto è quella di aver provocato danni all’edificio durante l’occupazione. I ragazzi e le ragazze implicati rischiano di venire espulsi dall’istituto e di perdere l’anno scolastico.

Al presidio, molto partecipato, gli studenti e le studentesse hanno ribadito con determinazione che: “Durante l’occupazione non si sono delineati rapporti di forza o di potere, ma ogni studente ha potuto vivere la scuola in un ambiente di piena libertà e autogestione. […] Durante l’occupazione non si è partecipato a un sistema valutativo, non si era un numero, semplicemente si era lì nell’imparare collettivamente e anche per chi ha voluto prendersi una pausa da ogni forma di apprendimento, la scuola si è trasformata in un luogo libero, caldo e accogliente a ogni ora del giorno e della notte.”.

Inoltre è emerso in maniera energica il bisogno degli studenti di rompere il silenzio delle istituzioni, quindi anche della scuola, nei confronti della causa palestinese. Silenzio che si fa complice di un governo che appoggia apertamente Israele. L’azione di Valditara è stata quindi duplice, da una parte l’obiettivo è quello di legittimare sempre più la spinta repressiva nei confronti degli studenti e delle studentesse, dall’altra è di continuare a ribadire che non bisogna parlare di Palestina.

Autogestione, autodeterminazione e libertà sono le istanze rivendicate attivamente dagli studenti attraverso la pratica dell’occupazione, ampiamente condivise anche negli interventi di diversi collettivi che si sono espressi in loro solidarietà.

Il presidio era circondato da decine di giornalisti (e non pochi poliziotti) che avevano chiaramente l’obiettivo di cavalcare l’onda dello scandalo mediatico criminalizzante messo in atto dal ministro dell’istruzione e del merito Valditara. La scuola non dovrebbe essere un laboratorio per la repressione e la criminalizzazione delle lotte, ma uno dei tanti luoghi in cui poter esprimere il proprio pensiero critico e la propria opposizione a politiche liberticide, uno dei tanti luoghi in cui praticare la solidarietà e non la competizione. “E’ questo che rende unico un momento di lotta, il compenetrarsi di diversi immaginari, che, in una dimensione autogestita sono in grado di porre sul piatto nuove modalità. Il tutto nella direzione del cambiamento dei rapporti di forza”, conclude il comunicato degli studenti che ha lanciato il presidio di oggi.

Lo facciamo nostro: è necessario quindi schierarsi ancora una volta con le studentesse e gli studenti contro un modello di scuola-azienda e di scuola-galera in cui si vorrebbe reprimere ogni forma di autonomia. Dai quartieri alle scuole, difendiamo ogni occupazione.

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