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Tre studenti papuani occupano il consolato australiano di Bali

Le diverse misure straordinarie prese dal governo indonesiano per impedire che la vetrina dell’APEC venisse rovinata da qualche protesta della popolazione papuana sono state rese vane da quest’azione da parte dei tre attivisti. Nei giorni precedenti, l’alleanza degli studenti papuani ha denunciato che a partire dal 15 settembre la polizia segreta indonesiana ha fatto più volte irruzione nei dormitori e nelle aree comuni per identificare e interrogare vari studenti senza avere un mandato appropriato. Le intimidazioni messe in atto erano volte a distruggere sul nascere un’eventuale organizzazione di contestazione durante le date del summit dell’APEC. Come ha dimostrato l’iniziativa di oggi, di certo non basteranno le irruzioni e le intimidazioni a stroncare la determinazione e la rabbia dei giovani, i quali si vedono negare quotidianamente la libertà e i diritti fondamentali.

La scelta del consolato australiano non è affatto casuale. A metà settembre, sette abitanti della Nuova Guinea Occidentale, tra cui un bambino di dieci anni, sono approdati in Australia per chiedere l’asilo  politico. Il ministro Abbott, per non alimentare i conflitti diplomatici già scatenati a causa del passaggio della Freedom Flotilla from Lake Eyre to West Papua, ha imposto un ultimatum ai rifugiati: essere deportati indietro nella Giunea Occidentale oppure chiedere asilo in Papua Nuova Guinea. Come ha spiegato il portavoce del gruppo, Jacob Mandobayan, l’ultimatum non è altro che un vero e proprio ricatto in quanto se i sette rifugiati tornano nella Guinea Occidentale, verranno arrestati o uccisi, ma nemmeno in Papua Nuova Guinea saranno al sicuro, viste le incursioni del governo indonesiano nel territorio papuano.

La Freedom Flotilla ha indetto diverse manifestazione per sostenere i sette rifugiati, ma nonostante questo essi sono stati deportati in Papua Nuova Guinea pochi giorni fa. Anche oggi, in solidarietà con l’occupazione del consolato a Bali, la Freedom Flotilla ha lanciato un presidio a Nightcliff per riportare l’attenzione sulla questione della Nuova Guinea Occidentale e denunciare l’ipocrisia e il servilismo di Abbott.

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