Riceviamo e pubblichiamo da un compagno presente in loco...
Inizia così la deportazione della popolazione nei campi di confinamento sparsi per le campagne.
220 persone dovrebbero essere trasportate nei campi di Scist, Ritsona e Malakasa, contro la loro volontà. Ma ieri hanno detto chiaramente che nessuno vuole lasciare il campo, nessuno vuole lasciare la città. Qui ci sono le scuole, e ci sono centinaia di bambini nel campo. Qui ci sono gli ospedali, e tutti conoscono le difficoltà che incontrano i richiedenti asilo nell'accedere a qualsiasi struttura sanitaria nei campi di confinamento nell'interno. Qui sonoe relazioni, il lavoro, la possibilità di incontrare altre persone, di uscire dal campo senza essere in aperta campagna, in completo isolamento. Ma l'area è destinata alla realizzazione del nuovo stadio del PAO, e più in generale alla riqualificazione e rigenerazione urbana. Eleonas, un'area post-industriale abbandonata, fatta di edifici fatiscenti, industrie abbandonate, ma che ogni settimana ospita il più grande mercato delle pulci di Atene, e dove ogni domenica possono lavorare migliaia di rom e migranti. Un mercato dove migliaia di persone vendono, comprano, mantengono viva un'economia parallela che tiene viva una città parallela. Un'area destinata a diventare una nuova area commerciale. I rifugiati non fanno parte di questa nuova città, di questa nuova Atene, di questa nuova Europa. Possono venire qui, chiedere asilo, ma trascorreranno i loro lunghi anni ad aspettare asilo lontano dagli occhi dei turisti, dei cittadini, dei media. Solo lo Stato, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, le ONG, possono essere a conoscenza della loro esistenza.
Dalle 6 del mattino siamo qui fuori, solidali, mentre dentro i migranti svegliano i loro compagni, familiari e amici battendo sulle pentole, sui muri. È un invito a combattere. Quegli autobus non devono partire. E alle 7 ci sono. Escono dal cancello, circondati dai carri di chi fa il bidone e raccoglie ogni giorno per strada la merce abbandonata. Donne velate, con i loro bambini tenuti per mano, con i loro bambini in sedia a rotelle. E uomini. Dall'Afghanistan, dall'Iran, dall'Iraq, dal Congo, dal Camerun, in fuga da tutte le guerre del mondo. Sfollati, persone in movimento. Ma nessuno vuole muoversi oggi.
Bakoianis, sindaco di Atene, nipote del primo ministro Mitsotakis. Il ministro dell'immigrazione Mitarakis. Bardinogiannis, titolare della PAO, e oligarca dei media. E l'OIM, sostenendo silenziosamente questo processo di segregazione razziale, sono i principali responsabili di tutto questo. Ma la lotta è appena iniziata.
Potrebbe interessarti
-
Vi avevamo parlato già un anno fa delle mobilitazioni contro la riforma della polizia dentro le università, storicamente fulcro dell’organizzazione antagonista, che
-
Proteste in Michigan per la morte del 26enne Patrick Lyoya, di origine congolesi e padre di due bambine, ucciso da un poliziotto durante
-
Ad un anno esatto dallo sgombero del Presidio Ex Autoporto, martedì 12 aprile, a partire dalle ore 19, ricorderemo ciò che è successo
-
E’ durata meno di 24 ore la nuova occupazione dello stabile di viale Corsica 81 nel quartiere di Rifredi a Firenze. Dopo quasi
-
"Complesso immobiliare ubicato all’interno del Parco della Caffarella, in un’area di pregio storico ed ambientale. L'asset è composto da un edificio principale che