InfoAut
Immagine di copertina per il post

Iraq: l’impero colpisce ancora

||||

Gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra all’Iran. Non si può definire in altro modo l’operazione che nella scorsa notte ha portato all’uccisione del generale Qassem Soleimani capo delle forze speciali al-Quds iraniane e figura centrare nel panorama politico-militare sciita.

L’omicidio di Soleimani e altre 12 persone nei pressi dell’aeroporto di Baghdad attraverso un attacco mirato di droni statunitensi arriva alla fine di una lunga serie di schermaglie che aveva coinvolto gli iraniani (e le varie milizie sciite che fanno riferimento a loro) da un lato e l’alleanza USA – Israele e Arabia Saudita dall’altro.

Il tempismo di questa operazione non è casuale per molti aspetti interni ed esterni tanto agli Stati Uniti quanto agli altri paesi coinvolti.

Da un lato per quanto riguarda gli assetti interni statunitensi si approssimano le elezioni presidenziali. In caso di scoppio di un’eventuale conflitto dispiegato c’è da aspettarsi che si polarizzeranno sulla questione della guerra. Non bisogna però pensare che la strategia trumpiana sia in qualche modo in discontinuità con quella precedente democratica, che puntava anch’essa alla destrutturazione degli assi del potere sciita e alla costruzione della coalizione tra sauditi e Israele. Piuttosto a cambiare è l’approccio: dall’ipocrita soft power democrats si passa alla spregiudicatezza totale nell’uso dei rapporti di forza del trumpismo. Una strategia rischiosa, considerata l’eventualità di impelagarsi in una guerra diffusa e di lunga durata. Specialmente in un contesto in cui la prima elezione di Trump è stata anche effetto di un certo anti-interventismo che il conservatore propugnava, ma lo scontro può tornare utile a scopi elettorali dopo lo scotto totale della vicenda siriana.  

Un altro fattore significativo nell’economia del conflitto sono state le mobilitazioni in Iraq e Libano (in una certa versione anche in Iran) contro il carovita e i sistemi confessionali. Queste mobilitazioni in parte spontanee hanno messo in difficoltà le componenti sciite filo-iran tanto in Libano, dove Hezbollah ha navigato per un po’ nell’incertezza per poi schierarsi esplicitamente contro i manifestanti, ma soprattutto in Iraq dove una parte della movimento ha indicato come problematica la vicinanza del governo agli iraniani. Che queste proteste fossero in parte eterodirette dagli USA e dai suoi alleati regionali o meno, esse si sono presentate come un’occasione di destabilizzazione e di debolezza politica di cui gli Stati Uniti vogliono approfittare. Un primo obbiettivo raggiunto senza sforzo è stato quello della dimissione del premier iracheno Abdul Mahdi , considerato vicino agli Ayatollah, ma soprattutto promotore della richiesta del ritiro delle truppe USA dal paese. Purtroppo su questo punto toccherà riflettere a fondo, dato che, a differenza delle primavere arabe, in questa occasione il tentativo di “detournamento” delle piazze ai fini degli interessi statunitensi è stato quasi immediato e le pulsioni legittime dei soggetti che hanno attraversato quelle piazze (compresa la novità di una sostanziale istanza anti-confessionale) sono state immediatamente schiacciate dal gioco geopolitico più complessivo. Le rivendicazioni, potenti, di classe che riemergono ciclicamente in queste società vengono regolarmente schiacciate dagli interventi occidentali e in parte ripiegano in una dinamica nazionalista o confessionale, dunque l’intrusione imperialista non fa che impedire lo sviluppo di una possibilità emancipatoria. In questo momento in Iran decine di migliaia di persone stanno scendendo in piazza a Teheran per protestare contro l’omicidio di Soleimani e la costellazione di milizie sciite del medio oriente sta lanciando la mobilitazione contro Stati Uniti e Israele. C’è da aspettarsi che nessuno spazio di agibilità sarà possibile per le componenti più “genuine” che sono scese in piazza in questi mesi mentre i tamburi della guerra imperialista risuonano.

La lunga marcia degli Stati Uniti verso questa guerra d’altronde era già tracciata da tempo. Le scuse che l’amministrazione Trump accampa per giustificare l’attacco sono ridicole di per sé, ma se affiancate alla notizia dei trasferimenti di asset ed armi dalla Turchia all’Iraq di qualche giorno fa dimostrano tutta la loro ipocrisia. In Europa poi la politica dei palazzi si barcamena come sempre tra il triste colpo al cerchio e lo scontato colpo alla botte. Incapaci di prendere una posizione chiara contro una guerra perlomeno “scomoda” le istituzioni del vecchio continente si dividono tra chi alliscia il pelo all’imperialismo USA e chi esprime “preoccupazione” e “richiesta di spiegazioni”. Nel nostro paese poi tra l’imbarazzo di chi ha fatto la gara per accreditarsi alla corte degli USA e la candidatura di Salvini, quasi immediata, a zerbino della Casa Bianca c’è da mettersi le mani ai capelli (e l’emigrazione forzata di migliaia di proletari che in uno scenario di guerra è inevitabile come combacia con le politiche sovraniste dei salviniani? Forse che la “bestia” si nutre proprio di questa materia). Quali posizioni assumeranno nel caso, adesso più probabile, che si arrivi ad un conflitto dispiegato?

Alle nostre latitudini la speranza è che questa ennesima iniziativa statunitense coaguli un minimo di opposizione critica alla guerra imperialista, che essa attraversi i movimenti e le mobilitazioni in corso (quelle ambientali in relazione all’ennesimo conflitto per il controllo di gas e petrolio alla faccia della conversione “green” ad esempio, ma anche le lotte femministe e quelle sui luoghi di lavoro) e che su questo tema si riesca a fare entrare in cortocircuito, perché no, anche una certa retorica sovranista in un momento in cui una confusa consapevolezza che il prezzo delle guerre a stelle e strisce lo si paga ben più nel vecchio che nel nuovo continente si fa sempre più diffusa.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

iraniraqPRIMA PAGINAtrumpUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Movimento No Tav era, è e sarà sempre al fianco della resistenza palestinese: sosteniamo la Global Sumud Flotilla!

Se Israele deciderà di fermare con la forza la Global Sumud Flottilla, impedendo ancora una volta l’arrivo di aiuti umanitari e provando a spegnere un atto di resistenza collettiva, noi non resteremo a guardare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Global Sumud Flotilla: le barche italiane lasciano la costa siciliana alla volta di Gaza, “Buon vento”

Sono salpate, alla volta di Gaza, le imbarcazioni italiane della Global Sumud Flotilla dal porto siciliano di Augusta.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gaza Inc: dove il Genocidio è testato in battaglia e pronto per il mercato

Gaza è diventata la vetrina di Tel Aviv per lo Sterminio privatizzato, dove aziende tecnologiche, mercenari e fornitori di aiuti umanitari collaborano in un modello scalabile di Genocidio Industriale venduto agli alleati in tutto il mondo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

America Latina, “la guerra secondaria”

Nel 2025, la competizione globale per i minerali essenziali – terre rare, litio, cobalto – e per le fonti energetiche – petrolio, gas, energie rinnovabili – sta riconfigurando il potere globale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Guerra alla guerra” nelle università: a Pisa il 13 e 14 settembre, due giorni di assemblea nazionale

Il 13 e 14 settembre a Pisa si terrà l’assemblea nazionale universitaria “Guerra alla Guerra”, due giorni di confronto tra collettivi e realtà studentesche da tutta Italia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roma: attacco sionista al csoa La Strada

Nella notte tra giovedì e venerdì, poco dopo le 4, ignoti hanno lanciato una bomba carta contro l’ingresso del Centro Sociale “La Strada” in via Passino.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’assemblea nazionale “Stop al genocidio. Fermiamo il sionismo con la resistenza” si terrà al cinema Aquila

Alcuni giorni fa il sindaco Gualtieri aveva vietato l’utilizzo di una sala del cinema Aquila di Roma per l’assemblea nazionale convocata dalle organizzazioni palestinesi in Italia. Ora il passo indietro. LA LOTTA PAGA – L’ASSEMBLEA SI TERRÀ AL CINEMA AQUILA IL 14 SETTEMBRE ALLE ORE 10.00 Dopo la conferenza stampa di lunedì 8 settembre davanti […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Campeggio no base 5-6-7 settembre – Comunicato conclusivo

Il campeggio territoriale No Base del 5-6-7 settembre è stato un momento fondamentale nella crescita della lotta del movimento No Base, aprendo nuovi spazi di organizzazione e di lotta, unendo persone e realtà differenti nell’obiettivo comune di fermare la base militare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: “Blocchiamo tutto”. Mobilitazioni diffuse nel paese contro l’austerity di Macron

Intensa giornata di mobilitazione mercoledì 10 settembre in Francia, dietro la parola d’ordine “Bloquons Tout”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

A Gaza il colonialismo occidentale è stato smascherato

Attraverso Israele e l’ideologia del Sionismo, le élite occidentali hanno reinventato il loro orribile Sistema di Controllo Razzista e lo hanno spacciato per una causa “morale”. Ora la partita è finita.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Haiti: Trump invade la nazione haitiana con mercenari di Erik Prince

Erik Prince, fondatore della compagnia di mercenari privata Blackwater e forte alleato politico di Donald Trump, ha firmato un accordo di 10 anni con il governo di Haiti (sotto tutela degli USA) per combattere le bande criminali che lo stesso regime americano ha promosso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’ancora di salvezza degli Stati Uniti maschera la caduta libera dell’economia israeliana

L’Ufficio Centrale di Statistica israeliano ha riferito che l’economia, già in costante stato di contrazione, si è contratta di un ulteriore 3,5% tra aprile e giugno.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Stati Uniti: ambiente e terre pubbliche sotto attacco

La tavolata della ventina di rappresentanti delle Big Oil (le grandi aziende energetiche statunitensi), svoltasi presso la tenuta trumpiana in Florida nell’aprile del 2024, è ormai passata all’incasso

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

E’ uno sporco lavoro / 3: Hiroshima Nagasaki Russian Roulette

Sono ancora una volta delle parole, in parte esplicite e in parte giustificatorie, quelle da cui partire per una riflessione sul presente e sul passato di un modo di produzione e della sua espressione politico-militare.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sono dazi nostri

Non c’è altro modo per definire l’incontro tra Ursula von der Leyen e Trump se non patetico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Georges Ibrahim Abdallah uscirà di prigione il 25 luglio, dopo 41 anni di reclusione

Abbiamo tradotto questo testo apparso su ContreAttaque in seguito alla notizia della decisione di fare uscire dal carcere Georges Ibrahim Abdallah dopo 41 anni di reclusione ingiusta, simbolo della persecuzione e dell’attacco da parte di Stati Uniti e Israele in primis e, di conseguenza della totale complicità di uno Stato europeo come la Francia, nei confronti di un militante anti-imperialista, rivoluzionario marxista libanese.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Zohran alza la temperatura

Una sorpresa dagli Stati Uniti governati da Trump: la vittoria di Zohran Mamdani alle primarie democratiche per la carica di sindaco di New York, che ha da subito scatenato il delirio islamofobo della destra e l’allarme nell’establishment democratico.