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Corteo per il boicottaggio dell’economia di guerra di Israele

In Egitto si stava ancora festeggiando la sconfitta di Moubarak, in Algeria si svolgeva una grande giornata di mobilitazione. È con un occhio al fermento in corso in Nord Africa e Medio Oriente che più di quattrocento persone hanno sfilato ieri per le vie di Livorno contro l’occupazione militare in Palestina e l’economia di guerra israeliana. La manifestazione, lanciata dall’Unione Democratica Arabo Palestinese, è partita con un presidio nella zona portuale, per poi divenire un corteo che ha attraversato le principali vie e piazze cittadine. L’intenzione dei manifestanti era quella di segnalare come la città di Livorno sia il principale scalo italiano di ZIM Integrated Shipping Services, il maggior operatore marittimo israeliano, responsabile di buona parte della fornitura tecnologica e bellica alle forze armate israeliane. Per questo durante il percorso del corteo numerosi sono stati gli interventi diretti a denunciare l’assoluta complicità italiana alla politica coloniale israeliana, e una lunga pausa è stata fatta nei pressi degli uffici livornesi di ZIM.

È stata rilanciata inoltre la necessità di un boicottaggio diffuso dell’economia di guerra e di apartheid israeliana, come forma di pressione e protesta, per contrastare l’occupazione militare, le deportazioni e la carcerazione di massa dei palestinesi, la distruzione di case e di terreni, la pulizia etnica portata avanti con armi non convenzionali al fosforo bianco.

Nella striscia di Gaza si attende con ansia di scoprire che spazi aprirà il dopo-Moubarak, in Cisgiordania migliaia di palestinesi scendono in piazza in solidarietà alle rivolte del Mediterraneo scontrandosi con la repressione dell’Autorità Nazionale Palestinese, sempre più corrotta e collusa con l’occupazione sionista. In un contesto di profondo riassetto degli equilibri mediorientali è importante moltiplicare i momenti di solidarietà e sostegno alla popolazione palestinese; per questo la giornata di Livorno deve essere un’occasione di rilancio anche nelle nostre città di ripresa di visibilità della questione palestinese.

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