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#IceBucketChallenge: gli imbecilli, la malattia seria e la politica inutile

Una catena di Sant’Antonio dei gavettoni estivi, ottima passerella per vip, calciatori, vallette, gente sorridente e allegra che si dà da fare per fare solidarietà. Video quasi tutti uguali infestano i siti dei giornali: bagnetto con urletto e grasse risate. D’altra parte il successo del’iniziativa si basa sul fatto che i protagonisti si sentono in prima linea in una battaglia di civiltà, sganasciandosi dalle risate e facendo quello che mediamente fanno in un pomeriggio qualunque al mare, tra un aperitivetto e un giretto in barca.

L’epoca è questa. Gente senza troppi pensieri che dove vede un clic, un mi piace, un retweet, un hashtag caldo, si infila con indomito fervore. Se non per cambiare il mondo, almeno per dare una svolta alla serata stanca: hai visto Fefè quanti clic la mia doccia gelata? Più di Renzi e di Orfeo. E tu Sasà non te la fai la doccia gelata?

La cosa orripilante è che tutti, ma proprio tuttii vip si sono sgavettonati felici, per i fan e per il futuro di questo paese, del mondo intero solidale: tatuatissimi e vamp leopardate si sono accancate in fila per partecipare a questa messa in scena tragica di un’umanità ammucchiata in gregge dietro a quattro geniacci del marketing.

Poi Renzi. Tirato in ballo da due tra i più grandi intellettuali del dopoguerra, Fiorello e Jovanotti, non poteva che farsi sto spottino pubblicitario, spiegandoci l’importanza del gesto col suo fare sicuro e saccente. Ok, premier. Non serve una doccia, mica sei Belen. Provedi. Prendi a pretesto questa cosa per stanziare fondi per la sanità pubblica, per la ricerca, per risolvere i problemi senza risatine e pubblicità gratuita.

Perché poi vien da pensare che dopo questa politica a colpi di spot e promesse, oltre all’atteggiamento da giovane che corre, si fa i selfie e la doccia, che c’è? Per cortesia uscite da quelle stanze chiuse, finitela di raccontarvi un’Italia fasulla, da vip, da Amici di Maria De Filippi, diteci che cavolo state facendo davvero, oltre agli accordi con Berlusconi e all’improrogabile legge elettorale (ma perché?…)

Ci vuole leggerezza, dice il mio vicino in fila. No, per cortesia, no. Ci vuole gente seria, ci vogliono leader veri, ci vuole rivoluzione. E non fatta con una doccia imbecille o a colpi di marketing. Ci vuole informazione vera, non quella paludata rintracciabile tra docce dei vip e chiappe al sole di starlette. E siccome non scenderà dall’alto come pioggia, ci vuole autorganizzazione, coscienza e lavoro. Per cambiare il mondo, senza far finta di farlo a colpi di marketing.

Pietro Manigas – Globalist

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