InfoAut
Immagine di copertina per il post

Libia, Chomsky: “Un intervento neo imperiale”

intervista di Patricia Lombroso per Il Manifesto

«L’attacco militare alla Libia da parte del triunvirato imperiale di Gran Bretagna, Francia e Stati uniti e dei riluttanti “volenterosi” non ha nulla di “umanitario”. È una guerra, punto e basta. Le motivazioni addotte dai leader politici ed opinionisti per questo intervento invocando scopi “umanitari” è inesistente, perché ogni ricorso alla violenza militare viene da sempre giustificata, anche dai peggiori mostri come Hitler, per autoconvincersi della verità di quanto asseriscono.

Basti pensare a Mussolini, quando invase l’Etiopia. I massacri della popolazione civile vennero vantati «per apportare I benefici della civilizzazione alla popolazione oppressa e l’apporto diun futuro meraviglioso». Questo sarebbe quello che chiamiamo umanitario? Anche Obama può credere che la motivazione dell’intervento militare in Libia è a scopi “umanitari”.Ma un quesito essenzialee molto semplice da porsi sulle reali motivazioni per l’intervento militare in Libia è un altro. Questi nobili intenti espressi dal triunvirato imperiale che si definisce “intervento umanitario e alla responsabilità di proteggere le vittime” è diretto alle vittime dei brutali crimini da loro commessi, oppure dei crimini commessi dai loro fedeli clienti? Ha Obama, per esempio,invocato la no-fly zone durante la criminale e distruttiva invasione del Libano da parte di Israele nel 2006, e da loro appoggiata? Non ha forse Obama strombazzato con vanto, durante la sua campagna elettorale, che in Senato aveva sottoscritto l’invasione israeliana del Libano con la richiesta di punizioni per l’Iran e la Siria per essersi espressicontro?». È con questa spietata demistificazione storica che Noam Chomsky, linguista, filosofo e storico oppositore americano, apre l’intervista al Manifesto sulla guerra in Libia.

Quali sono le violazioni commesse da quello che lei chiama «triunvirato imperiale», subito dopo aver ottenuto la Risoluzione l973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con il mandato addotto «di proteggere la popolazione degli insorti in Libia da una imminente carneficina delle forze di Gheddafi»?

La Risoluzione delle Nazioni Unite approvata dai membri della Coalizione e dai reticenti «volenterosi» con ampio mandato, invocava «sforzi umanitari per evitare che le forze militari di Gheddafi entrassero a Bengasi per evitare una carneficina». La Coalizione del triunvirato, ignorando in toto il mandato, si è precipitata immediatamente ad agire ben oltre le dichiarazioni espresse nella Risoluzione Onu, anzi interpretandola come una autorizzazione istituzionale ad una diretta partecipazione militare schierata a favore degli insorti. Fornendo loro appoggio militare con i bombardamenti della Nato, ben consapevoli così di mettere al sicuro le maggiori riserve di petrolio libico in quella parte del paese, cioè in Cirenaica. La Risoluzione l973 non fa affatto menzione della licenza di schierarsi dalla parte degli insorti libici. In secondo luogo, la decisione intrapresa dalla Coalizione nella dichiarazione d’intenti del mandato Onu viola «l’embargo di armi interne ed esterne al paese» da essi stessi sottoscritta alle Nazioni Unite, nel momento in cui si deciderà, e si sta decidendo, di armare gli insorti. Questo comporta inevitabilmente l’invio di forze militari da combattimento in Libia per l’addestramento degli insorti, disorganizzati e privi di efficiente munizionamento per contrastare le forze di Gheddafi. Di fatto, il triunvirato imperiale costituito da Francia, Gran Bretagna e Stati uniti è direttamente partecipe e coinvolto nella guerra civile in Libia. Se questo era l’intento vero, è bene che lo si sappia. Chiamiamo tutto questo «umanitario»?

Qual è il reale obiettivo di Sarkozy e di Cameron? C’è anche un riscontro interno che loro hanno ricercato, in Francia e in Gran Bretagna?

Proprio questo sospetto. Che la guerra in Libia venga usata come diversivo per la politica interna, visto anche il crollo ai minimi storici della loro popolarità.

Quanto conta la questione del prezioso petrolio libico?

Il controllo delle risorse petrolifere della regione mediorientale resta il movente principale per le potenze occidentali. Ma in termini nuovi e particolari. Gli europei in particolare non sono tanto preoccupati dall’accesso alle riserve petrolifere libiche, quanto al controllo di quelle ancora in mano a Gheddafi ormai non più affidabile. Ricordiamoci che sino a poche settimane fa intercorrevano splendidi rapporti di scambio commerciale e di furniture di armi tra Stati uniti, potenze occidentali come Francia e Gran Bretagna e Gheddafi. Un altro fattore che risulta da documenti ufficiali sia degli Stati uniti sia della Gran Bretagna, è l’enfasi ribadita del timore costante che nel mondo arabo possa prendere piede un nuovo «virus nazionalista» di stampo neo-nasseriano. Il rischio sarebbe quello di veder orientare o sottomettere i profitti delle riserve petrolifere verso le richieste socioeconomiche delle proprie popolazioni.

Se sussiste per le potenze occidentali il rischio del «virus nazionalista» e del controllo delle riserve petrolifere, come influirà il caso della Libia sul mondo arabo tantopiù in rivolta contro i propri regimi?

Un dittatore affidabile o clientelare non si tocca. Di fatto non c’è stata nessuna reazione né imposizione della no-fly zone da Washington quando la dittatura saudita è intervenuta solo venti giorni fa in Bahrein, massacrando la popolazione che insorgeva per le riforme. Il Bahrein è uno stato fondamentale, geostrategico per gli Stati uniti. Lì è alla rada la Quinta Flotta Americana del Golfo. Negli stati dove le risorse di idrocarburi non abbondano, la tattica perseguita è sempre la stessa: per gli Stati uniti, quando il dittatore-cliente è nei guai lo si appoggia e lo si sostiene fino a quando è possibile. Quando non è piu possibile ecco che segue una pletora di dichiarazioni ispirati all’amore per la democrazia e dei diritti umani. Il tentativo ultimo è quello del salvataggio del regime del dittatore diventato scomodo. La casistica è noiosamente familiare: Duvalier, Marcos, Ceaucescu,Mobutu, Suharto ed oggi Tunisia ed Egitto. La Siria per ora non presenta alternative che possano far comodo agli obiettivi che stanno a cuore agli Stati uniti. In Yemen un intervento militare creerebbe maggiori problemi a Washington. Così tutti gli esercizi di violenza cui stiamo assistendo con massacri della popolazione in rivolta, sollecita soltanto pietose dichiarazioni in nome della «democrazia» e dei diritti umani.

Come pensa andrà a finire in Libia e quali prospettive restano alle primavere del mondo arabo?

Nessuno è in grado di prevedere sino a quando sarà possible reprimere movimenti popolari nello scontro col potere costituito. Possiamo soltanto comprendere perché questo avvenga. In Tunisia ed Egitto il vecchio regime è piu o meno vigente, senza l’apporto di salienti cambiamenti socioeconomici a favore dei movimenti popolari, con piccole vittorie seppure molto importanti. Quanto alla Libia, che è una caso molto diverso, dopo l’intervento «umanitario» del triunvirato occidentale è prevedibile una spartizione del paese in due parti: una parte in mano agli insorti, ricca di riserve petrolifere con giacimenti sul territorio ancora non sfruttato, fortemente dipendente dalle potenze imperiali dell’occidente; ed un’altra parte che resta con un Gheddafi depauperato del suo potere. E in una Libia di fatto più impoverita. Una volta assicurato il controllo dei pozzi petroliferi potremmo trovarci dinanzi ad un nuovo «emirato libico», quasi disabitato, protetto dall’Occidente e molto simile geostrategicamente al resto degli emirati del Golfo Persico.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

chomskyguerraimperialismo umanitarioLibia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Guerra mondiale ibrida

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è appena la punta dell’iceberg di una guerra ibrida nella quale si riordinano le potenze economiche mondiali, con una componente bellica, certamente, con missili e carri armati (si calcola che questa guerra già faccia mezzo milione di morti), ma che include anche, come tutte le guerre, cambiamenti economici, energetici, politici, tecnologici e monetari.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sudamerica: e’ morto a 84 anni il giornalista, scrittore e documentarista Gianni Minà

“Precisione, tenacia e umanità”. Così il giornalista Federico Mastrogiovanni ricorda ai microfoni di Radio Onda d’Urto il suo mentore, Gianni Minà scomparso nelle scorse ore. E’ infatti morto a 84 anni il grande giornalista, scrittore, conduttore radiotelevisivo Gianni Minà. Una carriera pluridecennale, trascorsa con un’attenzione particolare al sud del Mondo e al SudAmerica. Sue alcune […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bellicisti in salsa sikula. Renato Schifani Marine per un giorno

“Sappiamo quanto la nostra terra sia una regione strategica nel Mediterraneo, così come siamo grati ai militari americani e alle forze armate della Nato per il contributo fondamentale che danno per la sicurezza e la tutela delle nostre popolazioni e dei nostri paesi”. A dichiararlo il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, ospite d’onore il […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: i prigionieri politici di Eloxochitlán

Lo scorso 20 dicembre ne è stato liberato uno, Isaías Gallardo, ma sono ancora in sei ad attendere giustizia. Sono vittime di un vero e proprio montaggio giudiziario per essersi difesi dai cacicchi e dagli attacchi della politica tradizionale dello Stato di Oaxaca. di David Lifodi, da La Bottega del Barbieri È stato scarcerato lo […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Comando Sud degli Stati Uniti e il colonialismo del XXI secolo

Gli Stati Uniti hanno reso esplicito il loro interesse per il litio, gli idrocarburi e l’acqua dell’America Latina. Il generale Laura Richardson ha riconosciuto l’intervento del suo paese atto ad influenzare la gestione delle “risorse naturali”. Equinor e Shell nel Mare di Argentina, la israeliana Mekorot per la gestione delle acque, Barrick a San Juan […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le forze dell’ordine israeliane hanno aiutato l’estrema destra a raggiungere posizioni di potere

L’estrema destra israeliana  ha raggiunto posizioni di potere senza precedenti  grazie a un processo di normalizzazione e legittimazione all’interno del Paese, simile a processi in altre nazioni. Fonte:English version Di Eitay Mack – 21 marzo 2023 Immagine di copertina: Soldati israeliani stanno a guardare mentre i coloni lanciano pietre contro i palestinesi durante gli scontri nella […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Riforma delle pensioni: la Francia alla vigilia di una rivoluzione?

La domanda può far sorridere, perché la rivoluzione è un vecchio slogan a cui nessuno crede più. Se la prendiamo sul serio, questa domanda può darci le vertigini. Stiamo entrando in una zona sconosciuta? Stiamo davvero vivendo un momento storico? E che cosa significa? Questa sera la domanda merita di essere posta con calma, per trarne le conseguenze.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Chi ha ucciso Eduardo Mendua?

Eduardo Mendúa è stato ucciso il 26 febbraio. Membro della nazione A’i Cofán, dirigente del settore Relazioni Internazionali della CONAIE, si è distinto per la lotta contro le attività di estrazione del petrolio, nonché per la difesa dei diritti umani, dei diritti collettivi, dei diritti della Pachamama, ovverosia il suo territorio, dove sono ubicate parti importanti delle selve umide che rimangono.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: centinaia di azioni contro la riforma delle pensioni

Il paese è in subbuglio: in tutto il paese, le persone si stanno organizzando, bloccando, scioperando e combattendo. Il numero di azioni e la loro dispersione sul territorio sono così importanti che è impossibile elencare tutto, ma è paragonabile alla rivolta dei gilet gialli. da Contre Attaque Solo che queste azioni si svolgono tutti i […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Comunicato della Brigada Campeche

Dal 3 al 6 marzo una brigata organizzata dai compagni e compagne del Nodo Solidale e composta da attivistx No Tav, Collettivo Zapatista di Lugano (Svizzera), Ostile Serigrafia Ribelle, S.O.A. Molino (Svizzera), Pirineo Aragonés (Spagna) ha attraversato la penisola dello Yucatan, principalmente nello stato di Campeche, incontrando comunità in lotta contro il megaprogetto del “Tren […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Fare come in Francia?

Ripubblichiamo un interessante approfondimento a cura di Sandro Moiso in merito a quanto sta accadendo in Francia e agli sconvolgimenti generali nel panorama occidentale.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Cultura militare sempre più diffusa nelle scuole

L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, presentato a Roma il 9 marzo scorso, presso la sala stampa della Camera dei Deputati, continua nella sua attività di monitoraggio dei rapporti, sempre più stretti, tra forze armate e scuole di ogni ordine e grado, denunciandone l’assoluta incompatibilità. da Osservatorio Repressione A questo proposito l’Osservatorio in occasione del […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Proiettili all’uranio impoverito e carne da cannone

Per chi ha qualche anno in più l’annuncio di Londra di voler inviare proiettili all’uranio impoverito in Ucraina fa subito tornare alla mente la guerra dei Balcani.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sicilia, isola delle armi

Si moltiplicano in Sicilia i cantieri di guerra progettati e ordinati dai generali e dagli ammiragli a capo del Pentagono e della NATO. di Antonio Mazzeo Nell’Isola convertita in una piattaforma bellica avanzata del Mediterraneo, sono stati avviati milionari progetti di potenziamento delle due principali infrastrutture militari ospitate, la NRTF – Naval Radio Transmitter Facility […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La guerra capitalista. Alcune note di lettura

Continua il dibattito su La guerra capitalista, il libro di Emiliano Brancaccio, Stefano Lucarelli e Raffaele Giammetti di cui abbiamo dato conto su Machina a partire dall’intervista che il curatore di questa sezione, Francesco Maria Pezzulli, ha condotto con uno degli autori (https://www.machina-deriveapprodi.com/post/la-guerra-capitalista). Pubblichiamo oggi, invece, l’interessante contributo inviatoci da Raffaele Sciortino che mette in […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Genova: in oltre diecimila a fianco dei portuali contro guerre ed invio di armi

In oltre 10mila da tutta Italia hanno risposto all’appello lanciato dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali e da USB per una grande manifestazione sotto lo slogan “Abbassate le armi, alzate i salari”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sabato 25 febbraio: manifestazione contro la guerra a Genova.

Il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova ha lanciato per questo sabato un appuntamento nazionale al porto della città per opporsi alla guerra in corso in Ucraina e per ribadire la forte opposizione all’invio di armi da parte del nostro governo che di fatto alimenta l’escalation bellica.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Chi non vuole la pace

La visita a Kiev di Biden è un chiaro messaggio, la guerra in Ucraina deve continuare, approfondirsi.