
Attivisti della Flotilla rinchiusi nella prigione di Ketziot
Israele trasferisce i volontari sequestrati della Freedom Flotilla alla prigione di Ketziot: cresce l’indignazione internazionale
di Maddalena Celano, da Assadakah News
Si aggrava la situazione dei volontari internazionali appartenenti alla Freedom Flotilla, sequestrati in acque internazionali dall’esercito israeliano mentre si dirigevano verso Gaza a bordo delle imbarcazioni Conscience e Eight Thousand Madleens. Secondo quanto riferito dagli avvocati di Adalah, organizzazione legale per i diritti umani con sede nei Territori Palestinesi Occupati, i volontari sono stati trasferiti alla prigione di Ketziot, nel deserto del Naqab (Neghev), uno dei centri di detenzione più duri e isolati di Israele.
Durante le ore successive al sequestro, agli avvocati non è stato permesso di portare telefoni cellulari né di parlare direttamente con i 145 detenuti al porto di Ashdod. Le prime testimonianze raccolte riferiscono di aggressioni violente e di un trattamento disumano da parte dei militari israeliani durante l’assalto alle imbarcazioni, avvenuto in piena violazione del diritto internazionale marittimo.
Di seguito, riportiamo integralmente il comunicato ufficiale diffuso dalla Freedom Flotilla:
Gli avvocati confermano che Israele sta trasferendo i volontari sequestrati della flottiglia alla prigione di Ketziot
8 ottobre 2025 – Gli avvocati di Adalah, nei Territori Palestinesi Occupati, hanno confermato che i volontari sequestrati illegalmente dall’esercito israeliano dalle imbarcazioni Conscience e Eight Thousand Madleens sono stati trasferiti alla prigione di Ketziot, nel Naqab (Neghev).
Gli avvocati che rappresentano i volontari non sono stati autorizzati a portare con sé i telefoni cellulari al porto di Ashdod e sono stati impediti loro i contatti diretti con le 145 persone detenute. Alcune delle persone con cui sono riusciti a parlare hanno riferito di aver subito aggressioni violente da parte dei soldati israeliani durante i sequestri illegali della flottiglia.
È probabile che tutti i parlamentari coinvolti vengano deportati questa notte o domani mattina, mentre le udienze del tribunale per gli altri detenuti si terranno nei prossimi due giorni.
I team legali continuano a chiedere accesso immediato ai detenuti e restano in attesa delle udienze. Gli avvocati di Adalah hanno già richiesto di essere presenti a tutte le sessioni del tribunale e forniranno presto ulteriori informazioni.
L’arresto e la deportazione dei membri della flottiglia rappresentano un nuovo capitolo nella lunga storia di criminalizzazione della solidarietà internazionale verso Gaza. La Freedom Flotilla Coalition, composta da attivisti, parlamentari, giornalisti e difensori dei diritti umani provenienti da decine di Paesi, aveva come unico obiettivo rompere simbolicamente e pacificamente il blocco illegale imposto da Israele alla Striscia di Gaza, portando aiuti umanitari e un messaggio di pace.
La prigione di Ketziot, dove sono stati condotti i volontari, è tristemente nota per le sue condizioni disumane, le violenze fisiche e le restrizioni all’assistenza legale. Diverse organizzazioni internazionali, tra cui Amnesty International e Human Rights Watch, hanno in passato denunciato le sistematiche violazioni dei diritti dei detenuti palestinesi e dei prigionieri politici.
Il trasferimento dei volontari internazionali e la deportazione dei parlamentari rischiano di provocare una grave crisi diplomatica. Diversi Paesi europei hanno già chiesto chiarimenti, mentre la Freedom Flotilla Coalition ha annunciato che continuerà a operare fino a quando il blocco di Gaza non sarà sollevato.
Ancora una volta, l’assalto a una missione civile e disarmata dimostra quanto fragile resti la tutela del diritto internazionale di fronte alla politica di occupazione e impunità israeliana. Le voci dei volontari, ora ridotte al silenzio dietro le mura di Ketziot, restano un grido di libertà che attraversa il Mediterraneo, ricordando che la solidarietà non si arresta, nemmeno in prigione.
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