InfoAut
Immagine di copertina per il post

Ucraina. L’impossibile vittoria di piazza Maidan

Dal patto siglato nel pomeriggio di venerdì 21 la crisi ucraina è rapidamente precipitata. Repentine manovre di palazzo hanno spodestato Yanukovich costringendolo alla fuga e sostituendo alla piazza in rivolta l’icona martirizzata di Yulia Tymoshenko. Infatti, già nella giornata di sabato, la Rada, il parlamento, scavalcava gli accordi del giorno precedente votando la decadenza di Yanukovich e proclamando le elezioni presidenziali per il 25 maggio. L’ex leader dell’opposizione Tymoshenko – sconfitta da Yanukovich nelle presidenziali del 2010 – veniva liberata dopo due anni di prigionia. Nel frattempo il presidente Yanukovich si dava alla fuga in elicottero.

La “principessa del gas”, raggiungendo Kiev, ha pronunciato in piazza Maidan un accorato comizio che, inneggiando all’ “Ucraina libera” e alla necessità di “non fermarsi”, ha ricomposto attorno alla sua figura le tensioni irrisolte della piazza in rivolta contro il Presidente. Evidentemente la “soluzione politica” ricercata disperatamente da Yanukovich non garantiva sufficiente stabilità attraverso un accordo con l’opposizione dell’estrema destra nazionalista. La battitrice libera Tymoshenko è così tornata clamorosamente alla ribalta garantendo la continuità del blocco oligarchico ucraino, lasciando assaggiare ai rivoltosi solo il saccheggio della lussuosa villa di Yanukovich alle porte della capitale.

I media main-stream occidentali proclamano la fase post rivoluzionaria. Maidan viene smobilitata. Il parlamento nomina lo speaker dell’aula, Oleksandr Turčinov, presidente ad interim. Turčinov, alleato di Yulia Timoshenko, stabilisce che entro il 25 febbraio il parlamento dovrà formare un governo di unità nazionale. Nel frattempo il Partito delle Regioni scarica Yanukovich accusandolo di aver tradito l’Ucraina, mentre il ministro dell’interno, Arsen Avakov, annuncia che è stato emesso un mandato d’arresto per l’ormai ex Presidente. Una rapida evoluzione dei fatti che condanna i germi delle possibili tensioni di classe contro lo strapotere delle oligarchie covate sotto le ceneri di Maidan a restare inespresse e a farsi passivamente spazzare via dal golpe della Tymoshenko, la quale non esita ad annunciare che si candiderà alle prossime elezioni.

I piani si complicano strappando la crisi ucraina alla rivolta di Maidan e proiettandola quasi interamente sul livello alto delle influenze geopolitiche a garanzia degli interessi del grande capitale internazionale. La Russia inizia a mostrare un certa preoccupazione, sebbene la Tymoshenko non le risulti necessariamente avversa. Anzi, la grande magnate dell’energia contrastò, in quanto lesiva dei propri interessi finanziari, la politica filo-occidentale dell’ex presidente Yuschenko, culminata nella crisi del gas del 2006 con la Russia. Yuschenko fu già alleato della Tymoshenko durante la cosiddetta rivoluzione arancione del 2004. Allo stesso modo la Tymoshenko, viene corteggiata dalla BCE e dal FMI i quali si dicono pronti agli aiuti. Se il neo presidente ad interim Turcinov ha dichiarato che “L’Ucraina è sull’orlo del default”, la Presidente del FMI Lagarde ha posto le sue condizioni: “ci sono riforme economiche che erano sul punto di essere attuate, così da poter far partire gli aiuti della comunità internazionale”. La Merkel, dal canto suo, chiede alla rediviva leader ucraina di tenere unito il paese non tanto per amor di patria, quanto per non consegnare la parte orientale, la più ricca, alla reazione russa.

Anche le formazioni della destra nazionalista e fascista, attivissime nella rivolta di Maidan e rafforzatesi in questa, con il ritorno della Tymoshenko si trovano espropiate del bersaglio presidenziale. Così le tensioni della rivolta contro Yanukovich vengono da queste re-indirizzate verso il basso nell’attacco agli ucraini russofoni che diventano, per estensione dell’eredità storica e simbolica della Russia sovietica, i filo-russi, le forze comuniste e di sinistra tout court. I livelli bassi dell’attivazione sociale contro Yanukovich, che pure in piazza Maidan al di là delle forze nazionaliste trovarono una nuova dimensione di appartenenza nello scontro diretto verso l’alto contro la corruzione della classe politica degli oligarchi, si trovano ora schiacciate in questa corsa al massacro. Due giorni fa il parlamento ha proclamato l’ucraino lingua ufficiale anche delle regioni russofone orientali e mentre in tante città le sedi delle organizzazioni di sinistra vengono devastate o date alle fiamme, in Crimea e in tante zone a est del paese si costituiscono “Brigate popolari” pronte a difendersi e a scontrarsi con le milizie nazionaliste ucraine.

Insomma, un processo di rivolta certamente ambiguo e contradditorio, ma ricco in tanti passaggi di strade non praticate, viene ricondotto a una frattura inter-etnica piena di sedimentazioni storiche e culturali. Nel frattempo, con un abile colpo di mano, la Tymoshenko, si propone come la carta perfetta per molti nella partita giocata sui destini politici del paese: la figura delle mediazioni impossibili perché capace alla fine di Maidan di imporre prima di tutto la continuità del regime oligarchico in Ucraina.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

euromaidantimochenkoucraina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Salone del Libro viene bloccato per la sua complicità al sionismo: la vittoria della mobilitazione per la Palestina!

Sabato pomeriggio, con il coordinamento Torino per Gaza ci siamo dati appuntamento a ridosso della metro Lingotto per raggiungere il Salone del Libro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Salone del Libro: come è fatta la vera censura

Riprendiamo il comunicato del Coordinamento cittadino Torino per Gaza su quanto accaduto ieri al Salone del Libro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bologna: provocazione della celere in piazza Scaravilli, ma le tende per Gaza resistono e si moltiplicano

L’”acampada” per la Palestina allestita in Piazza Scaravilli a Bologna, nell’ambito della cosiddetta “intifada degli studenti”, è stata attaccata dalla celere nella serata di venerdì 10 maggio, al termine di un corteo dimostrativo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Amsterdam: rivolta studentesca per la Palestina

Anche nei Paesi Bassi il genocidio commesso dallo Stato israeliano sta infiammando i giovani.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siamo di fronte al movimento studentesco globale della nostra epoca?

Le mobilitazioni in sostegno alla Palestina che attraversano le università in tutto il globo stanno indicando alcune questioni fondamentali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Milano: occupata la Statale

Comunicato dei Giovani Palestinesi a seguito dell’occupazione dell’Università Statale di Milano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ucraina: l’Europa belligerante alimenta la guerra.

Proprio ieri il segretario della NATO Jens Stoltenberg è stato ospite a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni per stemperare le tensioni riguardo un improbabile coinvolgimento dell’Alleanza Atlantica a fianco dell’Ucraina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rafah: attacco di Israele, gli USA mandano un segnale forte.

In questi giorni la notizia dell’attacco a Rafah da parte di Israele nonostante Hamas avesse accettato l’accordo di tregua ha scatenato moltissime reazioni a livello globale..

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Genocidio israelo-statunitense a Gaza: centinaia di cadaveri in fosse comuni. Bilancio: 44.844 palestinesi uccisi o dispersi

Gaza. L’Ufficio governativo dei media di Gaza (GMO) ha confermato che l’esercito israeliano ha commesso 3.094 massacri dall’inizio dell’aggressione, causando 44.844 morti e dispersi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Fronte Popolare avverte: qualsiasi presenza non palestinese al valico di Rafah è una forza di occupazione e un obiettivo legittimo per la resistenza.

Riproduciamo il comunicato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina datato 7 maggio 2024 in merito all’attacco di Israele a Rafah.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Mercenari ucraini al fianco di Israele

Secondo il sito di Al Manar TV che riporta fonti della Jihad Islamica sul campo a Gaza starebbero agendo mercenari ucraini.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

NATO: sì di Erdoğan all’ingresso della Svezia. Biden: “Sostegno all’Ucraina”, ma niente adesione fino a fine guerra

A Vilnius la Nato sta definendo un nuovo pacchetto di aiuti militari per Kiev. La Francia invierà missili a lungo raggio mentre la Germania promette armamenti per ulteriori 700 milioni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’Ucraina, cantiere del pianeta

“Il cantiere del pianeta”. È questa l’allucinante definizione data al futuro dell’Ucraina mentre ancora la guerra miete, ogni giorno, vittime innocenti.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Guerra in Ucraina: tra sonnambulismo e spy-stories

Negli ultimi giorni l’opinione pubblica occidentale è venuta a conoscenza di una fuga di documenti segreti della NATO che contenevano alcuni elementi di valutazione sullo stato dell’arte del conflitto in Ucraina. A questo primo leak ne stanno seguendo molti altri che, al netto della confusione mediatica, disegnano un quadro piuttosto nitido.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Proiettili all’uranio impoverito e carne da cannone

Per chi ha qualche anno in più l’annuncio di Londra di voler inviare proiettili all’uranio impoverito in Ucraina fa subito tornare alla mente la guerra dei Balcani.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La Guerra e la terra di Lilliput

#Bakhmut cittadina di poco più di 72 mila abitanti situata nell’Oblast di Donec’k, e #Zelensky la voce stridente dell’Occidente. da Noi non abbiamo patria Il 24 febbraio prossimo sarà un anno che il conflitto sotto traccia, solcato dalla disperata cavalcata dell’Occidente verso l’Oriente, è sfociato in conflitto militare aperto. Un conflitto denso di incognite, che […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Chi non vuole la pace

La visita a Kiev di Biden è un chiaro messaggio, la guerra in Ucraina deve continuare, approfondirsi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Più armi, meno profughi: Israele è una parte neutrale nella guerra Russia-Ucraina?

Il futuro rivelerà  il ruolo di Tel Aviv nella guerra russo-ucraina. Tuttavia, ciò che è abbastanza chiaro per ora è che Israele non è una parte neutrale, anche se Tel Aviv continua a ripeterlo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La pace di Davos e l’etica del doppio standard

Alla conferenza di Davos si è parlato di pace in Ukraina, anche e sopratutto per bocca dei responsabili della Difesa alleati, la cui posizione è riassumibile nelle parole del Segretario della Nato Stoltemberg: Le armi sono la via per la pace.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Non è un Risiko

La Germania infine ha ceduto alle pressioni USA: autorizzerà l’invio dei carri armati Leopard in Ucraina. Segno che qualsiasi illusione di una risoluzione anche parziale del conflitto in tempi brevi è improbabile e qualsiasi speranza in una politica autonoma dell’UE è svanita. La questione è più politica che sostanziale, almeno per il momento. Infatti le […]