InfoAut
Immagine di copertina per il post

Stanco dopo otto mesi dall’inizio della guerra di Gaza, l’esercito israeliano è sull’orlo del “collasso”

Mentre l’esercito israeliano si trova ad affrontare gravi carenze di uomini, stanchezza e diserzione e la dirigenza politica si concentra sulla sua sopravvivenza, un alto generale israeliano prevede che la fine di Israele sia vicina.

Fonte: English version

Di Dan Cohen 3 giugno 2024

Il 9 ottobre, due giorni dopo l’assalto militare a sorpresa di Hamas alle basi e agli insediamenti israeliani intorno a Gaza, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu si è impegnato a sconfiggere Hamas.

Tuttavia, otto mesi dopo, Israele non è riuscita a raggiungere l’obiettivo dichiarato. Invece, si trova ad affrontare un isolamento internazionale senza precedenti, un’instabilità politica, accuse di Genocidio presso la massima Corte mondiale e mandati di arresto per la sua dirigenza. Senza una fine in vista, dato che Netanyahu rifiuta le proposte di cessate il fuoco, l’esercito israeliano si trova ora ad affrontare la sfida più terribile di sempre: carenza di personale, stanchezza e diserzione.

Una serie di articoli apparsi sui media israeliani rivelano l’ardire della sfida che Israele si trova ad affrontare.

Amir Rapaport, un importante giornalista israeliano con stretti legami con l’istitutivo militare, ha scritto che i vertici dell’esercito sono preoccupati per “l’esaurimento fisico e mentale dei soldati, in particolare quelli in servizio effettivo, insieme a una grave carenza di comandanti”.

Ha aggiunto che queste carenze sono “presenti in tutti i ranghi dell’esercito, con la carenza più grave tra i comandanti sul campo, comandanti di plotone e di compagnia, e anche oltre. Addestrare ciascun comandante è un processo che richiede anni e la carenza si avverte ovunque”.

L’esercito israeliano ammette la morte di 644 soldati e 3.703 feriti dal 7 ottobre. Tuttavia, il numero dei feriti è quasi certamente sottostimato. Ad aprile, il quotidiano israeliano Calcalist ha riferito che 7.200 soldati erano rimasti feriti, quasi il doppio di quanto rivelato dalle statistiche ufficiali del governo. Questi numeri sono sicuramente aumentati ora che la Resistenza Palestinese a Gaza ha effettuato numerosi attacchi riusciti contro le Forze dl’Invasione Israeliane.

Coloro che continuano a combattere hanno il compito di operare nelle aree che l’esercito israeliano ha dichiarato conquistate mesi fa. Il 6 gennaio Israele ha affermato che Hamas era stato sconfitto nel campo profughi di Jabaliya. Tuttavia, i soldati tornarono lì a maggio, conducendo un’operazione di 20 giorni che molti descrissero come “Sisifo”, un riferimento al mito greco di un Re punito con il compito infinito di spostare un masso su una ripida collina, solo per vederlo rotolare giù di nuovo.

Un comandante di compagnia del 196º Battaglione si lamentò: “È frustrante vedere questo, sette mesi e mezzo dopo l’inizio della guerra”.

Dai resoconti tradizionali non risulta che Israele abbia commesso atroci massacri nella sua seconda fallita riconquista di Jabaliya, lasciando una scia di cadaveri in decomposizione in mezzo a vaste aree ridotte in macerie.

Nel frattempo, un sondaggio della Direzione Risorse Umane dell’IDF pubblicato dal sito di notizie israeliano Ynet ha rilevato che solo il 42% degli ufficiali dell’esercito di carriera israeliani ha indicato che vorrebbe continuare a prestare servizio militare, rispetto al 49% nell’agosto 2023. Questa diminuzione ha scioccato i vertici dell’esercito israeliano, che prevedevano il morale sarebbe aumentato in tempo di guerra.

“Il protrarsi guerra è estenuante, la vita familiare ne è influenzata sia per gli uomini che per le donne che non vedono i loro coniugi e figli, e il compenso è inadeguato date le lunghe ore di servizio sommate allo stress e alla responsabilità implicite in alcuni ruoli”, osserva l’articolo.

Al di là degli aspetti personali, il miserabile fallimento di Israele nello sconfiggere Hamas o nel riportare a casa i prigionieri di guerra ha influito sulla loro volontà di continuare a combattere.

“Il senso di fallimento perseguita gli ufficiali e non vogliono prestare servizio in un’organizzazione fallita”, secondo la citazione di un alto ufficiale nell’articolo.

Infatti, alcuni soldati riservisti si sono rifiutati di combattere. Ad aprile, 30 paracadutisti di una compagnia di riservisti hanno informato i loro comandanti che non si sarebbero presentati in servizio a causa del loro esaurimento. Il comandante della compagnia si è lamentato con Channel 12 che il morale dei soldati è “molto basso”.

“L’IDF e lo Stato stanno per collassare dall’interno”

Il Maggiore Generale Yitzhak Brik, l’ex difensore civico militare che si è guadagnato il soprannome di “Profeta dell’ira” per aver previsto con precisione molto prima del 7 ottobre che Israele era totalmente impreparato per un’imminente guerra regionale, ha scritto un articolo avvertendo che Israele ha già perso la guerra contro Hamas e il rifiuto della dirigenza politica e militare di riconoscere questo fatto sta spingendo Israele in un “abisso”.

“Un fatto è certamente chiaro, e lo firmo conoscendo i fatti: l’IDF non ha il potere di vincere questa guerra contro Hamas, e certamente non contro Hezbollah. Penso di sì, non perché non vogliamo vincere, ma semplicemente perché Dio non è dalla nostra parte. Il nostro esercito è piccolo e affaticato e non ha forze a sufficienza. In questa situazione, ogni giorno che la guerra continua, la nostra situazione peggiora”, ha scritto Brik.

Se la guerra non verrà fermata immediatamente, avverte Brik, lo Stato israeliano finirà presto.

“L’IDF e lo Stato stanno per collassare dall’interno. Il crollo dello Stato è solo una questione di tempo perché potremmo perdere se scoppiasse anche una guerra regionale totale. I ‘capitani’ a livello politico e militare, che stanno conducendo la guerra a Gaza, non vogliono riconoscere i duri fatti di cui sono responsabili. Hanno un solo programma: continuare a combattere ad ogni costo perché è l’unica cosa che garantisce loro di continuare a mantenere le loro posizioni per un altro breve periodo di tempo”.

Mentre Israele lotta per ottenere qualsiasi risultato a Gaza che vada oltre il commettere un Genocidio, il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich fantastica di sconfiggere il molto più forte gruppo militante libanese Hezbollah e di conquistare l’area “fino al Litani”.

“Molti di coloro che hanno ascoltato le sue osservazioni hanno sollevato dubbi sulla capacità dell’IDF di portare a termine una simile missione”, ha commentato Rappaport sulla fantasia di Smotrich.

L’avvertimento di Brik sulla dirigenza è ancora più terribile.

“Devono essere fermati, stanno conducendo il popolo di Israele come pecore al macello; Questo è un gruppo dirigente che è andato completamente e assolutamente fuori di testa ed ha perso la ragione. Non perseguono la salvezza del Paese, ma la salvezza di se stessi e della propria sopravvivenza al potere”.

Brik paragona il destino di Israele alla rivolta biblica di Bar Kochva, quando i fanatici ebrei tentarono di insorgere contro l’Impero Romano, ma subirono una sconfitta storica e causarono ingenti perdite alla popolazione ebraica. Mentre gli ebrei vedono la fallita rivolta come un monito contro i falsi messia, le ideologie sioniste fanno il contrario, prendendone ispirazione e ponendole come sue ispirazioni centrali.

Con l’esercito israeliano fisicamente e moralmente stanco che cammina sull’acqua (più precisamente, sul sangue) a Gaza, e l’amministrazione Biden che rifiuta di usare la sua influenza per costringere Netanyahu a firmare un accordo di cessate il fuoco, potrebbero essere i più stretti alleati di Israele a spingere Israele verso lo scenario apocalittico previsto da Brik.

Dan Cohen è un giornalista e regista americano residente a Washington, DC. È il conduttore di Behind the Headlines (Dentro la Notizia). Ex membro di RT America, Cohen ha collaborato con Al Jazeera English, Alternet, Electronic Intifada, The GrayZone, Middle East Eye, Mondoweiss, The Nation e Vice News.

Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

esercito israelianopalestina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Quando fallirà la promessa gialla?

Da Balfour a Trump, dal distintivo giallo alla linea gialla, la stessa storia si ripete in un unico colore, un colore che macchia le mappe e dipinge sia la geografia che la memoria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Bolivia nel suo labirinto

Con questo risultato, si chiude, per il momento, l’egemonia del Movimento al Socialismo (MAS) di Evo Morales

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ecuador: Noboa cerca di autorizzare una base militare USA nelle isole Galápagos

Il presidente ecuadoriano cerca di eliminare l’articolo costituzionale che proibisce basi straniere, nonostante il rifiuto sociale e ambientale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cosa c’è dietro il nuovo piano di Israele per dividere Gaza in due

Mentre Trump elogia la “pace”, Israele sta consolidando un nuovo regime di confini fortificati, governo per procura e disperazione orchestrata, con l’espulsione ancora obiettivo finale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Elezioni presidenziali in Camerun: proteste, repressione del dissenso e delle opposizioni

Le elezioni presidenziali in Camerun del 12 ottobre hanno portato ad un clima di crescente tensione nel Paese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Napoli: occupata l’Aula Nugnes del Consiglio Comunale, “Rispettate la mozione contro la collaborazione con Israele”

Nel corso del pomeriggio di venerdì 31 ottobre è stata occupata dalla rete Napoli con la Palestina l’aula Nugnes del consiglio comunale di Napoli.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cosa c’entra la base del Tuscania al CISAM con il genocidio in corso in Sudan?

In Sudan si consuma un massacro che il mondo continua a ignorare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Milei-Trump hanno vinto e si sono tenuti la colonia

Il governo libertario ha imposto la paura della debacle e ha vinto nelle elezioni legislative.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina libera, Taranto libera

Riceviamo e pubblichiamo da Taranto per la Palestina: Il porto di Taranto non è complice di genocidio: i nostri mari sono luoghi di liberazione! Domani, la nostra comunità e il nostro territorio torneranno in piazza per ribadire la solidarietà politica alla resistenza palestinese. Taranto rifiuta di essere zona di guerra e complice del genocidio: non […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gaza è Rio de Janeiro. Gaza è il mondo intero

Non ci sono parole sufficienti per descrivere l’orrore che ci provoca il massacro di oltre 130 giovani neri, poveri, uccisi dalla polizia di Rio de Janeiro, con la scusa di combattere il narcotraffico.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Occupazioni a Torino: cronaca di un mese senza precedenti.

Una cronaca dalle occupazioni e autogestioni delle scuole torinesi del mese di ottobre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cosa c’entra Leonardo con il genocidio a Gaza?

Gianni Alioti, ricercatore di The Weapon Watch – Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, ha scritto per Pressenza un approfondimento, con notizie inedite, sulle responsabilità di Leonardo nel genocidio a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: continuano gli attacchi israeliani nonostante la tregua del novembre 2024. Due persone uccise

Ancora bombardamenti israeliani nel sud del Libano, nonostante l’accordo di tregua concordato nel novembre 2024.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Coloni lanciano attacchi coordinati contro agricoltori e terreni della Cisgiordania

Cisgiordania. Negli ultimi giorni, gruppi di coloni hanno lanciato una serie di attacchi coordinati contro agricoltori e terreni agricoli palestinesi a Betlemme, al-Khalil/Hebron e nella Valle del Giordano settentrionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Occupazioni e proteste per la Palestina: gli aggiornamenti da Napoli, Torino e Verona

Proseguono le mobilitazioni in solidarietà con il popolo palestinese.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Un opuscolo su riarmo, genocidio e logistica della guerra

Ripubblichiamo un opuscolo realizzato dall’assemblea cittadina torinese STOP RIARMO.