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Student* pront* al dialogo: ma il rettore dov’è?

Da Intifada Studentesca Torino

Siamo al sedicesimo giorno di occupazione e blocco nella sede Unito di Palazzo Nuovo, collocandoci attivamente all’interno del movimento internazionale di Intifada Studentesca che, ormai da mesi, si sta mobilitando per il boicottaggio accademico contro le implicazioni del sapere universitario con le istituzioni di formazione dello Stato occupante di Israele e le aziende belliche e finanziarie che sostengono l’avanzare di un sistema di guerra mondiale.

Il blocco totale delle attività didattiche è stata una scelta che abbiamo individuato collettivamente come necessaria in conseguenza a mesi di mobilitazione inascoltata dai vertici dell’Università, per costituire un rapporto di forza che ci permettesse di porre le nostre rivendicazioni all’ordine del giorno degli organi decisionali di Unito circa i suddetti accordi. Sappiamo essere questa una scelta che ha provocato diversi disagi e critiche, non solo da parte dei vertici dell’ateneo, ma anche per chi lavora e studia dentro questi spazi universitari, noi compresi/e; nonostante ciò, a fronte della situazione globale che vediamo manifestarsi e viviamo nella nostra quotidianità, abbiamo valutato fosse il momento di prendere una scelta coraggiosa e che si assumesse la responsabilità storica e morale a cui siamo chiamati. Valutiamo che la nostra fermezza abbia prodotto il risultato di porre l’accento della questione su livelli alti della politica e del discorso pubblico, raccogliendo attorno all’esperienza dell’occupazione un significativo livello di solidarietà e sostegno che ci conferma la giustezza della nostra scelta. In antitesi ad una società che vivacemente prova a porsi delle questioni profonde su un apparato di sfruttamento e dominio, e si interroga su possibili soluzioni da intraprendere insieme per superare questo sistema di ingiustizie, vediamo chi governa l’Ateneo, in continuità con la linea della politica statale, rifugiarsi in un assordante silenzio e un’inaccettabile ignavia per continuare a sopravvivere e trarre guadagno all’apice di questo sistema disumano. Stefano Geuna, il Magnifico Rettore, in queste settimane ha dato prova esemplare dell’incoerenza dell’apparato politico di cui fa parte, che si dichiara “democratico” ma che rifugge il confronto partecipato e limpido tra le componenti che animano l’Università. Nel concreto segnaliamo quello che leggiamo come un gravissimo atto antidemocratico compiuto dal Rettore, ovvero quello di aver sospeso i lavori dei due organi ufficiali preposti a prendere decisioni per l’Ateneo: il Senato accademico e il Consiglio di Amministrazione. Riteniamo questo modo di porsi un sintomo di debolezza, un segnale rispetto alla mancanza di unanimità sulle posizioni del Rettore anche all’interno degli organi istituzionali; pare chiaro che la strategia sia quella di serrare la porta in attesa che passi la tempesta. Noi abbiamo, in diverse occasioni, rinnovato la nostra disposizione ad affrontare dibattiti e confronti anche con chi è ostile alle nostre posizioni, perchè siamo sicuri di poter argomentare e sostenere le richieste che abbiamo sottoposto all’Ateneo, questo continua a non avvenire, questo tiro alla fune sta diventando ridicolo. Nell’arco di queste settimane di occupazione, abbiamo avuto modo di interfacciarci anche con le numerose lavoratrici e lavoratori in appalto a compagnie esterne all’Università, e venire a conoscenza delle problematiche inerenti alla loro condizione lavorativa. Sappiamo che sono lavoratorx esternalizzati, precari e mal retribuiti sui quali l’istituzione universitaria ha deciso di far ricadere le conseguenze della nostra protesta: tramite interlocuzioni con chi era in servizio nella sede siamo venuti a conoscenza di possibili trasferimenti, di ferie forzate, di mancata continuità retributiva per via della perdita di ore supplementari di lavoro che venivano date loro, strutturalmente, ogni mese. Per questi motivi chiediamo che siano reintegrati/e alle normali mansioni i dipendentx REAR, bibliotecarie, addetti alle pulizie e assunti o in missione lavorativa presso Palazzo Nuovo.

Dunque, è per tali motivazioni che riteniamo necessario la loro reintroduzione sul luogo di lavoro, sebbene sia responsabilità dell’Ateneo prendersi carico di questa situazione. Vogliamo garantire la riapertura degli spazi bibliotecari a partire dall’inizio di questa settimana affinchè i lavoratori possano rientrare in servizio e la componente studentesca possa usufruirne per il sostegno degli esami e la compilazione delle tesi di laurea. Ci teniamo a precisare che non è grazie a mediazioni con i vertici di Ateneo che giungiamo a questa scelta, ma per oculata valutazione della situazione corrente. A fronte di ciò non smobiliteremo le tende che sono accampate a Palazzo Nuovo occupato, né toglieremo il blocco della didattica: vogliamo che il Rettore provveda alla convocazione di una seduta congiunta tra Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione in presenza e che veda la possibilità di partecipazione della componente studentesca tutta per permettere l’avvio del processo di riapertura delle biblioteche. Questa richiesta l’abbiamo già presentata all’inizio dell’occupazione e, in aggiunta, è stata una domanda formalizzata tramite un documento ufficiale sottoscritto da alcuni Consiglieri del CdA e poi bocciato da Geuna. Questa è la nostra conditio sine qua non per dar vita ad un processo di apertura al corpo studentesco e lavorativo. Chiariamo che non ci faremo ingannare da negoziazioni a ribasso che affondano le proprie argomentazioni su una burocrazia mai rispettata in un regime di normalità, e che ora vorrebbe rappresentare un tentativo per depotenziare e smontare la struttura dell’organizzazione studentesca. E’ il momento di assumersi qualche responsabilità politica per la dirigenza universitaria, sarebbe il caso di smetterla di ridimensionare la portata di ciò che l’intifada studentesca ha posto su piatto e affrontare la contraddizione che sta provocando questa profonda spaccatura negli equilibri di Unito. Studenti e studentesse ci sono, il Rettore dov’è?

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