InfoAut
Immagine di copertina per il post

Turchia: Le donne si ribellano all’uscita dalla Convenzione di Istanbul

||||

Migliaia di donne sabato in piazza contro l’uscita del governo di Ankara dal trattato di Istanbul. La ministra della famiglia: «La carta contro la violenza di genere non ci serve». Ma i numeri dicono altro. E la polizia carica

 

di Chiara Cruciati

Roma, 22 marzo 2021, Nena News – Le donne turche e le associazioni femministe lo avevano già capito. Manifestano dall’anno scorso, nonostante la pandemia, perché l’uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul era nell’aria, portata dalle parole insistenti come martelli pneumatici di ministri, politici, dello stesso presidente Erdogan.

Venerdì sera è successo: la Turchia, primo firmatario della Convezione del Consiglio d’Europa e paese ospitante il debutto della principale carta internazionale contro la violenza sulle donne, non aderisce più al trattato. La Convenzione, entrata in vigore nel maggio 2011, firmata da 45 paesi (e dalle istituzioni Ue) e ratificata da 35, è la prima a introdurre strumenti legalmente vincolanti per combattere la violenza sulle donne, prevenire gli abusi domestici e perseguire i responsabili.

All’articolo 3 definisce la violenza di genere come una forma di discriminazione e individua una serie di abusi come specifica violenza contro le donne: violenza psicologica e fisica, stupro, molestie, stalking, matrimonio forzato, mutilazione genitale femminile, aborto forzato e sterilizzazione forzata, delitti d’onore.

Ankara dice di non averne bisogno e affida questa certezza a un tweet della ministra della famiglia, Zehra Zumrut: «A tutelare le donne ci sono già le leggi nazionali, a partire dalla nostra Costituzione. Il nostro sistema giudiziario è dinamico e abbastanza forte da implementare nuove leggi». I numeri dicono il contrario: secondo l’Oms, il 38% delle turche ha subito violenza almeno una volta, mentre secondo un rapporto dello stesso governo turco risalente al 2014 quattro donne su 10 hanno subito abusi fisici o sessuali, tre su 10 si sposano ancora minorenni, al 33% delle ragazze non viene permesso di frequentare la scuola e all’11% delle donne di lavorare.

E poi i femminicidi: 300 nel 2020 (più 170 casi «sospetti», che la polizia ha frettolosamente bollato come suicidi tra le proteste delle associazioni delle donne), 477 nel 2019, 440 nel 2018. Grosso modo il doppio dei dati del 2012.

Numeri che si accompagnano alla martellante campagna imbastita da numerosi esponenti di governo e personalità conservatrici che (a partire dallo stesso Erdogan) da anni dipingono un’immagine dei ruoli di genere che buona parte delle donne – e non solo – considera l’ennesimo esempio di patriarcato di Stato: prendersi cura della casa e dei figli, soprattutto farli i figli, almeno tre, per il bene della nazione, che rischia ogni giorno a causa dell’avanzata della propaganda Lgbtqi+, terroristi che puntano a distruggere la fabbrica sociale (lo ha ribadito ieri su Twitter il vice presidente Fuat Oktay).

Questa la realtà agognata da una fetta importante di classe dirigente, se non altro quella al potere con la coalizione di governo Akp-Mhp. La Convenzione è divenuta il bersaglio migliore, con il suo richiamo all’uguaglianza che i conservatori ritengono il mezzo per promuovere i diritti Lgbtqi+.

Immediata la reazione delle opposizioni del Chp e dell’Hdp, ma soprattutto quella delle associazioni delle donne e femministe che sabato hanno chiamato subito alla piazza, mai lasciata in questi mesi: «Chiamiamo alla lotta totale contro chi ha rimosso la Convenzione di Istanbul», il messaggio affidato ai social dalla piattaforma turca We Will Stop Femicide, annunciando proteste in tutto il paese, nel pomeriggio di ieri, da Hakkari a Erzurum, da Duzce a Kırsehir.

Il quartiere di Kadikoy a Istanbul si è colorata di viola e riempita del grido di migliaia di donne: «Kararı geri çek, sözlesmeyi uygula» (ritira la decisione, rispetta la Convenzione). Con loro membri del Chp, le socialiste femministe dell’Ehp, il Partito comunista e tanti altri, che hanno preso la parola insieme ai gruppi femministi. Lo slogan comune «Non stiamo zitte, non obbediamo». La polizia le ha caricate.

E mentre i social network venivano inondati di messaggi di dissenso (l’hashtag: #istanbulsozlesmesiyasatir) venivano inondati di messaggi di dissenso, a reagire è anche il Consiglio d’Europa per bocca della sua segretaria generale Marija Pejcinovic Buric: «Questa mossa è un grave passo indietro e tra i più deplorevoli perché compromette la protezione delle donne in Turchia».

Da nenanews

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

femminismoFEMMINISMO DECOLONIALEturchia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nasce “HUB”, un bollettino sulla militarizzazione e le resistenze dei territori

Dal lavoro congiunto di mobilitazione, organizzazione e inchiesta degli ultimi mesi che ha coinvolto diverse realtà e lavoratorə di Pisa, Firenze, Livorno, La Spezia e Carrara nasce il primo numero di “HUB”

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ci stanno preparando alla guerra. E lo fanno contro di noi

Se militarizzano la società e ci chiamano nemici, la risposta è una sola: disertare la loro guerra, sottrarsi alla paura, spezzare il linguaggio che la legittima, difendere lo spazio vivo del dissenso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Venezuela: gli Stati Uniti rivendicano un atto di pirateria nei Caraibi

“Bene, lo teniamo, suppongo”, ha affermato Donald Trump dopo essere stato consultato dai giornalisti sull’uso del greggio della petroliera sequestrata di fronte alle coste del Venezuela.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Regione Sardegna apre all’ampliamento della fabbrica di bombe RWM

La fabbrica RWM da anni attiva in Sardegna in una porzione di territorio, il Sulcis, di proprietà della tedesca Rheinmetall, vedrà molto probabilmente il via libera per il suo ampliamento.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il fumo di Gaza oscura le fiamme della Cisgiordania: il Progetto Coloniale reso permanente

Mentre gli occhi internazionali sono puntati su Gaza, Tel Aviv sta portando avanti la sua più aggressiva campagna di Pulizia Etnica e furto di terre nella Cisgiordania Occupata dal 1948.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ucraina, prof Carpi: “Gli accordi veri saranno saranno sugli interessi riguardanti la futura ricostruzione”

“Ho poca fiducia che l’Europa possa effettivamente svolgere un ruolo di mediazione; gli europei stanno procedendo in ordine abbastanza sparso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Contro la falsa “pace” – Manifestazione regionale piemontese

In Palestina la Pace di Trump non è mai esistita, sono state oltre 400 le violazioni della tregua compiute da Israele

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torturato Marwan Barghouti

Il noto prigioniero politico palestinese Marwan Barghouti è stato aggredito brutalmente dalle guardie carcerarie israeliane, secondo le informazioni trasmesse alla sua famiglia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: oltre 10 mila violazioni dalla tregua da parte di Israele

In queste settimane si sono verificati nuovi bombardamenti in Libano, in particolare nel sud, mentre si registrano droni che sorvolano la zona e che hanno lanciato esplosivi in diverse città come nel caso di Aitaroun, con la scusa di voler colpire Hezbollah.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ancora catene da spezzare – Appunti su pratiche di libertà e ed autodifesa

Negli ultimi anni, all’interno dei movimenti transfemministi italiani ed europei, si è manifestata una dinamica preoccupante: l’uso di linguaggi e strumenti nati per la liberazione come dispositivi di delegittimazione e controllo.

Immagine di copertina per il post
Culture

Imparare a lottare: la mia storia tra operaismo e femminismo

Torna disponibile in una nuova edizione ampliata, nella collana Femminismi di ombre corte,  L’arcano della riproduzione di Leopoldina Fortunati, uno dei testi di riferimento nella teoria femminista marxista italiana — e non solo.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Verso il 25 novembre: giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere

Il governo attacca l’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, in particolare attraverso il Ddl sul consenso informato che, all’esame dell’Aula, è stata occasione per lo svolgersi di un teatrino imbarazzante

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Anche con l’avvenuto scioglimento del Pkk, la fine del conflitto curdo-turco appare lontana

Nonostante il PKK si sia auto-dissolto con il XII Congresso, da parte di Ankara non si assiste a comportamenti speculari.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Pkk annunciato lo scioglimento della struttura organizzativa e la fine della lotta armata

Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, il Pkk, ha annunciato di avere tenuto a inizio maggio il 12/mo congresso, che ha deciso di sciogliere la struttura organizzativa e porre fine alla lotta armata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Collaborazione tra industrie delle armi italiane e turche: lunedì mobilitazione a Torino contro il “Forum Turchia”

Lunedì 12 maggio a Torino si terrà il forum “Turchia: un hub verso il futuro”, promosso dalla Camera di Commercio con l’obiettivo dichiarato di “rafforzare la cooperazione economica” tra Italia e Turchia nei settori dell’aerospazio, dell’automotive e della digitalizzazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Turchia: l’arresto di Imamoglu scatena nuove proteste contro Erdogan

In Turchia sono scoppiate massicce proteste dopo che le autorità giudiziarie – all’interno di una vasta operazione contro centinaia di persone –  hanno arrestato Ekrem Imamoglu, il sindaco di Istanbul, pochi giorni prima che venisse scelto come candidato del partito di opposizione laico CHP alle presidenziali.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Ci facciamo spazio, zona fucsia ovunque

Riprendiamo il comunicato di Non Una di Meno Torino sulla giornata di ieri

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Verso lo sciopero dell’8 marzo: lotto, boicotto, sciopero

Ripubblichiamo questa puntata speciale in avvicinamento a L8 marzo curata da Radio Fabbrica e Non Una di Meno Torino.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

PKK: rispetteremo l’appello del leader Öcalan, dichiariamo il cessate il fuoco

Il Comitato esecutivo del PKK ha dichiarato in un comunicato: “Siamo d’accordo con il contenuto dell’appello del leader Öcalan” e dichiariamo un cessate il fuoco a partire da oggi. Tradotto da ANF Il Comitato esecutivo del PKK ha dichiarato in un comunicato: “Siamo d’accordo con il contenuto dell’appello del leader Öcalan così com’è, e dichiariamo […]