InfoAut
Immagine di copertina per il post

Messico, giornata globale per Ayotzinapa: marcia oceanica contro Peña Nieto

Per que­sto 20 novem­bre, data par­ti­co­lar­mente sim­bo­lica in quanto anni­ver­sa­rio dello scop­pio della Rivo­lu­zione mes­si­cana, sono state regi­strate 237 azioni in più di cento città del mondo. Pre­sidi, mani­fe­sta­zioni, eventi davanti alle amba­sciate per esi­gere che i col­pe­voli del mas­sa­cro siano con­dan­nati e che i 43 nor­ma­li­stas ven­gano fatti tor­nare a casa vivi.
Tre i cor­tei par­titi verso le cin­que del pome­rig­gio da diversi punti della città e tutti con­fluiti nella Piazza della Costi­tu­zione (El Zocalo). Alla testa di ogni cor­teo una delle tre caro­vane dei fami­gliari che nell’ultima set­ti­mana hanno per­corso il nord, il sud e il cen­tro del paese, riu­nen­dosi poi a Città del Mes­sico per la mega marcia.

Durante la mat­ti­nata un gruppo di circa 600 atti­vi­sti e stu­denti ha cer­cato di bloc­care le vie d’accesso all’areoporto inter­na­zio­nale Benito Jua­rez. Gli scon­tri con i 1500 ele­menti di poli­zia schie­rati in assetto anti­som­mossa, non si sono fatti atten­dere. Artur, uno stu­dente della Uni­ver­si­dad Auto­noma Metro­po­li­tana, rac­conta che, dopo un duro scon­tro tra la poli­zia e un gruppo di mani­fe­stanti di area anar­chica, i gra­na­de­ros (poli­zia anti­som­mossa) hanno accer­chiato tutto il cor­teo, non dando alcuna pos­si­bi­lità di fuga. Gra­zie all’intervento di una asso­cia­zione per i diritti umani i dimo­stranti sono stati poi scor­tati fino a piazza Tla­te­lolco, dove hanno rag­giunto una delle mani­fe­sta­zioni del pome­rig­gio. Sedici di loro, tut­ta­via, sono in stato di arresto.

Nella Piazza delle Tre Cul­ture di Tla­te­lolco, tri­ste­mente famosa per la mat­tanza di cen­ti­naia di stu­denti il 2 otto­bre 1968, il con­cen­tra­mento dello spez­zone stu­den­te­sco è impo­nente. Un boato acco­glie l’arrivo dei pul­man dei geni­tori degli stu­denti di Ayo­tzi­napa che, scor­tati dagli atti­vi­sti del Fronte Popo­lare in Difesa della Terra di San Sal­va­dor Atenco, si met­tono alla testa del cor­teo. Un gruppo di stu­denti della Unam (Uni­ver­si­dad Nacio­nal Auto­noma de México) sfila cari­cando un enorme Enri­que Peña Nieto di car­ta­pe­sta. Il pupazzo, accom­pa­gnato dal grido «assas­sino! assas­sino!», verrà poi bru­ciato sim­bo­li­ca­mente verso el sette di sera in una Piazza della Costi­tu­zione già gre­mita per la pre­senza del cor­teo par­tito dal Monu­mento alla Rivoluzione.

Nel frat­tempo il terzo cor­teo, il più impo­nente di tutti, par­tito dall’Angelo dell’Indipendenza, sta ancora sfi­lando per l’interminabile Ave­nida Reforma occu­pan­dola in entrambi i sensi di mar­cia. Il cor­teo è capeg­giato da un gruppo di stu­denti nor­ma­li­stas tra­ve­stiti da poli­ziotti. Con il volto coperto e scudi della celere alla mano, i ragazzi mar­ciano silen­ziosi e seris­simi. Ne deriva un’immagine agghiac­ciante che rende per­fet­ta­mente il clima di vio­lenza, impu­nità e cor­ru­zione ormai ende­mi­che del paese. Seguono i fami­gliari degli stu­denti e mili­tanti di diversi orga­niz­za­zioni sociali dello stato del Guer­rero. Anche qui un gruppo di mem­bri del Fronte di Atenco mar­cia a cavallo bran­dendo mache­tes, sim­bolo delle lotte e della resi­stenza cam­pe­sina. «Come Atenco ci soli­da­riz­ziamo con gli stu­denti di Ayo­tzi­napa — spiega Adan del Fronte Popo­lare in Difesa della Terra — ma la cosa più impor­tante è che la gente sta ini­ziando ad unirsi e pro­te­stare. Tutto il popolo mes­si­cano si deve orga­niz­zare per impe­dire al governo di com­por­tarsi in que­sto modo».
La com­po­si­zione del cor­teo è varia, non solo asso­cia­zioni e col­let­tivi, ma anche mol­tis­sima gente che si è unita spon­ta­nea­mente. Anziani, bam­bini, fami­glie mar­ciano som­mando la pro­pria voce ai cori che non smet­tono per un attimo di rie­cheg­giare tra i grat­ta­cieli di quella che una delle arte­rie prin­ci­pali della città. Prima fra tutti la conta da uno a qua­ran­ta­tré seguita dal grido «justicia!».

Verso le sette e venti di sera, quando nel cuore della città viene dato fuoco al mani­chino del pre­si­dente, lo Zocalo E’ già pieno fino all’inverosimile. Men­tre dal palco par­lano i fami­gliari delle vit­time, seg­menti di cor­teo con­ti­nuano ad affluire per ancora un paio d’ore.

«Quello che abbiamo visto oggi è l’espressione della forza tre­menda che c’è nel movi­mento, un movi­mento che si fonda su un obiet­tivo che non è più solo la resti­tu­zione dei 43 desa­pa­re­ci­dos ma è ormai anche la stessa caduta del governo», dice Adrian, uno stu­dente della Unam, che invita anche il movi­mento a darsi una forma «costi­tuente», per rifon­dare dal basso tutto il paese. Intanto, poco a poco un gruppo di mani­fe­stanti ini­zia a ten­tare un nuovo assalto al Palazzo Nazio­nale (come quello già avve­nuto l’8 novem­bre), per il momento sguar­nito di poli­zia. L’azione si fa più dura quando dal por­tone del palazzo esce un gruppo di gra­na­de­ros, con i quali viene ingag­giato un duro scon­tro, con lanci di molo­tov, sassi, e tran­senne da una parte e gas lacri­mo­geni e cari­che dall’altra.
È verso le dieci meno un quarto che accade quello che più si temeva, quello che Peña Nieto aveva solen­ne­mente annun­ciato nei giorni pre­ce­denti, quando ricor­dava che lo stato non si sarebbe rispar­miato di affer­mare il pro­prio mono­po­lio della vio­lenza: la repressione.

La poli­zia, raf­for­zata da altri con­tin­genti, ha libe­rato la piazza, che era ancora piena di decine di migliaia di per­sone in grande mag­gio­ranza paci­fi­che, con una carica duris­sima, che in pochis­simi minuti ha schiac­ciato i mani­fe­stanti verso l’estremità oppo­sta del Zocalo, chiu­dendo le vie d’uscita e man­ga­nel­lando indi­scri­mi­na­tezze. Poi, dopo un momento di panico, il grosso del cor­teo è riu­scito a scap­pare da calle Madero, non senza lasciare sul campo alcuni feriti (tra cui anziani) e una ven­tina di per­sone nelle mani delle forze dell’ordine.
Il flusso ha ripie­gato cosi verso Bel­las Artes, tra lo sgo­mento e la rab­bia, al grido di «governo assassino!».

Il ter­mine della gior­nata lascia senz’altro grandi inter­ro­ga­tivi, sul futuro del movi­mento come, soprat­tutto, sulla svolta repres­siva che ha voluto dare il governo nella gestione di piazza. A tal riguardo, tut­ta­via, desta forti pre­oc­cu­pa­zioni il fatto che la Cndh (Com­mis­sione nazio­nale diritti umani) ha rico­no­sciuto l’intervento della poli­zia come un’azione di con­te­ni­mento e non di repressione.

da Il Manifesto

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

ayotzinapaigualamessico

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Zoo umani, esposizione di teschi, la frusta: capire la rivolta dei Kanak

In Palestina, come in Nuova Caledonia e in altri conflitti coloniali, quando i colonizzati si ribellano, i colonizzatori cancellano la storia e cercano di far dimenticare i loro crimini.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il famoso storico Pappé fermato e interrogato dall’FBI negli USA

L’Impero egemone in caduta libera, insieme allo stato paria e genocida israeliano ormai sono impazziti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Broadcast 4 Palestine.

Speciale Info in diretta da Palazzo Nuovo occupato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

76 anni di Nakba: una Storia di colonialismo di insediamento

Sono passati 76 anni dalla Nakba, il disastro della nascita di Israele, il 15 maggio 1948, sul territorio dei nativi palestinesi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: la polizia ha effettuato varie perquisizioni ai locali e alle mense delle organizzazioni sociali

Lunedì mattina, agenti della Polizia Federale hanno perquisito i locali e le mense popolari del Polo Obrero, si sono recati anche nel domicilio di uno dei dirigenti del FOL e hanno effettuato una perquisizione del locale di questa organizzazione nel quartiere di Congreso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rafah: le trattative tra Israele e Hamas e il sostegno (apparentemente) in bilico degli Stati Uniti.

Un approfondimento con Eliana Riva, caporedattrice di Pagine Esteri, sullo stato delle trattative in corso al momento al Cairo tra la resistenza palestinese e Israele..

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Intifada studentesca: le rivendicazioni.

Di seguito pubblichiamo alcuni contributi che provengono delle occupazioni studentesche avvenute ieri a Torino e Pisa e aggiornamenti dalle altre università italiane occupate.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Salone del Libro viene bloccato per la sua complicità al sionismo: la vittoria della mobilitazione per la Palestina!

Sabato pomeriggio, con il coordinamento Torino per Gaza ci siamo dati appuntamento a ridosso della metro Lingotto per raggiungere il Salone del Libro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Salone del Libro: come è fatta la vera censura

Riprendiamo il comunicato del Coordinamento cittadino Torino per Gaza su quanto accaduto ieri al Salone del Libro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bologna: provocazione della celere in piazza Scaravilli, ma le tende per Gaza resistono e si moltiplicano

L’”acampada” per la Palestina allestita in Piazza Scaravilli a Bologna, nell’ambito della cosiddetta “intifada degli studenti”, è stata attaccata dalla celere nella serata di venerdì 10 maggio, al termine di un corteo dimostrativo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: i Me`phaa di Tilapa creano sistema di giustizia a difesa del loro territorio

Il popolo Me`phaa di Tilapa, Guerrero, ha presentato il proprio sistema di giustizia denominato Sicurezza di Protezione Territoriale Indigena (Serti), per “difendere il territorio da una prospettiva indigena, olistica e integrale”, di fronte alle minacce di progetti minerari, saccheggio territoriale e controllo dei gruppi del crimine organizzato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: non ci sarà paesaggio dopo la trasformazione

In un recente comunicato, l’Assemblea Comunitaria di Puente Maderas, Municipio de San Blas Atempa, Oaxaca, intitolato significativamente “Non ci sarà paesaggio dopo la trasformazione”, ribadisce il suo rifiuto fondato e il suo impegno di resistenza alla megaopera del Corridoio Interoceanico dell’Istmo di Tehuantepec.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sudamerica: crisi diplomatica dopo l’assalto della polizia ecuadoregna all’ambasciata del Messico a Quito.

Il presidente messicano Obrador ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con l’Ecuador, dopo che la polizia ha fatto irruzione nell’ambasciata messicana a Quito per arrestare l’ex vicepresidente Jorge Glas, legato all’ex presidente Correa, da tempo rifugiatosi in Europa.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: la guerra contro i popoli indigeni

Mentre si presenta nel Congresso dell’Unione una pirrica e limitata riforma costituzionale in materia di diritti indigeni, molto lontano dalla integralità giuridica che fu proposta nel dialogo di San Andrés, la guerra contro i popoli originari del Messico della quarta trasformazione continua in tutto il territorio nazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: In Chiapas a gennaio si contano 2300 profughi indigeni

Secondo il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, in questo mese di gennaio, la violenza generalizzata nelle comunità del sud del Chiapas in Messico, ha provocato l’uscita di più di duemila abitanti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: Per la violenza migliaia di persone sono obbligate a sfollare nella regione Sierra e a Frontera nel Chiapas

Migliaia di persone dei municipi chiapanechi di Chicomuselo, Socoltenango e La Concordia sono state obbligate a sfollare dalle proprie comunità per la violenza provocata da gruppi del crimine organizzato e dalle forze armate, dopo lo scontro tra cartelli del passato 15 gennaio e l’irruzione dell’esercito e della Guardia Nazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Chiapas: si concludono le celebrazioni per il 30esimo anniversario dell’insurrezione zapatista

Si sono tenute a cavallo del capodanno le celebrazioni per i 30 anni dell’inizio della rivolta zapatista in Chiapas.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’EZLN annuncia che popoli e comunità avranno il comando nella nuova autonomia zapatista

L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha fatto conoscere la nuova struttura dell’autonomia zapatista, nella quale “il Comando e il Coordinamento dell’Autonomia è stato trasferito dalle JBG (Giunte di Buon Governo) e dai MAREZ (Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti) ai popoli e alle comunità”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’EZLN informa che scompaiono municipi autonomi e Giunte di Buon Governo

L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha informato che è stata decisa la scomparsa dei Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti (MAREZ) e delle Giunte di Buon Governo, come risultato di un processo di “profonda analisi critica e autocritica” e di consultazioni con tutti i popoli zapatisti.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Disboscamento clandestino: guerra palese a sud di Città del Messico

Negli ultimi tre anni, la popolazione del sud di Città del Messico ha reso nota la grave situazione del disboscamento clandestino, che finora ha devastato quasi 3.000 ettari della foresta di San Miguel Topilejo.