L’autocrate islamista turco Erdogan sta preparando una nuova invasione militare dei territori della Siria nordorientale amministrati dalle forze della Rivoluzione confederalista.
Dopo i recenti movimenti di truppe turche intorno a Kobane e Tell Tamir, le città musulmane curde e cristiane assire del Rojava, e dopo gli incontri bilaterali che il presidente della Turchia ha tenuto al G20 di Roma con i rappresentanti delle potenze presenti in Siria e Medio Oriente, la possibilità di una terza invasione dell’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale è ritenuta “grave”. Le intenzioni di Erdogan potrebbero essere fermate da Russia e Stati Uniti, oppure potrebbero essere avallate, come già accaduto all’inizio del 2018 ad Afrin o nel 2019 a Serekaniye/Ras Al-Ain e Tell Abiyad. Erdogan si è recato al vertice di Roma con questo obiettivo in mente: ottenere il permesso (soprattutto dalla Russia di Putin) di attaccare di nuovo le Forze Siriane Democratiche, le Ypj e le Ypg a Tell Tamir e Kobane. Al g20 di Roma, però, non ha potuto incontrare il presidente russo, mentre ha parlato con il presidente statunitense Biden e con alcuni rappresentanti dei paesi europei.
Nei confronti degli alleati europei, la leva di Erdogan sono ancora una volta i profughi. L’offensiva che Putin e il presidente siriano Assad si preparano a sferrare sull’area di Idlib, controllata da bande jihadiste filoturche, infatti, creerà nuovi flussi di profughi. Erdogan, quindi, ha comunicato a Putin, Biden, e soprattutto i leader dell’UE, di aver bisogno di maggiori fette di territorio in Siria per collocarli affinchè non raggiungano la Turchia e, quindi, l’Europa (compito per il quale il Sultano turco riceve, da anni, miliardi di euro dall’Ue).
Gli aggiornamenti, e un appello a tenersi pronte e pronti per una mobilitazione in difesa della Rivoluzione della Siria del nord-est, insieme al giornalista, scrittore e nostro collaboratore Davide Grasso. Ascolta o scarica.
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