In Iran Mohsen Fakhrizadeh, uno degli scienziati del programma nucleare iraniano è stato ucciso a colpi di pistola a nordest di Teheran. Il presidente iraniano, Hassan Rohani accusa esplicitamente Israele di agire come un “mercenario” degli Stati Uniti, avendo assassinato lo scienziato, già da tempo nel mirino del Mossad.
Fonti Usa confermano, al New York Times, la responsabilità israeliana, mentre Teheran, come prima mossa, ha revocato tutte le ispezioni internazionali dei suoi siti nucleari da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).
L’attentato israeliano rischia di fare esplodere il Medio Oriente, già segnato, a inizio 2020, da un altro omicidio, stavotla rivendicato dagli Usa, quello del generale iraniano Qasem Soleimani. A dodici mesi di distanza, un altro omicidio colpisce l’Iran, già alle prese con una difficile situazione interna, tra le sanzioni internazionali che strangolano l’economia del Paese e le frizioni tra le varie componenti e tendenze politiche iraniane, tra conservatori, riformisti e moderati.
Anche per questo l’omicidio israeliano rischia di fare da detonatore, non solo per l’Iran. La mossa di Netanyahu è infatti anche un messaggio al neopresidente Usa Biden, provando a metterlo spalle al muro per evitare possibili aperture dem verso Teheran, dopo gli anni di Trump, che come primo atto internazionale aveva cancellato l’accordo sul nucleare siglato da Obama.
Non a caso, proprio dagli Usa, John Brennan, capo della Cia dal 2013 al 2017, durante il secondo mandato Obama, parla di “atto criminale e incosciente. Rischia di provocare una rappresaglia mortale e una nuova ondata di conflitto nella regione. I leader iraniani attendano il ritorno di una leadership responsabile degli Usa a livello globale e resistere la tentazione di rispondere ai presunti colpevoli”.
L’intervista ad Alberto Negri, autore di numerosi articoli, saggi e volumi sull’Iran, giornalista e oggi editorialista del quotidiano “Il Manifesto”.
Da: Radio Onda D'Urto
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