InfoAut
Immagine di copertina per il post

Shaddadi, Rojava: vita nella città liberata

Hassake vede ancora la presenza del regime, con l’appoggio di una milizia cristiana minoritaria, in alcuni quartieri del centro. Check point con soldati e bandiere siriane delimitano l’accesso di quelle aree, in contrasto con le enormi bandiere del Kurdistan (verdi, gialle e rosse) che sventolano nel resto della città, a sottolineare quale dovrà esserne il futuro. Nelle periferie stormi di bambini si inseguono tra asfalto e macerie, edifici bombardati e case in costruzione. A sud della città inizia il deserto, indefinita distesa di arido terriccio e sterpaglie. La strada per Deir El Zor, roccaforte dell’Is nell’oriente siriano, è continuamente interrotta da cumuli di terra che obbligano le automobili a procedere a zig-zag, per rallentarne l’avanzata in prossimità degli innumerevoli check-point delle Sdf. Considerevoli greggi di pecore intasano ulteriormente la strada, circondati da gruppetti di pastori con i volti bendati e lunghi bastoni in mano, in media un adulto ogni tre o quattro bambini. Con il procedere dei chilometri, l’idioma curdo tende a sparire, se non in bocca alle Ypg: la popolazione predominante, a sud di Hassake, è araba.

Dal nostro corrispondete un audio di approfondimento sulla giornata di festa nazionale in Rojava per il compleanno di Abdullah Öcalan durante la quale migliaia di giovani curdi hanno organizzato una marcia verso il confine turco per richiederne la liberazione. Vengono inoltre approfonditi i retroscena politici del complotto internazionale che ha portato all’arresto del presidente del PKK.

{mp3remote}https://dl.dropboxusercontent.com/u/25872182/2016-04-04_aggiornamento%20Siria.mp3{/mp3remote}

I check-point non si interrompono fino all’ingresso militarizzato di Shaddadi, ultima conquista delle Ypg ai danni dell’Is. Negozi chiusi, strade vuote e silenziose, serrande arrugginite e abbassate, edifici crollati sotto i bombardamenti statunitensi. “Abbiamo dato noi le coordinate Gps agli americani, durante i combattimenti – ride un combattente Ypg indicando un compagno – ben presto è arrivato l’aereo, e ha colpito con precisione”. L’aiuto che ricevono dagli Stati Uniti non è il massimo, dice, ma è più preciso di un intervento russo: “Quelli, se gli dai le coordinate, radono al suolo tutto il quartiere”. I compagni tengono a sottolineare la qualità dell’operazione di tre settimane fa: “Abbiamo circondato la città di notte, provenendo da due lati. Improvvisamente i miliziani di Daesh si sono accorti che eravamo entrati e hanno cominciato a sparare, ma ben presto hanno dovuto morire o arrendersi” racconta Brusk, originario di Amuda, nel nord del Rojava.

“Ho fatto tutte le operazioni nei cantoni di Cizire e Kobane; quasi tutti i miei amici sono morti, io sono state ferito tre volte: al ventre, al collo, alla gamba. In confronto ad altre operazioni, quella di Shaddadi è stata semplice”. Alcuni dei combattenti internazionali che hanno prenso parte all’assalto dicono che i miliziani, quando hanno capito di essere in trappola, hanno resistito con disperazione, per poi nascondersi tra la popolazione: “A volte entravamo nelle case e li trovavamo appena sbarbati, la barba e il rasoio ancora sul lavandino; difficile valutare come agire”. “Daesh sta crollando – dice Brusk – ormai il loro morale è a terra”. Judi, un altro compagno, aggiunge ridendo: “Quando li abbiamo catturati, gridavano ‘non siamo di Daesh!’; e allora, abbiamo loro chiesto, a cosa vi servono i kalashnikov?”.

Mervan, sedici anni, ci accompagna per la città su un mezzo Toyota con il cambio e il volante ricoperti di finta pelliccia e musica house sparata dall’autoradio a tutto volume. Per le strade i pochi civili rimasti evitano i contatti con la truppa e rifiutano di essere fotografati. Donne velate in nero, uomini seduti al sole, ragazzini timidi e schivi. Mervan e il suo compagno Ager si fermano a comprare bibite e snacks in un negozietto. Il gestore vende e incassa, ma non mostra cordialità. Questa gente è curda o araba, chiediamo a Mervan? “Tutti arabi”, risponde. Sulla questione le versioni sono diverse. C’è chi dice che esista una minoranza curda a Shaddadi e chi, anche tra le Ypg, lo nega. Non tutti, del resto, sono bene informati: per molti, questa è soltanto l’ennesima città attraversata. Certo è che i civili rimasti non superano il centinaio, sebbene alcuni compagni pretendano di negare anche questo. Altri, invece, raccontano: “Quando abbiamo preso la città, i miliziani che non avevamo ucciso o catturato sono riusciti a fuggire grazie a un ammirevole sistema di tunnel da loro costruito, che conduceva fuori città; poi anche parte della popolazione è partita”.

Un combattente europeo ci racconta i saccheggi avvenuti dopo la liberazione: “La gente rimasta ha cominciato a entrare nelle case dei vicini, abbandonate, e a prendersi tutto: cibo, vestiti, mobili, frigoriferi, materassi. Siamo intervenuti e abbiamo fatto restituire alcune cose, ma la situazione era fuori controllo, non abbiamo potuto fare molto”. Difficile leggere la composizione politica di questi luoghi: in realtà come queste la politicità di ogni narrazione dei fatti, anche la più banale, è portata all’estremo dai testimoni; nessuno darà mai una versione minimamente equilibrata. Le Ypg dicono che è stata la popolazione a chiedere l’intervento delle Sdf, per telefono. “La gente era stremata: non aveva più niente da mangiare, lo stato islamico era arrivato a requisire le automobili in cambio di zucchero”. Non è escluso che alcuni abitanti vedano le Ypg come il male minore anche per ragioni economiche. “La presenza di Daesh non fa bene all’economia delle città: con tutte le proibizioni che introducono, molti beni – dalle sigarette in poi – non vengono più venduti”.

Il silenzio di Shaddadi, in ogni caso, parla della guerra contemporanea come fattore di confinamento e deportazione, riorganizzazione del “materiale umano” secondo una metafisica da scaffale del supermercato, dove ogni luogo è deputato a un genere di prodotto – o identità. La geografia politica è “purificata” dalla guerra e persiste come fattore di controllo globale. Molti abitanti di Shaddadi se ne sono andati con l’arrivo dell’Is, e quelli che erano rimasti perché lo appoggiavano se ne sono andati adesso. Anche chi era rimasto per altri motivi ha paura a restare: come potranno dimostrare che le loro opinioni politiche sono “sane” agli occhi del nuovo “conquistatore”? Come sempre in queste situazioni, le differenze si fanno sottili: nessun esercito, in guerra, è disposto a discutere questioni di lana caprina, e la gente ha comprensibilmente paura. Un caso diverso è quello di coloro che hanno attivamente aiutato le Sdf a scovare i miliziani denunciandoli, conducendo le Ypg nelle loro case (in quanti hanno agito per sincera volontà di vendetta, in quanti per convenienza?). Il risultato è una miriade di villaggi e città disabitate, in questa come in tutte le altre regioni della Siria. Chi manca all’appello potrebbe essere facilmente rintracciato a Erbil, a Beirut – sulle coste turche dell’Egeo, a Idomeni.

Nel cortile del quartier generale delle Ypg, che prima ospitava i comandanti dello stato islamico, ragazze e ragazzi di Ypg e Ypj chiacchierano, giocano, poi vengono radunati ad ascoltare, seduti, il discorso di promozione ideologica di un loro compagno. “I popoli arabi e quello turco – spiega – non sono né peggiori, né diversi dai curdi, ma oppressi e ingannati da stati capitalisti come Daesh, la Turchia, il regime siriano”. Applausi scroscianti. Judi spiega che qui “ci sono combattenti di ogni nazionalità: curdi della Siria, dell’Iraq e della Turchia, ma anche turchi, arabi, iraniani”. Cristiani? “No, sono una fazione meno significativa dal punto di vista militare”. Sul piazzale stazionano quattro o cinque Ypg statunitensi, chiediamo loro da dove vengono: “Kensas, Florida…”. Siete soldati, avete combattuto in Iraq? “Sono stato nell’esercito – dice uno – ma è la mia prima esperienza all’estero”. Un altro aggiunge: “Ci sono forze speciali Usa attive nell’area, conducono operazioni anche sul terreno da un paio di mesi. Ieri hanno conquistato un villaggio”.

Nelle stanze, dove le Ypg-Ypj dormono sugli stessi materassi che fino a un mese fa ospitavano i coetanei del califfato, i muri sono ricoperti da scritte e pensieri dei miliziani ora morti o fuggiti; la maggior parte in lingue incomprensibili, forse idiomi dell’Asia centrale. “Molti dei miliziani catturati vengono dalla Siria, moltissimi dalla Turchia, anche dalla Cecenia e dall’Azerbaigian, e dagli Stati Uniti”, dice Judi. Un Ypg australiano afferma che solo dal suo paese i miliziani dell’Is possono aggirarsi in 150-200. Continua Judi: “Ci sono anche curdi: l’emiro di Shaddadi, morto durante il combattimento, era di Suleimaniya”. Nella base, come nella città, non c’è internet né copertura telefonica, scarseggia l’acqua e si mangia a base di riso e uova. Le Ypg amano sinceramente questa vita. Non sono pagate: “Non siamo come i peshmerga del Kurdistan iracheno – dice Judi – noi combattiamo per il popolo, per l’ideologia”. Quale ideologia? “Il socialismo: quello di Marx, di Lenin, di Stalin, di Ocalan”. Anche Stalin? “Certo. Tutte le figure del passato socialista sono controverse, perché hanno commesso l’errore di conservare lo stato. Lo stato – afferma – è capitalista nella sua essenza”.

Dall’inviato di Radio Onda d’Urto e Infoaut a Shaddadi, Rojava

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

IsisRojavasiriaypg

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roma: attacco sionista al CSOA La Strada

Ennesimo attacco sionista al CSOA La Strada. Questa volta più pesante degli altri perchè non essendo riusciti ad entrare nel centro sociale hanno messo un ordigno all’entrata cercando di sfondare il portone. Un quandrante di città quello di Roma  su che vede già ormai da tempo agire i sionisti della Brigata T (cosi si sono […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torino: cacciati i sionisti dal Campus (per la seconda volta) e boicottata la conferenza di Nathan Greppi al Salone del Libro

La giornata di ieri è stata un’altra occasione per praticare i valori dell’antisionismo e dell’antirazzismo, opponendoci ai provocatori eventi che i sionisti avevano previsto di svolgere in Università e al Salone del Libro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’imperialismo nell’era Trump

Che cos’è oggi l’imperialismo, di cui la cosiddetta “era Trump” è precipitato? Come si è trasformato, tra persistenza e discontinuità? Non sono domande scontate, di mera speculazione teorica. da Kamo Modena Ma nodo fondamentale da sciogliere per porsi all’altezza delle sfide pratiche e politiche poste da questi tempi sempre più accelerati di crisi sistemica. Per […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Trump in viaggio in Medio Oriente

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta viaggiando in Medio Oriente come annunciato da giorni incontrando diverse personalità politiche e tratteggiando la sua strategia in politica estera. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Napoli rifiuta la guerra e il riarmo: NO al summit NATO del 26 maggio

Il 26 maggio a Napoli si terrà un summit della NATO sul tema della “Sicurezza nel Mediterraneo”, i movimenti sociali cittadini hanno indetto un contro summit per ribadire la contrarietà alla guerra, l’opposizione al riarmo e al genocidio in Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Addio a Pepe Mujica

Si è spento Pepe Mujica, guerrigliero tupamaro ed ex-presidente dell’Uruguay. Nato a Montevideo il 20 maggio 1935 contadino fioricoltore, José Alberto Mujica Cordano, negli anni ‘60 divenne membro della guerriglia rivoluzionaria di sinistra Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, passando per questo in galera oltre dieci anni, molti dei quali in isolamento totale, assieme ad altre […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Pkk annunciato lo scioglimento della struttura organizzativa e la fine della lotta armata

Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, il Pkk, ha annunciato di avere tenuto a inizio maggio il 12/mo congresso, che ha deciso di sciogliere la struttura organizzativa e porre fine alla lotta armata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Livorno: 2000 in corteo per la Palestina. Lunedì 12 maggio presidio al porto contro la logistica di guerra

“Stop al genocidio, Palestina Libera”, “Basta guerre, fermiamo il riarmo”. A gridarlo con forza sono stati almeno 2000 livornesi, tra cittadini comuni e associazioni, comitati anti guerra, sigle sindacali e politiche, studenti e lavoratori autonomi portuali, che sabato 10 maggio hanno partecipato in massa alla manifestazione in sostegno del popolo palestinese.  Un corteo che da […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Non lasceremo loro nulla”. La distruzione del settore agricolo e dei sistemi alimentari di Gaza

Questo rapporto “Non lasceremo loro nulla” (*) affronta la distruzione del settore agricolo e delle strutture legate alla produzione alimentare durante l’assalto militare israeliano in corso sulla Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. di Palestinian Centre for Human Rights, da ECOR Network Ciò include bombardamenti e razzie di terreni agricoli, sradicamento e bruciatura di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Collaborazione tra industrie delle armi italiane e turche: lunedì mobilitazione a Torino contro il “Forum Turchia”

Lunedì 12 maggio a Torino si terrà il forum “Turchia: un hub verso il futuro”, promosso dalla Camera di Commercio con l’obiettivo dichiarato di “rafforzare la cooperazione economica” tra Italia e Turchia nei settori dell’aerospazio, dell’automotive e della digitalizzazione.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Intervista esclusiva all’Accademia della Modernità Democratica e Foza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del Partito di Unione Democratica (PYD)

Abbiamo avuto l’occasione di realizzare questa intervista all’Accademia della Modernità Democratica con al suo interno un contributo (citato tra virgolette) di Forza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del PYD..

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’escalation di Erdogan contro il Rojava

La Turchia e le milizie islamiste filo-turche, in particolare l’Esercito nazionale siriano (SNA), stanno sfruttando lo spostamento di potere a Damasco per colpire le aree di autogoverno controllate dai curdi nella Siria settentrionale e orientale. Ankara giustifica queste azioni sostenendo che i gruppi che operano nella regione, in particolare le Unità di difesa popolare curde […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Malpensa: bloccati i check-in di Turkish Airlines in solidarietà con il Rojava. Violenze contro i manifestanti

Ieri mattina, 9 gennaio 2025, in risposta ai continui attacchi della Turchia alla Amministrazione Autonoma Democratica del Nord Est della Siria (Rojava, DAANES), molti giovani hanno bloccano il check-in del volo a Milano Malpensa.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: attacchi continui (ma respinti) dei turcojihadisti tra Manbij e la diga di Tishreen. L’aggiornamento con Jacopo Bindi dell’Accademia della Modernità Democratica

Nella Siria del Nord e dell’Est, dove da una dozzina d’anni è attiva l’esperienza rivoluzionaria dell’Amministrazione autonoma (Rojava), continuano gli attacchi incessanti contro le Forze democratiche siriane. Aerei da guerra turchi e droni dal cielo, oltre ai mercenari turcojihadisti via terra, colpiscono i fronti sud ed est di Manbij, per cercare di avanzare nella regione della […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: le SDF resistono agli attacchi turco-jihadisti. Il punto con il giornalista Murat Cinar

Le Forze democratiche siriane continuano la propria resistenza agli attacchi di stato turco e milizie jihadiste del sedicente Esercito nazionale siriano, controllato da Ankara.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Comunicato dei combattenti italiani Ypg sulla situazione in Siria

Ripubblichiamo l’appello dei combattenti italiani Ypg uscito in questi giorni sulla situazione in Siria

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.