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Nuovo attacco aereo colpisce la Striscia di Gaza

L’obiettivo del raid del pomeriggio è stata un’area militare delle Brigate al-Quds, braccio armato della Jihad Islamica, nel sud della Striscia di Gaza. Dopo l’uccisione dei cinque combattenti sono iniziati dalla Striscia lanci di colpi di mortaio verso le città israeliane al di là del confine, una ventina di colpi che hanno ferito alcuni coloni, di cui uno è deceduto in queste ore in seguito alle ferite riportate. Non si è fatta attendere la risposta del governo israeliano che ha lanciato un nuovo attacco aereo nella Striscia, che sembra abbia provocato la morte di ulteriori due palestinesi. In totale nella sola giornata di oggi salirebbe a nove il numero delle vittime palestinesi ed uno tra gli israeliani.

Nonostante gli attacchi aerei abbiano colpito obiettivi della Jihad Islamica, mentre Hamas accusa lo stato ebraico di portare avanti “una seria escalation di violenze”, la resistenza armata attiva nella Striscia di Gaza sembra porsi su posizioni molto forti: oltre la naturale condanna dell’attacco israeliano, determinato è anche il supporto al proseguimento della lotta.
Certo in molti possono pensare che la resistenza palestinese non abbia convenienza a portare avanti azioni militari come il lancio di razzi nel deserto, azioni queste che non possono minimamente competere con il sistema militare israeliano fatto di bulldozer, aerei da combattimento di ultima generazione ed ogni tipo di armi da guerra che il peggior dittatore possa sognare. Probabilmente è vero, ma c’è chi, pur cosciente di tali difficoltà, preferisce combattere, magari morire, prima di accettare una vita sotto occupazione.

La giornata dei combattimenti di oggi è segno che il popolo palestinese non accetterà di vedere svendere i propri diritti e non scenderà a compromessi sulle proprie rivendicazioni; non accetterà il processo di pace che Abu Mazen dice di voler ristabilire. Intanto, dopo la recente liberazione dei prigionieri, indubbiamente positiva per il popolo palestinese, la repressione non sembra placarsi: in questi giorni continuano gli arresti nei territori occupati di decine e decine di palestinesi (che rimpiazzano quelli appena liberati), accanto agli oltre 5.000 rimasti nelle prigioni israeliane.

Anche sulla questione della riconciliazione nazionale, la stessa resistenza palestinese è consapevole di come l’unione tra le diverse fazioni sia probabilmente l’unica che possa permettere al popolo palestinese di confrontarsi con i continui attacchi israeliani, ma solo se basata sui principi della lotta nazionale, e non sulle fallimentari trattative con lo stato sionista, colpevole del continuo massacro della popolazione e di perpetuare l’assedio della martoriata Striscia di Gaza.
Alla stessa maniera il percorso verso il famigerato riconoscimento dello stato palestinese alle Nazioni Unite può essere positivo solo se inteso come prima tappa verso la liberazione della Palestina storica, senza cui non ci può essere nessuna pace, e la giornata di oggi ancora una volta lo conferma.

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