
Palestina: lo sciopero della fame s’infiamma nella “giornata della rabbia”
Ad infiammare la situazione nei giorni scorsi è stato l’appello di Marwan Barghouti – il segretario generale di Fatah, incarcerato con cinque ergastoli in Israele – a lanciare una “giornata della rabbia” avvenuta questo venerdì. È la prima volta dai giorni della Seconda Intifada che Fatah rivolge un appello alla popolazione a «cercare lo scontro» con i soldati. Una novità che ha messo in allarme i comandi militari israeliani e spinto l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) a schierare centinaia di agenti di polizia nei punti più caldi per impedire l’escalation degli scontri.
Ai posti di blocco israeliani intorno alle città palestinesi e a Gerusalemme est, i manifestanti hanno trovato soldati in assetto antisommossa. I feriti tra i dimostranti sono stati decine, alcuni colpiti da proiettili veri. Gli scontri più seri sono divampati davanti alla prigione di Ofer, a Betlemme, Betunia, Qalandiya, a Silwad, Tequa, Nablus, Hebron e in altre località della Cisgiordania.
Quella di ieri è stata una prova generale dell’iniziativa popolare che le correnti di Fatah legate a Barghouti stanno organizzando per il prossimo 3 maggio in Piazza Mandela a Ramallah, proprio nel giorno in cui il presidente dell’Anp Abu Mazen incontrerà alla Casa Bianca Donald Trump. Un raduno, si prevede, di migliaia di palestinesi che potrebbe mettere in imbarazzo un Abu Mazen che vuole presentarsi da Trump come un leader con il controllo della situazione, nonostante dissidenti e avversari politici come dimostra il braccio di ferro che ha avviato con il movimento islamico Hamas a Gaza. Abu Mazen, infatti, resta un leader debole non in grado di influenzare in alcun modo le decisioni di Israele, in quanto proprio nei giorni scorsi il governo Netanyahu ha fatto sapere, attraverso il ministro dell’edilizia Yoav Galant, di voler costruire 15.000 nuove case a Gerusalemme est, il settore palestinese della città che Israele ha occupato 50 anni fa. “Costruiremo 10mila unità a Gerusalemme (Ovest, la zona ebraica) e circa 15mila nei confini municipali della città (a Est)”, ha spiegato Galant. L’annuncio potrebbe essere fatto nel “Giorno di Gerusalemme”, il 24 maggio, due giorni dopo l’arrivo di Trump in Israele.
Intanto Trump è tornato a parlare di Palestina e Israele attraverso la solita litania caratterizzata da tutti i presidenti Usa “voglio vedere la pace tra israeliani e palestinesi, non c’è motivo per cui non ci sia”, rimandando al mese prossimo, quando cioè sarà in visita in Israele, la sua decisione sul trasferimento o meno dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme.
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