Trappole esplosive e imboscate: come i sadici “Hunger Games” di Israele mirano a far morire di fame la popolazione di Gaza
Ci sono crescenti segnalazioni di agguati israeliani che prendono di mira direttamente i civili a Gaza mentre aspettano gli aiuti, spesso dopo che falsi messaggi segnalano che i soccorsi sono in arrivo.
Fonte. English version
The New Arab – 15 febbraio 2024
Un’indagine di Al-Araby Al-Jadeed, l’edizione gemella in lingua araba di The New Arab, documenta come le forze israeliane sembrano prendere di mira i civili palestinesi attraverso la Striscia di Gaza assediata mentre sono alla ricerca disperata di cibo, sfruttando le condizioni di carestia che Israele ha imposto alla popolazione intrappolata per attirare decine di civili in una trappola mortale.
Ahmad Ashour giace ferito in un letto d’ospedale presso l’Ospedale Al-Shifa, dove è stato portato d’urgenza a mezzogiorno del 25 gennaio 2024. L’ospedale semi-funzionante è stato improvvisamente affollato da una nuova ondata di feriti gravi: 150 palestinesi, con ferite da armi da fuoco e da schegge, sono stati portati d’urgenza dopo che le forze israeliane e l’artiglieria hanno aperto il fuoco su una folla in attesa dell’arrivo degli aiuti alimentari.
I palestinesi si erano radunati alla rotonda del Kuwait sulla strada Salah al-Din, a Sud della città di Gaza, dopo aver ricevuto messaggi di testo che informavano dell’arrivo di aiuti umanitari provenienti dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Impiego dei Rifugiati Palestinesi (UNRWA).
UNRWA nega l’invio di messaggi
Il fratello di Ahmad, Mahmoud, dice di conoscere altri tre che avevano ricevuto il messaggio.
“Non appena alcuni residenti di Gaza e della zona settentrionale della Striscia hanno ricevuto gli SMS sull’arrivo dei camion degli aiuti, la notizia si è diffusa e centinaia hanno cominciato a dirigersi verso questa zona,” dice il dottor Ashraf al-Qudra, Portavoce del Ministero della Sanità di Gaza.
“Tuttavia l’artiglieria israeliana, posizionata un chilometro a Sud della rotonda, ha improvvisamente iniziato a sparare direttamente sulle persone in attesa, con proiettili e granate, uccidendo 20 persone e ferendone 150”.
Si è trattato, nelle sue parole, di “un massacro israeliano contro gli affamati”.
Ismail Thawabta, capo dell’ufficio stampa del governo a Gaza, afferma che questo non è il primo agguato di questo tipo: “Gli abitanti di Gaza hanno paura delle imboscate israeliane in cui l’esercito semplicemente spara a quante più persone possibile, tra gli affamati alla ricerca di aiuto”.
Un operatore sul campo dell’UNRWA responsabile della distribuzione degli aiuti (che ha voluto rimanere anonimo) ha spiegato che l’Agenzia non era a conoscenza dei messaggi. Non aveva mai inviato avvisi con questa modalità e di solito annuncia le imminenti consegne di aiuti sul suo sito ufficiale e sulle pagine dei social media.
Caccia agli affamati
L’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani e l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) hanno documentato quattro episodi fino al 30 gennaio compreso, in cui l’esercito israeliano ha sparato sui civili in attesa dell’arrivo dei camion con i soccorsi umanitari.
Ciò ha provocato 72 morti e centinaia di feriti, alcuni gravi, secondo Lima Bustami, direttrice dell’Ufficio Legale dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo.
Il primo attacco è avvenuto l’11 gennaio, quando carri armati e droni quadricotteri hanno sparato contro centinaia di palestinesi riuniti in Al-Rashid Street a Nordovest della città di Gaza, in attesa dei camion delle Nazioni Unite che avrebbero dovuto consegnare della farina. Gli attacchi israeliani non provocati hanno ucciso 50 civili e ne hanno feriti decine.
Il secondo attacco è avvenuto il 22 gennaio, quando i carri armati israeliani hanno bombardato centinaia di civili affamati che si erano radunati alla rotonda del Kuwait dopo che si erano diffuse false informazioni secondo cui i camion dei soccorsi delle Nazioni Unite erano in arrivo. Due sono stati uccisi e dieci feriti. Il terzo massacro (in cui è rimasto ferito Ahmad) è stato commesso nella stessa rotatoria il 25 gennaio.
Cinque giorni dopo, alle 16:00 del 30 gennaio, le forze israeliane hanno nuovamente aperto il fuoco sui civili, ferendone diversi, sempre alla rotonda del Kuwait, ancora una volta, dopo che si erano radunati in attesa di ricevere aiuti umanitari.
“Questo è il quarto attacco segnalato di palestinesi finiti sotto il fuoco mentre si radunavano per rifornirsi di cibo”, afferma il rapporto sulla situazione dell’OCHA pubblicato il 31 gennaio 2024.
Oltre ai quattro attacchi sopra citati, testimoni oculari hanno riferito di altri due attacchi avvenuti il 26 e 29 gennaio, sempre alla rotonda del Kuwait, e sempre dopo che si erano diffuse voci sull’arrivo di aiuti, in cui sei civili sono stati uccisi e 30 feriti. La rotatoria del Kuwait è il luogo più vicino al centro di Gaza che i camion dei soccorsi possono raggiungere.
Thawabta afferma che nei casi documentati in cui l’esercito israeliano ha attaccato in questo modo assembramenti di palestinesi, la maggior parte degli attacchi ha fatto seguito a false voci diffuse sull’arrivo di camion, per i quali i civili si erano radunati in impaziente attesa.
La carestia a Gaza sotto i riflettori
Khaled Younis, che è fuggito da Gaza città e ora si trova a Rafah, dice che suo fratello, che si trova ancora a Gaza, è sopravvissuto al massacro del 25 gennaio. Gli disse che sebbene la gente sapesse quanto fosse pericolosa la zona, la loro disperazione per il cibo li aveva spinti a far circolare la notizia che i camion dei soccorsi erano in arrivo.
“Di fronte al pianto dei bambini e al bisogno di cibo delle famiglie sfollate, che vivono in condizioni disumane, gli abitanti di Gaza non hanno altra scelta se non quella di rischiare la vita”, dice.
Il deliberato attacco e l’uccisione da parte di Israele di civili che non prendono parte alle ostilità, compresi quelli in cerca di cibo, è un Crimine di Guerra, sottolinea Bustami.
A ciò si aggiunge la deliberata morte indotta per fame della popolazione di Gaza da parte di Israele, cosa vietata e considerata un Crimine di Guerra ai sensi dell’Articolo 8 dello Statuto di Roma: “Affamare intenzionalmente civili come metodo di guerra privandoli di beni indispensabili alla loro sopravvivenza, compresi impedire intenzionalmente gli aiuti umanitari previsti dalle Convenzioni di Ginevra”.
Sadismo: scatolette con trappole esplosive a Gaza
I livelli di fame a Gaza hanno raggiunto un punto tale che le persone macinano il foraggio degli animali per nutrirsi, una realtà evidenziata dall’UNRWA in un tweet sulla piattaforma social X-Twitter, il 28 gennaio 2024, intitolato: “Semplicemente non c’è abbastanza cibo”.
“La fame che soffrono le persone ha reso più facile attirare gli abitanti di Gaza in aree specifiche con il pretesto che gli aiuti sarebbero stati distribuiti, prima di ucciderli”, dice Thawabta.
Questo non è l’unico modo in cui Israele prende di mira gli affamati. Le testimonianze degli sfollati di Gaza fuggiti dal Nord di Gaza per il Sud hanno rivelato metodi ancora più orribili e perversi.
Una pratica prevede che i soldati israeliani lascino scatolette “con trappole esplosive” (simili a scatolette di cibo) nelle case dopo essersi ritirati da un’area di cui avevano preso il controllo. Quando i civili tornano a casa in cerca di cibo, scambiano queste scatole per cibo lasciato dai soldati, ma quando le aprono esplodono, ferendo o addirittura uccidendo le persone che si trovano nelle vicinanze.
Il figlio di Amna Issa, Mahmoud (14 anni), ha perso tre dita e ha riportato gravi ferite al viso e al collo dopo aver aperto una lattina che l’esercito israeliano aveva “lasciato”, pensando che contenesse carne in scatola.
“All’inizio, i soldati di Occupazione lasciavano del cibo vero, come scatolette e pane, e i cittadini affamati lo prendevano dopo che l’esercito si era ritirato, ma hanno sfruttato questa cosa e ora lasciano deliberatamente scatolette con trappole esplosive, uno di questi ordigni ha ucciso il figlio del mio vicino, e un altro ha ferito mio figlio Mahmoud”, ha detto Amna.
Un ingegnere esperto di esplosivi (che ha voluto rimanere anonimo) dell’Unità Artificieri dei servizi di sicurezza di Gaza, responsabile della raccolta e della neutralizzazione delle munizioni inesplose dopo gli attacchi militari israeliani, ha spiegato il meccanismo di funzionamento di queste bombe.
Ha spiegato che assomigliano a scatolette di cibo, ma contengono due parti esplosive interconnesse. La parte superiore contiene un detonatore e la parte inferiore contiene TNT, un materiale esplosivo. Se qualcuno rimuove il coperchio, il detonatore si attiva ed emette una scintilla che accende il TNT e la scatoletta esplode.
Nelle trappole vengono spesso infilati frammenti metallici taglienti per garantire il massimo danno, l’esplosione può ferire le persone fino a un raggio di 20 metri.
“Questo non è un metodo nuovo per l’Occupazione”, dice, “poiché in passato Israele ha preparato trappole simili utilizzando bambole e giocattoli per bambini”.
Uccidere i rientrandi in cerca di cibo
Abdullah Razzaq, un civile di Gaza, ha detto che le forze israeliane stanno prendendo di mira coloro che cercano di tornare a casa per raccogliere scorte di cibo, soprattutto quando pensano che i carri armati israeliani si siano ritirati. La maggior parte degli sfollati sono stati costretti ad abbandonare in fretta le proprie case a causa dei bombardamenti improvvisi e hanno quindi portato con sé solo piccole quantità di cibo e altri beni. Con il passare del tempo e il cibo che diventa sempre più scarso, molti tentano di tornare indietro per poter recuperare le provviste dalle proprie case.
“Sembra che l’Occupazione abbia capito che le persone hanno bisogno di tornare alle loro case, quindi finge di ritirare i suoi carri armati da questa o quella strada o area, e poi posiziona cecchini nascosti in alto sugli edifici. L’area sembra completamente vuota, ma non appena i cittadini iniziano a radunarsi in cerca di cibo, Israele li coglie di sorpresa, con cecchini e droni che sparano contro di loro”.
Secondo quanto riferito, questo tipo di imboscate ha causato decine di morti e feriti, in particolare nel centro e nel Nord di Gaza. Thawabta ha confermato che le forze israeliane stavano deliberatamente uccidendo coloro che tornavano alle loro case nei quartieri del Nord.
Ma anche il Sud non è sicuro. Nel Governatorato di Khan Younis, nel Sud di Gaza, imboscate simili sono state segnalate a Batn Al-Sameen, nella parte occidentale di Khan Younis, nel villaggio di Qizan an-Najjar e nell’area di Al Balad.
Il cittadino di Gaza Khamis Fojo ritiene che suo figlio Muhammad (19 anni) sia caduto vittima di una di queste imboscate. Si è recato nel quartiere di Batn Al-Sameen per prendere cibo e provviste a casa di un parente che era fuggito a Rafah a fine gennaio, ma da quel giorno è scomparso e nessuno ha più sue notizie.
Inoltre, quando l’esercito israeliano si ritira completamente da un’area, i soldati danno deliberatamente fuoco alle case civili e a tutto ciò che contengono, soprattutto nel Nord di Gaza.
L’obiettivo sembra essere quello di privare gli abitanti di Gaza delle proprie risorse per esasperare i livelli di fame tra la popolazione.
È difficile stimare il numero di morti e feriti derivanti da tali episodi poiché la maggior parte degli ospedali nel Nord di Gaza sono fuori servizio o funzionano solo in parte.
Tuttavia, il Ministero della Sanità ha dichiarato che almeno 20 persone sono state uccise e circa 50 ferite da “trappole esplosive”. Il Ministero ha inoltre stimato che solo nel mese di gennaio circa 95 civili sono stati uccisi e 400 feriti in attacchi mentre tornavano alle loro case.
Mirare ai convogli di aiuti
Oltre ad uccidere coloro che cercavano cibo, le forze israeliane hanno anche lavorato duramente per impedire l’arrivo dei soccorsi, secondo l’Osservatorio Euro-Mediterraneo, che ha documentato diversi casi in cui sono stati presi di mira convogli di aiuti umanitari.
L’8 novembre, l’esercito israeliano ha aperto il fuoco su un convoglio umanitario della Croce Rossa che trasportava forniture mediche, ferendo un autista e danneggiando due camion.
Il 29 dicembre l’esercito ha aperto il fuoco su un convoglio umanitario dell’UNRWA, ma non si sono verificate vittime. Poi, il 10 gennaio, un membro del personale dell’UNRWA è stato ucciso e diversi feriti, quando l’esercito israeliano li ha presi di mira mentre distribuivano aiuti nel Sud della città di Gaza.
Il 5 febbraio, secondo l’Osservatorio Euro-Mediterraneo, le forze israeliane hanno preso di mira un convoglio umanitario diretto dal Sud di Gaza al Nord, nonostante fosse scortato da veicoli delle Nazioni Unite e Israele fosse stato informato in anticipo del suo percorso e della sua destinazione.
Thawabta ha affermato che, attaccando gli operatori che distribuiscono gli aiuti, “l’esercito di Occupazione sta intenzionalmente fomentando il caos per impedire che gli aiuti raggiungano i beneficiari, l’assenza di queste persone ostacola i meccanismi di distribuzione degli aiuti. Di conseguenza, le persone si precipitano verso i camion, e l’ottenimento degli aiuti diventa limitato a chi riesce a salire sul camion per primo”.
Secondo lo Statuto di Roma, “dirigere intenzionalmente attacchi contro personale, installazioni, materiali, unità o veicoli coinvolti nell’assistenza umanitaria” è considerato un Crimine di Guerra.
Thawabta sottolinea che sono necessari 1.300 camion di cibo al giorno per alleviare la gravità della carestia, che è ancora più grave nei Governatorati settentrionali. Tuttavia, nell’ultima settimana di gennaio, entravano solo 80-100 camion al giorno attraverso il valico di Rafah. Prima di allora ne entravano solo 180.
“La città di Gaza e i Governatorati del Nord sono oggetto di un assedio duro e totale in concomitanza con la continua Guerra Genocida condotta dall’Esercito di Occupazione Israeliano, che ha impedito che qualsiasi aiuto arrivasse ai due Governatorati dall’inizio dell’assalto”, ha detto.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.